Anche se potrebbe sembrare un argomento poco interessante da trattare (o comunque poco elegante), il letame è fondamentale per l’orto o il giardino e di vitale importanza per tutta l’agricoltura. Infatti, è dal letame che nascono i fior, e non solo i fiori ma anche gli ortaggi e i frutti che mangiamo quotidianamente. Vediamo quindi di approfondire un po’ le caratteristiche di questo fertilizzante così importante.
Il letame, chiamato anche stallatico, è composto dalle deiezioni solide e liquide degli animali da allevamento mescolate alla lettiera. La lettiera costituisce il substrato sul quale gli animali vivono e riposano ed è in genere formata da paglia di frumento, paglia di orzo, stocchi di mais o segatura. Il tutto viene sottoposto ad un periodo di tempo variabile di maturazione.
Nonostante al giorno d’oggi si faccia ampio uso di concimi chimici di sintesi, il letame rimane il fertilizzante organico più utilizzato, in quanto possiede un elevato valore agronomico.
In genere quando si parla di letame senza altra specificazione, si intende il letame bovino che è il più usato in agricoltura. Nella tabella sottostante possiamo vedere la composizione chimica del letame bovino. I valori sono espressi come percentuale in peso.
Tipo di letame | Sostanza secca | Azoto (N) | Fosforo (P2O5) | Potassio (K2O) | Calcio (CaO) | Magnesio (MgO) | Zolfo (SO3) |
Fresco e paglioso | 25 | 0,4 | 0,2 | 0,6 | 0,5 | 0,2 | 0,1 |
Maturo, ben stagionato | 20 | 0,5 | 0,2 | 0,7 | 0,6 | 0,2 | 0,2 |
La composizione dei letame varia infatti in funzione della specie animale che lo produce, della sua età, dei suo stato di salute e dei tipo di alimentazione. In generale si può dire che il letame degli equini e degli ovini è piuttosto asciutto, ricco di elementi nutritivi e capace di sviluppare molto calore durante la fermentazione. Risulta essere perciò ricercato in orto–floricoltura per la formazione di letti caldi. Quello dei suini invece è piuttosto acquoso ed è complessivamente il meno pregiato. Il letame bovino invece possiede caratteristiche intermedie ed è decisamente il più usato tanto che, comunemente, quando si parla di letame si intende proprio questo tipo.
La quantità di letame bovino fresco prodotto annualmente in una stalla di tipo tradizionale è pari a circa 22 volte il peso vivo dei bestiame stabulato, impiegando da 3 a 4 kg di lettiera al giorno per ogni capo adulto. Il processo di “maturazione” inizia nella stalla con una fermentazione ammoniacale che riguarda soprattutto le urine e che può disperdere notevoli quantitativi di NH3-. In una seconda fase inizia anche l’ossidazione della sostanza organica delle feci e della lettiera che comporta quindi anche perdita di sostanza organica. Solo successivamente, quando il materiale è ben ammucchiato in letamaio, umido, e quindi in condizioni di prevalente anaerobiosi, i processi fermentativi si orientano verso l’umificazione e quindi verso la formazione di quei composti organici ai quali si attribuisce gran parte dei pregi di questo fertilizzante. L’agricoltore dovrà quindi, per quanto possibile, contenere i processi iniziali (ad esempio riducendo i tempi di esposizione all’aria levando il materiale dalla stalla 1–2 volte al giorno per portarlo in letamaio) e favorire i secondi. Una tecnica particolare di preparazione dei letame è quella che si attua negli allevamenti con lettiera permanente: il bestiame vive per lunghi periodi (da 20 a 100 giorni) sulle sue deiezioni alle quali si aggiunge periodicamente nuova lettiera. Il continuo calpestamento da parte degli animali e l’inumidimento spontaneo con le urine fanno si che buona parte dei processi di maturazione avvengano, direttamente nelle aree di allevamento, in condizioni sufficientemente propizie; il prodotto così ottenuto si rivela, quindi, talora, non peggiore di quello tradizionale. La letamaia viene svuotata quando il terreno è pronto per ricevere il letame che, ovviamente, possiederà caratteristiche diverse anche in funzione dei grado di “maturazione”.
Un altro importante aspetto che riguarda lo stato di maturazione dei letame è quello relativo alla vitalità dei semi di malerbe in esso contenuti; come già ricordato a suo tempo infatti, il concime fresco, o imperfettamente maturato, può costituire una fonte pericolosa di infestazione.
L’efficacia dell’apporto di stallatico è dovuto in gran parte all’attività dei microrganismi presenti nel terreno, quindi l’efficacia è maggiore nei periodi dell’anno favorevoli a tali microrganismi. Per questo motivo le letamazioni vengono eseguite soprattutto per le colture primaverili come pomodoro, patata, mais, bietola. Le colture autunnali come il frumento, non vengono letamati ma usufruiscono della concimazione fatta alla coltura precedente.
