In questa guida spieghiamo come coltivare gli agrumi.
Gli agrumi fanno parte della famiglia delle Rutacee sotto famiglia delle Aurantioideae. La sotto famiglia delle Aurantioideae comprende tutte le varie specie di agrumi commerciali, quasi tutti del genere Citrus.
I principali agrumi coltivati rientrano tra questi gruppi:
Aranci – Mandarini – Pompelmi – agrumi acidi ( Limoni – Cedri – Bergamotti – Limette).
Esistono agrumi che non appartengono al genere Citrus bensì al genere Fortunello (Il Kumquat comunemente chiamato mandarino giapponese) e al genere Poncirus di cui fa parte l’Arancio trifogliato, usato principalmente come portinnesto.
Gli agrumi, in funzione della vasta gamma di componenti che li caratterizzano, hanno proprietà curative, dietetiche, cosmetiche; sono ricchi di vitamina C e di zuccheri ed altre vitamine (A,B1,B2,PP ecc.), anche se in minor quantità.
100 g. di succo di arancio o di mandarino contengono circa li 10% di zuccheri, l’1% di Acido citrico e 40 mg di vitamina C ( Acido ascorbico) e quindi sufficiente un bicchiere di succo per coprire il fabbisogno giornaliero.
Caratteristiche Terreno
Le caratteristiche fisiche del terreno sono più importanti delle dotazioni di elementi nutritivi; questi ultimi, se non sono ottimali, con concimazioni adeguate si possono portare a livelli normali, mentre le scadenti caratteristiche del terreno non sono facilmente correggibili in termini economici accettabili.
La tessitura la si conosce solo con un’analisi meccanica del terreno che ci permette di conoscerne la composizione, cioè in quale quantità sono presenti Scheletro, Sabbia, Limo, Argilla.
I terreni migliori sono quelli profondi e uniformi, di medio impasto, dotati cioè di uno scheletro di circa il 5 – 15% per una percentuale di argilla del 15 – 20%, limo 15 – 20% e del 40 – 60%di sabbia. Il pH dovrebbe essere compreso tra il 6,5 e il 7,5 con una sostanza organica del 2%; i livelli di azoto, fosforo, potassio, magnesio e di microelementi, devono essere in quantità tale da soddisfare il fabbisogno annuale.
Terreni con percentuale di argilla superiori al 35% sono da evitare, come quelli con calcare superiore del 30%; anche terreni con sali\ come solfati e cloruri, carbonati e bicarbonati che aumentano la salinità, sono non adatti alla coltivazione degli agrumi,
I terreni sabbiosi, molto impermeabili, sono ottimi, ma abbisognano di frequenti irrigazioni e concimazioni per equilibrare la scarsa disponibilità di elementi nutritivi che si perdono per percolazione; sono questi i terreni, dove le radici hanno un maggiore sviluppo, sia in profondità che in espansione, con conseguente sviluppo della parte aerea e maggior superficie fruttificante, dove si consiglia l’agrumicoltura.
Nei terreni dove prevale la componente argillosa avviene il contrario, cioè in ambiente asfittico perché si compatta, minor chioma, meno frutti, meno succosi ma più durevoli al trasporto.
Un altro aspetto da considerare sono le proprietà biologiche derivanti dalla presenza di lombrichi, batteri utili, micorrizie che danno la capacità al terreno di umificare, mineralizzare e di solubilizzare fosforo e potassio, il frutto potrà essere esaltato con apporto di letame o dal sovescio di leguminose. In conclusione per correggere con ammendanti la natura fisica del terreno, modificare il pH e la salinità, si va incontro a correzioni costose, e spesso di limitata utilità; perciò bisogna rivolgere la nostra attenzione alla natura fisica del terreno piuttosto che alla sua fertilità.
Preparazione del terreno
I lavori preparatori per un agrumeto sono complessi e numerosi, vanno eseguiti con attrezzature speciali e si possono così condensare:
Decespugliamento
Ovvero rimozione completa della vegetazione persistente.
