In questa guida analizziamo brevemente ed in modo semplice le caratteristiche e le proprietà fisiche del terreno. La conoscenza delle proprietà fisiche del terreno non è indispensabile per il giardinaggio o per la coltivazione di un orto familiare, ma la comprensione dei meccanismi alla base della crescita delle piante e dell’agricoltura può comunque essere utile ed interessante.
LA TESSITURA
Con il termine tessitura o granulometria o grana o composizione granulometrica si intende la composizione della parte solida del terreno espressa come percentuale in peso delle particelle elementari che lo compongono. Queste particelle elementari vengono classificate in base al diametro in scheletro, sabbia, limo e argilla. Una delle classificazioni più usate è quella del dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che divide le particelle costituenti il terreno nelle seguenti classi;
-Scheletro: particelle con diametro superiore a 2 mm
-Sabbia: particelle con diametro compreso tra 50 micron e 2 mm
-Limo: particelle con diametro tra 2 e 50 micron
-Argilla: particelle con diametro inferiore a 2 micron
Nei laboratori di analisi chimico agrarie può essere effettuata l’analisi granulometrica, che stabilisce come si distribuiscono percentualmente le particelle del terreno nelle varie classi sopracitate. L’analisi viene fatta eliminando lo scheletro, la cui percentuale viene espressa a parte. Ad esempio potremo avere un terreno con il 13% di argilla, il 70% di sabbia e il 17% di limo.
In base a questi risultati i terreni agrari possono essere classificati in tipologie, avvalendosi del triangolo granulometrico, uno schema che permette di conoscere a quale classe granulometrica il nostro terreno appartiene. Per usarlo è sufficiente conoscere i valori di sabbia, limo e argilla e vedere dove le rispettive righe si incrociano sul nostro triangolo.
Vediamo ora le principali caratteristiche dei terreni in base alla tessitura. Per semplificare i terreni verranno suddivisi in sabbiosi, limosi e argillosi; in realtà come si può vedere dal triangolo granulometrico, la classificazione è più complessa con un gradiente da una tipologia di terreno all’altra (sabbioso – limoso, argilloso – sabbioso).
-Terreni sabbiosi
La sabbia del terreno è generalmente inerte e partecipa solo debolmente alle attività chimiche che si svolgono nel suolo. Generalmente, se la percentuale di sabbia supera il 50 – 60% il terreno viene definito sabbioso o leggero o sciolto.
I terreni sabbiosi sono caratterizzati da porosità molto elevata e scolano via facilmente l’acqua. Sono ben arieggiati e non presentano problemi di ristagno idrico. Sono in genere poveri di elementi nutritivi e di sostanza organica e l’acqua non viene trattenuta; in questi terreni le lavorazioni sono molto facili perché le particelle sono incoerenti tra loro e non si attaccano agli attrezzi da lavoro.
Da un punto di vista agricolo sono terreni facilmente lavorabili ma che vanno incontro a carenze idriche (perché trattengono poco l’acqua) e di elementi nutritivi. Sono indicati per l’orticoltura da reddito, in aziende intensive, con molte colture che si susseguono velocemente e sono molto controllate dal punto di vista nutrizionale ed idrico.
-Terreni limosi
I terreni limosi (con più dell’80% di limo) tendono, in genere, a formare una crosta superficiale e a crepacciarsi. Quando sono secchi formano facilmente polvere e quando sono bagnati diventano fangosi. Sono generalmente poveri di elementi nutritivi e non sono facili da coltivare. Non aderiscono agli attrezzi da lavoro ma sono molto plastici. I ristagni idrici sono frequenti e non sono facili da irrigare. Con buone concimazioni organiche e una gestione molto attenta possono comunque dare buone produzioni.
-Terreni argillosi
I terreni con più del 40% di argilla vengono definiti argillosi o pesanti o colloidali o tenaci. Sono generalmente ben dotati di elementi nutritivi, trattengono bene l’acqua e resistono alla penetrazione degli attrezzi da lavoro. Se umidi presentano zolle plastiche e modellabili; possono crepacciarsi e compattarsi molto duramente se secchi. In Italia i terreni argillosi sono molto diffusi.