Quando Concimare con il Letame
l letame viene impiegato in dosi variabili, grosso modo, da 20 a 60 t/ha e sparso sul terreno prima dell’aratura dei cosiddetti “rinnovi”. Al fine di contenere al minimo le perdite per ossidazione della sostanza organica e la volatilizzazione di azoto elementare e di ammoniaca, è buona norma limitare al minimo l’esposizione all’aria e far seguire immediatamente l’aratura. La sua azione, di solito, non si esaurisce in un solo anno, ma si protrae anche nell’annata successiva a quella dello spargimento e, talora, sia pure con intensità decrescente, arriva fino al 31e 41 anno. La durata della sua azione tuttavia varia fortemente in funzione, oltre che della dose, anche dei tipo di terreno (nei substrati molto sciolti si esaurisce rapidamente), della profondità di interramento, dell’andamento climatico, del grado di maturazione e dell’epoca di distribuzione (l’interramento eseguito in estate è meno favorevole al prolungarsi dell’effetto fertilizzante di quello eseguito in autunno). Visto che l’efficacia fertilizzante dei letame è in gran parte dovuta alla messa a disposizione degli elementi in esso contenuti ed all’attività dei microrganismi apportati al terreno, le piante che maggiormente ne traggono benefici sono quelle che svolgono il loro ciclo produttivo in periodi favorevoli a tali processi. È questo il motivo per cui le letamazioni vengono eseguite soprattutto alle colture primaverili come mais, bietola, patata, pomodoro, tabacco, ecc. Il frumento invece, ed i cereali autunno-primaverili in genere, non vengono letamati ma usufruiscono solo dell’azione residua dei letame. Da ciò consegue un altro aspetto importante della tecnica di letamazione: la distribuzione sullo stesso appezzamento ogni 2–3–4 anni
l periodo migliore per distribuire il letame è l’autunno (benché in terreni molto sciolti sia preferibile attendere il momento della semina/trapianto per non perdere buona parte dei benefici), dandogli così modo di giungere alla primavera già in grado di mettere a disposizione della coltura parte dei nutrienti in es-so contenuti e di giovare sensibilmente alla struttura del terreno.
Sulle piante perenni è ideale la distribuzione poco prima della messa a dimora, cosa che assicurerà alle piante in accrescimento un ambiente ospitale per le giovani radici e una «banca» di elementi nutritivi a cui attingere negli anni a venire.
Per le colture annuali il letame viene solitamente distribuito ogni 3-5 anni, effettuando la distribuzione prima della semina o del trapianto delle colture che maggiormente se ne possono giovare: mais, fragola, tutte le cucurbitacee (zucchino, cetriolo e melone) e le solanacee (pomodoro, peperone, melanzana, patata).
Quanto Letame Utilizzare per Concimare
Il letame non è mai troppo, ma si devono considerare la rotazione, l’eventuale utilizzo di sovesci, il terreno e le sue caratteristiche, le colture che si vogliono realizzare, il costo.
In linea generale possiamo dare le seguenti indicazioni
–nel caso di messa a dimora di piante da frutto e a seconda del terreno su cui ciò avviene si può arrivare fino a 600 quintali di letame per ettaro
–nei frutteti già in produzione può es-sere buona regola intervenire ogni 4-5 anni con 250-350 quintali per ettaro (si faccia però sempre il conto sommando tutti gli apporti fertilizzanti!)
– nelle colture annuali (per esempio cereali, insalate, solanacee, ecc.), sempre considerando un intervento ogni 3-5 anni nella rotazione, si può arrivare a 350-400 quintali per ettaro di letame.
Allungare gli intervalli tra un apporto e l’altro non consente di aumentarne la dose, perché il sovrappiù andrebbe verosimilmente sprecato.
Come Distribuire il Letame
Il problema del letame è distribuirlo bene, in modo uniforme, in modo che tutta la massa del terreno ne possa beneficiare e non si formino dei «grumi» che rendano problematica la semina e lo sviluppo delle piante. Poiché la sostanza organica apportata con il letame ha bisogno di ossigeno per portare a compimento i processi microbiologici di umificazione ma anche di mineralizzazione, è necessario che il letame (ancor più se fresco) non venga interrato in profondità ma assolutamente negli strati superficiali del suolo, utilizzando magari degli attrezzi leggeri come il rompicrosta o un erpice per facilitarne il mescolamento con lo strato superficiale del terreno.
Allo stesso tempo non è il caso di lasciarlo completamente in superficie perché si ossiderebbe (soprattutto d’estate) e perderemmo tutte le preziose sostanze foriere di humus, oltre che buona parte dell’azoto. L’ideale insomma è interrarlo al massimo a 15 cm di profondità, senza utilizzare attrezzi che rovesciano la zolla, ma attenzione a coprirlo uniformemente con un leggero strato di terra. Nel caso delle piante da frutto ovviamente la profondità di interro deve essere maggiore, ma facendo bene attenzione a che l’ossigeno (l’aria) possa avervi accesso. Ciò si ottiene preparando per tempo i solchi in cui porre il letame che va ricoperto con terra fi ne prima della messa a dimora delle piante; comunque è il caso di non interrare mai il letame ad oltre 35-40 cm di profondità