Ritengo superfluo descrivere l’operazione di decespugliamento, è però importante ricordare che va completato portando alla superficie tutte le radici delle piante esistenti che dovranno essere bruciate per evitare possibili infezioni da Armillaria mellea e Phytophthorae.
Scasso
Lo scasso totale dovrebbe essere preceduto da una concimazione fosfo potassica di fondo in base ai risultati dell’analisi del terreno; la questione è però controversa, infatti, qualche agronomo suggerisce di non procedere alla concimazione, per obbligare le radici ad espandersi notevolmente alla ricerca degli elementi nutritivi. Comunque la concimazione si farà qualche mese prime dello scasso, soprattutto quando lo spianamento e il livellamento comporta notevoli movimento di terra; lo scasso deve avere una profondità di 1 – 1,20 m. e non è indispensabile nei terreni sabbiosi.
Erpicatura profonda
Serve per sminuzzare le grosse zolle formatesi dallo scasso totale.
Spietramento
Per frantumare le eventuali rocce affioranti.
Affossatura o drenaggio
Vengono eseguiti con escavatori o aratri talpa, questi ultimi si possono utilizzare anche per installare l’impianto di irrigazione.
Dopo questi lavori si provvederà alla messa a dimora delle piante, che consiste in tre operazioni
Sesto di impianto – Picchettamento – Scavo delle buche
L’epoca d’impianto è marzo – aprile, perché le piante siano messe in condizione di mettere, con la nuova stagione, nuove germogli e radici. Non è consigliata la messa a dimora nel periodo autunno inverno perché in questo periodo non si ha la cicatrizzazione delle ferite con gravi pericoli di marciumi radicali e di esposizioni a geli che ne possono compromettere la ripresa vegetativa.
Le piante saranno accuratamente scelte in vivaio e si dovrà esigere la certificazione dove viene garantita la varietà, il portinnesto e lo stato sanitario.
Le piante, se dovranno sostare qualche giorno prima di essere piantate si collocheranno al riparo dei venti e del sole e si bagneranno accuratamente (pane di terra, tronco e fogliame); Verranno messe a dimora con tutto il pane di terra, adagiandole su uno strato di terra soffice e con il colletto al di sopra di circa 10 cm dal livello della terra dove si farà una conca che verrà riempita con acqua (sino a saturazione), quest’ultima operazione servirà sia ad assestare il terreno che a provvedere all’immediato fabbisogno idrico della pianta.
Subito dopo l’impianto occorre effettuare una potatura di trapianto curando l’impalcatura. Si dovrà proteggere la pianta dai danni da sole con una opportuna imbiancatura del tronco che migliorerà il regime termico della zona sub-corticale e favorirà una maggiore attività del cambio e una migliore efficienza del sistema vascolare.
Recentemente si è diffuso il metodo di ricoprire il tronco con fogli di alluminio o con fogli di plastica bianca avvolti a spirale per evitare la formazione di nuovi rigetti e proteggere il tronco dall’insolazione e dalle escursioni termiche, consentendo così ai vasi legnosi di ben svilupparsi con effetto positivo sulla crescita della pianta.
Clima e Temperatura
Clima
Il clima è la risultante di più elementi quali temperatura, volume di pioggia annuale, umidità atmosferica, vento, durata ed intensità della luce, che, combinati tra loro, possono influenzare, anche in base alle tecniche colturali, il buon andamento della produzione
Temperatura
La temperatura influisce molto sulla maturazione dei frutti e sulla loro colorazione, l’altitudine influisce direttamente sulle variazioni della temperatura, perciò è consigliabile non coltivare gli agrumi in Italia meridionale oltre i 500 metri.
Gli agrumi cominciano a vegetare a temperature intorno ai 11°C – 13°C per cessare a temperature superiore ai 38°C – 40°C. Tra 0°C e 40°C le piante non dovrebbero subire danni.
Si stanno sperimentando con successo (p.e. per arancio Clementine che non sopporta temperature oltre i 32°C) annaffiature termiche o climatizzanti che dosate opportunamente, abbassano la temperatura quando raggiunge livelli critici.
