In questa guida spieghiamo come coltivare il cartamo.
Il cartamo (Carthamus tinctorius) è una pianta a ciclo annuale appartenente alla famiglia delle Asteracee. La coltivazione del cartamo ha un elevato interesse in agricoltura biologica per via della qualità del suo olio, della rusticità della pianta e delle capacità miglioratrici della struttura del terreno per via dell’apparato radicale profondo e fittonante. Risulta essere inoltre resistente alla siccità e alla predazione da parte degli uccelli.
La coltivazione del cartamo ha senso se inserita all’interno di una rotazione per chi pratica l’agricoltura a scopo professionale, in particolare per gli agricoltori biologici dove svolge ottimi funzioni di cover crop, specialmente al Sud Italia. In un orto familiare o in un giardino, può essere coltivato a scopo hobbistico o per la bellezza del fiore.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
Il cartamo è caratterizzato da una radice fittonante che può raggiungere la profondità di 4 metri. Il fusto è eretto con molte ramificazione e può raggiungere un’altezza di 180 cm. Le foglie diventano spinose ad inizio fioritura; i fiori hanno un colore che può andare dal giallo all’arancione – rosso. Il frutto è un achenio.
ESIGENZE AMBIENTALI
Risulta essere una pianta rustica, ma poco resistente al freddo. Per potere germinare richiede una temperatura di almeno 15 °C, per la fioritura e la vegetazione la temperatura ottimale è di circa 25 °C. Per quanto riguarda il terreno, il cartamo si adatta anche ai terreni argillosi, sempre che non presentino ristagni idrici.
COLTIVAZIONE
Vediamo ora i punti fondamentali per la coltivazione di questa interessante pianta.
Preparazione del terreno
La tecnica colturale classica prevede un’aratura che può essere sostituita da una minima lavorazione senza provocare significative perdite di produzione. All’aratura viene effettuata anche la concimazione: sono richiesti 60 – 150 kg/ha di azoto, mentre gli apporti di fosforo e potassio possono essere evitati se il terreno è mediamente dotato.
Semina
Risulta essere considerata una coltura da rinnovo con ciclo primaverile – estivo, ma nelle zone più calde la semina può essere anticipata all’autunno. In questo caso permette di tenere coperto il terreno nei mesi invernali e di proteggerlo dall’erosione, svolgendo appieno le funzioni di cover crop. Al Nord Italia viene generalmente effettuata nei mesi di febbraio – marzo. La semina si effettua a file distanti circa 45 cm; la quantità di seme impiegato deve essere tale da garantire un investimento di 45.000 – 65.000 piante per ettaro.
Cure colturali
La lotta alle infestanti viene effettuata esclusivamente con mezzi meccanici quali sarchiatrici ed erpici. Il cartamo è comunque una coltura molto competitiva nei confronti delle malerbe. Non è necessaria l’irrigazione.
Raccolta e utilizzo
La raccolta viene fatta in piena estate con mietitrebbia con barra da grano. Il cartamo è principalmente una coltura da olio con rese variabili dal 25 al 48%. In genere la produzione si aggira sulle 2 – 2,5 tonnellate di acheni ad ettaro. A maturità la pianta presenta buona parte degli organi epigei essiccati. Il momento ideale per la raccolta e quando i semi hanno un’umidità dell’8 – 10%.
Le varietà esistenti si distinguono a seconda della composizione acidica dell’olio. Possono infatti possedere un elevato contenuto di acido oleico, con percentuali simili all’olio di oliva (67%), o un elevato contenuto di acido linoleico. (71%). Quest’ultimo è indicato per ridurre il tasso di colesterolo nel sangue e in alcuni paesi viene venduto in farmacia. In Italia è ancora poco diffuso.
AVVERSITA’ E DIFESA
La coltivazione del cartamo non è esente da problemi di natura parassitaria. Vediamo brevemente i principali.
La più pericolosa malattia fungina per questa coltura è la ruggine, causata da Puccinia carthami. Tra le altre malattie di origine fungina, ricordiamo la fusariosi (Fusarium oxysporum), l’alternaria (Alternaria carthami) e la verticillosi (Verticillium albo-atrum).
Tra gli insetti, gli attacchi di afidi non provocano danni evidenti e non richiedono interventi specifici. Più pericolosi sono i ditteri Acanthiophylus helianthi (mosca del cartamo) e Chaetorellia carthami. Gli adulti depongono le uova nei fiori ad inizio fioritura e le larve che si sviluppano si nutrono poi degli organi fiorali e degli acheni in accrescimento, determinando perdite di produzione che possono arrivare al 50%.