In virtù della loro tenacità possono essere difficili da coltivare, in quanto possono diventare impermeabili e poveri di ossigeno, ma con le tecniche adeguate possono dare ottime produzioni ed essere impiegati proficuamente in agricoltura.
-Terreni di medio impasto
I terreni di medio impasto o terreni franchi rappresentano l’ideale in agricoltura. Le tre componenti (sabbia, limo e argilla) sono presenti in rapporti perfetti per la coltivazione e la crescita delle specie agrarie. Questi terreni contengono dal 35 al 55% di sabbia, dal 25 al 45% di limo e dal 10 al 25% di argilla ed una percentuale trascurabile di scheletro (inferiore al 5%).
-Terreni ricchi di scheletro
Come detto in precedenza lo scheletro viene eliminato per effettuare l’analisi che determinare il gruppo di appartenenza del nostro terreno. Se però è abbondante (superiore al 20%) è opportuno tenerlo in considerazione. In genere lo scheletro non apporta un contributo positivo alla fertilità del terreno e se presente in quantità eccessiva può addirittura impedire la coltivazione di un terreno. Esistono operazioni di spietramento che permettono di allontanare parte dello scheletro di un terreno ma in genere questi terreni sono da evitare per l’agricoltura da reddito ma possono essere sfruttati come terreni marginali per specie particolarmente rustiche e poco esigenti.
LA STRUTTURA
Quando osserviamo un terreno vediamo che le particelle che lo compongono possono essere singole, come granelli di sabbia, o legate tra loro a formare zolle. La struttura indica come le particelle di terreno si aggregano tra loro. La struttura non è facile da distinguere a occhio nudo, ma diventa più evidente se il terreno è secco. Le differenze tra le classi strutturali sono spesso sottili e non nette. Vediamo comunque, a titolo informativo, una delle principali classificazioni della struttura di un terreno.
-Struttura a particelle singole
In questi terreni le particelle non si aggregano tra loro e rimangono incoerenti. Tipica dei terreni sabbiosi, può trovarsi anche in terreni ricchi di argilla e poveri di sostanza organica (situazione comunque rara). In quest’ultimo caso le particelle singole tendono a compattarsi e formare uno strato compatto.
-Struttura concrezionata
Risulta essere simile alla compattazione descritta precedentemente ma causata dall’aggregazione di concrezioni di particelle, che formano una crosta superficiale molto dura che impedisce l’emergenza delle piantine.
-Struttura grumosa
Anche chiamata glomerulare è costituita da aggregati detti grumi o glomeruli, porosi e in grado di trattenere bene l’umidità. Questi aggregati non hanno la tendenza a compattarsi tra di loro ed è la struttura tipica dei terreni di medio impasto, ideale per l’agricoltura.
-Struttura granulare
Risulta essere tipica dei terreni argillosi, costituita da aggregati di forma tondeggiante o poliedrica. Molto indicata per l’agricoltura
-Struttura di disgregazione
Risulta essere formata da aggregati di forma poliedrica, prismatica o lamellare che derivano dalla disgregazione di zolle più grandi operata dalle lavorazioni del terreno e dall’azione degli agenti atmosferici.
LA POROSITA’
Per porosità di un terreno si intende la percentuale di terreno non occupata da materiale solido ma da aria o acqua. Risulta essere quindi la percentuale degli spazi vuoti, dei pori tra le particelle di terreno. Si distingue in
-Microporosità: costituita da micropori di diametro inferiore a 25 micrometri, in genere occupati da acqua
-Macroporosità: costituita da macropori di diametro superiore a 25 micrometri, in generi occupati da aria
Idealmente, la porosità di un terreno agrario dovrebbe essere formata per il 50% da micropori e per il 50% da macropori. Una porosità equilibrata infatti garantisce una buona capacità del terreno di trattenere l’acqua e al tempo stesso limita i problemi di ristagno idrico garantendo una buona areazione del suolo e favorendo un ambiente idoneo per le radici delle piante.