La temperature al di sotto dei zero gradi sono dannose per i limoni, ma molti fattori influiscono sulla resistenza della pianta al freddo ( specie di cultivar, stato sanitario, stato vegetativo, portinnesto ecc), modo di coltivazione (tecniche colturali, tipo di terreno ecc), ubicazione (vicinanza di laghi e fiumi), meteorici (umidità dell’aria, pioggia, vento, neve, intensità della gelata ecc). Esistono poi varietà meno resistenti al gelo come l’arancio (calabrese – tarocco – moro) e alcune ancora più sensibili (pompelmo – limette e limone).
In condizioni ottimali una ricca fioritura avviene con una buona somministrazione di acqua che deve sempre essere data, specialmente in vaso, quando la terra si è asciugata.
Un fattore da non trascurare è l’umidità ambientale che se non supera il 70% consente di ottenere frutti più succosi e di buccia fine; -mentre in percentuali superiori stimola lo sviluppo di malattie parassitarie (funghi, cocciniglie ecc).
Irrigazione
L’irrigazione è di notevole importanza per la crescita dell’apparato radicale, della chioma e della produzione, e il periodo estivo coincide con il fabbisogno d’acqua.
Particolare importanza assume la disponibilità idrica tra fioritura ed allegagione, in questo periodo l’umidità del terreno deve essere del 65% circa della capacità idrica massima (capacità di campo).
Le piante di agrumi non sopportano bene squilibri idrici, eccessiva umidità e alte e basse temperature: le carenze idriche portano a eccessiva cascola, notevole spessore della buccia, minore succosità, spaccatura autunnale ecc.
I sistemi di irrigazione sono diversi ma ne citerò due soltanto che mi sembrano i più pratici.
Sommersione a conche
Questo metodo è forse il più antico, ma tuttora ancora in uso. Si scavano intorno alla pianta delle conche rotonde o quadrate con degli arginelli intorno alti 20 – 30 cm, per mezzo di canali si fa giungere l’acqua alle conche; per evitare che l’acqua a contatto del tronco crei marciumi al colletto è consigliabile fare degli argini a 20 cm intorno al tronco (doppia conca)
Irrigazione a goccia
L’irrigazione a goccia permette la realizzazione di alcuni vantaggi:
Eliminazione degli sprechi, riduzione dell’oscillazione di umidità del terreno, mantenimento della struttura senza problemi di aerazione. Le sostanze nutritive non vengono dilavate, sono ridotte le perdite per evaporazione (essendo la superficie bagnata minima); possibilità di dosare con precisione i concimi. Gli impianti a goccia consistono generalmente in una pompa a cui è collegato un tubo principale da cui si ripartiranno le diramazioni che possono essere adagiate al piede della pianta o sospese; ai vantaggi del sistema si contrappone al fatto di dover pulire i fori erogatori con speciali filtri.
Portinnesti
L’impiego del portinnesto è dettato da diverse esigenze, infatti gli agrumi da seme, anche se si formano piante identiche alla pianta madre, mantengono caratteristiche giovanili per molti anni, come eccessivo vigore, presenza di spine e scarsa produttività. Il portinnesto perciò e di importanza fondamentale nella vita della pianta e va scelto con attenzione, perché una pratica colturale sbagliata può essere corretta, mentre l’innesto non si può cambiare. Il portinnesto deve avere certe caratteristiche e qualità tra cui: buona compatibilità con la cultivar che si vuole innestare, resistenza alle malattie quali le Phytophthorae e Nematodi, tolleranza o resistenza ai virus della Tristeza, Xiloporosi, Psorosi o viroide dell’Exocortite, adattamento al tipo di terreno e condizione climatiche, effetto di crescita sulla pianta e di regolatore di produzione di frutti con buone caratteristiche.
Comportamento di alcuni portinnesto nei riguardi delle malattie
-Arancio amaro (Citrus aurantium L.)
Ama terreni sciolti, sabbiosi-limosi e moderatamente argillosi; è suscettibile a Tristeza – Cristocortite, sensibile ai Nematodi, resistente alla Phytophthorae e suscettibile al Mal secco.
Qualità del frutto ottima, pezzatura piccola, resistente ai geli, tollera una modesta presenza di sali ed un pH elevato, incompatibilità con il limone monachello.
-Limone Volkameriano (Limone volkameriana Ten e Pasa)
Richiede terreni sciolti o sabbiosi sopportando acque con una modesta salinità; Suscettibile ai Nematodi, ai virus della Xiloporosi, Psorosi woody gall e Cristacortite, Tollerante alla Tristeza e alla Exocortite, mediamente alle Phytophthorae e al Mal secco.
Frutti con pezzatura elevata con abbondante produzione ma di scadente qualità, resistenza al gelo adatto a tutte le varietà.
-Alemow (Citrus macrophylla wester)
Adatto a tutti i tipi di terreno, sopporta una moderata salinità.
Resistente alla Phytophthora, sensibile al mal secco, suscettibile alla Tristeza. Produzione precoce ed abbondante, il frutto ingrossa precocemente ma con qualità scadente, sensibile al gelo, è usato principalmente per il limone e il Clementine.
-Arancio trifogliato ( Poncirus trifogliata)
Adatto ai terreni di medio impasto con un tenore di calcio attivo non oltre il 4%, l’acqua deve essere di buona qualità. Resistente ai nematodi e alle Phytophthorae e tollerante alla Tristeza e alla Xiloporosi Cachessia, una certa resistenza al Mal secco.
Sviluppo arboreo standard ha una produzione elevata, qualità del frutto eccellente, pezzatura elevata, colorazione intensa, sensibilità ai sali, al calcare, resistenza alle gelate; usato sopratutto per mandarini, aranci e Kumquat.
-Citrange troyer (Citrus sinensis x Poncirus trifogliato)
Adatto a una grande varietà di terreni anche con alto tenore di calcare attivo, esige acqua di buona qualità. Resistente alla Phytophthorae e al Mal secco, tollera la Tristeza , ed è mediamente resistente ai nematodi. Produzione abbondante con frutti di pezzatura grossa e di ottima qualità. Scarsamente resistente alla salinità, tollera gelate moderate; usato per aranci, pompelmi, mandarini e limoni.
Concimazione
Gli agrumi, come tutte la piante, esigono una adeguata concimazione tale da integrare le carenze che si possono verificare per effetto delle esportazioni e del dilavamento del terreno.
Gli elementi di cui abbisognano sono macro (N-P-K) meso (Ca-Mg-S) e microelementi (Fe-Zn-Bo-Cu-Mn-Mo). Per sapere come dobbiamo intervenire con le concimazioni, dobbiamo innanzi tutto conoscere la quantità di elementi solubili e assimilabili presenti nel terreno, perciò si rende utile un’analisi chimica del terreno. La conoscenza di altri fattori, come l’età, la specie, la cultivar, lo stato sanitario, l’ubicazione dell’agrumeto, sono indispensabili per una corretta concimazione; ne consegue che un intervento errato, se da un lato risolve una carenza, dall’altro potrebbe provocarne un’altra perché gli elementi nutritivi interagiscono tra loro con fenomeni di antagonismo o di sinergismo.
Illustrerò alcuni dei fenomeni di carenza o eccesso più comuni:
Azoto (N)
Importantissimo nel metabolismo della pianta, è l’elemento più necessario nell’epoca della fioritura e dell’allegagione. La deficienza crea un ingiallimento delle foglie, riducendo l’attività fotosintetica, un maggior assorbimento di Fosforo (P) e Potassio (K) e minor assorbimento di Magnesio (Mg) e determina clorosi e nanismo, scarsa produzione, un aumento di vegetazione autunnale con ritardo della maturazione dei frutti.
L’azoto è di più veloce assimilazione nella forma nitrata, minore in quella ammoniacale e lenta in quella ureica, va somministrato alla fine dell’inverno-inizio primavera
Un ettaro di aranceto per produrre 350 q. di frutti asporta ogni anno circa 60 kg di azoto.
Fosforo (P)
Partecipa alla formazione delle nucleoproteine, degli enzimi, delle lecitine ed ha una grande importanza nei processi respiratori. In fosforo deficienza i frutti hanno un elevato contenuto di vitamina C ed in acidità, cadono prima della raccolta, sono più grossi e poco succosi. Le foglie diventano di colore bronzeo con macchie brune nei casi più gravi, e presto cadono.
Azoto, fosforo e potassio sono più elevati nelle foglie, mentre il calcio è più basso.
In eccesso di fosforo vi è deficienza di rame e zinco.
Potassio (K)
Influisce sull’azione fotosintetica e conferisce alla pianta una maggiore resistenza al freddo e alle malattie; in carenza le foglie si arrotolano assumendo una colorazione bronzea e giallastra. Ad una carenza di potassio si può ovviare con irrorazioni primaverili di nitrato di potassio (4 kg/hl).
La concimazione potassica va eseguita in inverno vedendone i risultati durante l’anno. Calcio e magnesio in elevata quantità riducono l’assimilazione del potassio.
Calcio (Ca)
Influenza la qualità dei frutti ed è essenziale per la crescita delle piante e la formazione delle radici, regola la permeabilità dei tessuti e l’assorbimento dell’azoto.
La sua carenza influisce negativamente sulle radici, intristisce la pianta, le foglie sono più piccole, clorotiche all’apice e sui bordi, la fruttificazione è scarsa, con frutti piccoli e si possono avere delle defogliazioni. La carenza è determinata da un apporto eccessivo di azoto ammoniacale, stress idrico, elevate concentrazioni saline.
L’eccesso, provoca clorosi ferrica perché rende insolubile il ferro (Fe), inibisce l’assorbimento del potassio.
Ferro (Fe)
La carenza di ferro è legata ad un eccesso di carbonato di calcio nel terreno (una concentrazione del 30% è sufficiente per determinare clorosi), il quale, eleva il pH ad alcalino o sub-alcalino inibendo così l’insolubilizzazione del ferro.
La clorosi ferrica si presenta di difficile soluzione, in quanto il letame e il solfato di ferro non danno buoni risultati, specie il secondo che a elevati pH non è solubile. Bisogna perciò usare con successo il sequestrene (chelati di ferro FE-EDDHA) in una dose di circa 250-300 g per pianta; ad un costo elevato si contrappone però l’efficacia del prodotto che va somministrato interrandolo sotto chioma. Le annaffiature dovranno essere dosate con cautela perché il sequestrene è molto solubile e soggetto a perdite per dilavamento.
In gravi carenze la sintomatologia si può presentare su tutta la chioma con defogliazione di rametti, formazione di seccume sino alla morte della pianta.
Per mantenere la carenza ad una soglia accettabile si dovranno eseguire letamazioni che favoriscono la rigenerazione delle giovani radichette e usare concimi a reazione acida e comunque privi di calcio.
I metodi di concimazione sono svariati e tutti offrono aspetti positivi, ma alcuni hanno anche aspetti negativi che praticamente ne impediscono l’applicazione in agricoltura.
Concludendo è difficile dare delle ricette per la concimazioni degli agrumi, perché per determinare le esigenze nutritive delle piante in funzione della cultivar, e per mettere a punto un piano di concimazione, ci vogliono: analisi del terreno, analisi fogliare, verifica dello stato vegetativo e sanitario di ogni pianta.
Comunque si può consigliare a grandi linee che per i primi 7/8 anni occorre privilegiare una concimazione di prevalenza azotata rispetto a fosforo e potassio che vanno somministrati in base alle reali esigenze.
Potatura
Potatura di trapianto
All’atto della messa a dimora si deve intervenire sulla chioma e sulle radici, eliminando le parti rotte o danneggiate, equilibrando così la parte aerea con quella radicale.
Potatura di formazione
Si cerca di fare acquistare alla pianta una forma tra vaso e globo su quattro o cinque branche ben sviluppate a circa un metro da terra, con ramificazione rade al centro per fare in modo di avere una buona aerazione ed illuminazione della chioma.
In questa fase sarà opportuno limitarsi nelle potature, come per esempio delle arance Nucellari ( tarocco nucellare, moro nucellare ecc) dove è indispensabile non effettuare potature prima di sette/otto anni, quando cioè la pianta ha raggiunto un certo livello di produzione; è quindi opportuno ridurre al minimo indispensabile la potatura; le potature che si svolgono in primavera e in autunno (eliminazione dei succhioni) possono squilibrare notevolmente le piante a danno della loro produttività e vitalità; va altresì detto che i vigorosi rami che si sviluppano in autunno non vanno eliminati perché se la pianta è lavorata e concimata, riescono a partiredal secondo anno a entrare in produzione.
Vanno eliminati solo i polloni che sono inseriti nella parte bassa delle branche principali.
Potature di piante colpite dal freddo
Quando una pianta è rovinata dal gelo o da grandine, è un grave errore intervenire subito, i mesi di maggio-giugno sono l’ideale per intervenire sui rami irrimediabilmente rovinati tagliando al punto giusto.
Si provvederà poi con una concimazione fogliare a base azotata per assecondare la ripresa vegetativa.
Potatura meccanica
La potatura meccanica economicamente onerosa si esegue con un certo successo se si verificano determinate condizioni nella coltivazione; cioè le concimazioni, l’irrigazione, il controllo delle infestanti e la difesa fitosanitaria devono essere condotte in modo tale da avere il massimo della produttiva e vegetativa.
Per consentire ai mezzi meccanici il transito, è necessario lasciare tra i filari uno spazio di circa due metri.
Con apparecchiature appropriate si eseguono dei tagli orizzontali sulla parte apicale della chioma ( Topping) e tagli sulle parti laterali (Hedging).
Parassiti
Acaro delle meraviglie (Eriophyes sheldoni)
L’acaro delle meraviglie sverna all’interno delle gemme, in qualsiasi stadio di sviluppo.
Compie diverse generazioni. in un susseguirsi continuo durante tutto l’anno, con un rallentamento durante la stagione invernale. In primavera danneggia tutte le parti verdi della pianta, prima i fiori, poi i frutti causando delle vistose deformazioni.
La difesa si attua intervenendo in inverno con olio bianco oppure alla ripresa vegetativa con Dicofol addizionato con Tetradifon. Nelle coltivazioni di verdelliferi, si interviene a fine luglio, dopo la forzatura, con olio bianco in miscela con Dicofol o Dicofol + Tetradifon.
Cocciniglia farinosa (Planococcus citri)
Questo fitofago è uno dei più dannosi perché attacca tutte le specie coltivate, ed in particolar modo i frutti. Il fitofago sviluppa abbondante secrezione cerosa che ricopre abbondantemente il frutto. L’attacco si manifesta a fine estate sui frutti in via di ingrossamento; lesioni, ingiallimenti precoci e sviluppo di fumaggine deprezzano i frutti.
Il fitofago compie 3 – 4 generazioni l’anno ed è più attivo nel periodo estivo, sverna come neanide di seconda età annidata nei punti più riparati della corteccia ed in alcuni casi interrata nei pressi del colletto; la femmina fecondata ( alle volte per partenogenesi), depone 60 – 100 con un massimo di 600 uova e le neanidi nascono dopo pochissimo tempo e colonizzano nuove parti vegetative.
Come lotta si deve intervenire nei mesi estivi con olio bianco attivato con Fenitrothion o Diazinon . La soglia di intervento si deve calcolare nel 5% dei frutti colpiti.
In lotta biologica si usano oli minerali «narrow range».
Cocciniglia grigia (Parlatoria pergandei)
Attacca gli agrumi e sopratutto l’arancio, il mandarino e clementine e non disdegna le piante ornamentali; infesta foglie, rami e frutti sui quali appaiono macchie decolorate in corrispondenza dei punti di insediamento delle cocciniglie.
Sulle foglie appaiono decolorazioni puntiformi e sui rametti delle incrostazioni.
Supera l’inverno come femmina matura fecondata, ed inizia a deporre gia in pieno inverno proseguendo sino a marzo deponendo circa 20 – 30 uova.
Come difesa, si interviene nei mesi estivi quando nascono le giovani neanidi o nei mesi invernali con olio bianco attivato con Parathion, Metilparathion, Quinalfos.
In lotta biologica vale il consiglio per la cocciniglia farinosa.
Cocciniglia bassa degli agrumi ( Coccus hesperidum)
La cocciniglia infesta i Citrus ma per la sua alta polifagia attacca anche piante ornamentali di quasi tutti i generi. Infesta foglie e rametti, causando anche filloptosi , produce abbondante melata che richiama le formiche; sulla melata si instaura la fumaggine.
La difesa si attua intervenendo contro le neanidi impiegando olio bianco attivato con Fenitrothion, Chlorpyrifos, Chlorpyrifos-metile.
Iceria degli agrumi (Icerya purchasi)
Le femmine, ermafrodite, depongono le uova (di colore rosso aranciato) in un ovisacco bianco, dopo circa 15 – 20 giorni nascono scalarmente delle larve che si fissano nella pagina inferiore delle foglie, vicino alla nervatura centrale; in seguito attaccano anche i rami. In forte infestazione si hanno deperimenti e disseccamenti fogliari sino ad arrivare, nei casi più gravi, alla morte della pianta; la vegetazione viene ricoperta da una melata abbondante sulla quale si instaura la fumaggine.
Compiono 4 generazioni l’anno arrivando al riposo invernale in qualsiasi stadio di sviluppo.
La difesa si attua biologicamente con l’impiego del suo nemico naturale Rodolia cardinalis, oppure , limitatamente ai mesi di novembre-febbraio, quando gli adulti di R. cardinalis sono riparati nei punti di svernamento, con olio bianco attivato con fosforganici o di oli minerali «narrow range».
Afide verde degli agrumi (Aphis citricola=Spiraecola)
Il fitofago attacca generalmente l’arancio, il mandarino e il clementine, raramente il limone; non disdegna altre ornamentali (viburno, edera, pitosporo, vite, bignonia ecc).
Per gli agrumi è considerato l’afide più pericoloso ed inoltre è vettore del virus della tristeza. Sverna allo stadio di uovo su Spirea (ospite primario) e migra poi sugli agrumi (ospite secondario). Su quest’ultimo compie totalmente il suo ciclo biologico.
Per la difesa, si possono usare saponi , oppure con trattamenti primaverili, con aficidi a base di Imidacloprid
Afide bruno (toxoptera aurantii)
Risulta essere specie polifaga e pur attaccando tutti gli agrumi risulta particolarmente dannosa al limone. Sono afidi neri o bruni, e si riproducono molte volte l’anno (più di 30 generazioni partenogenetiche l’anno con 50 – 70 neanidi prodotte); colpiscono sopratutto gli agrumi attaccando i giovani germogli, foglioline e boccioli da fiore causando i tipici accartocciamenti e sviluppando notevole melata; la sua azione è limitata nello sviluppo dalle alte temperature estive e da quelle fredde invernali, ed è controllata abbastanza bene da diversi imenotteri afidiidi parassitoidi.
Controllare l’afide con Pirimicarb (agire con cautela per la fitotossicità del prodotto verso i giovani germogli) quando la soglia di intervento supera il 25% dei getti infestati.
Minatrice serpentina degli agrumi
( Phillocnistis citrella)
L’insetto vive su tutti gli agrumi, non disdegnando piante appartenenti ad altre famiglie come leguminose, lorantacee, oleacee, ecc.; le larve di colore giallognolo e lunghe circa 3 mm. quando sono mature, danneggiano le foglie scavando mine (gallerie) sotto l’epidermide, di colore argentato, lunghe 5 – 10 cm. il percorso è contraddistinto da una linea di colore scuro costituita dagli escrementi.
Le foglie, per la presenza delle mine, si deformano, con il lembo arrotolato verso il basso, seccandosi quando il numero delle mine è elevato; normalmente la minatrice è maggiormente attiva nel periodo giugno – settembre data la presenza contemporanea di ottime condizioni climatiche e di giovani germogli.
Gli adulti sono attivi nelle ore notturne, le femmine depongono le uova sia sulla pagina superiore che su quella inferiore della foglia, in prossimità della nervatura; le larve nascono dopo 2 – 10 giorni e subito iniziano a scavare mine. Il lepidottero compie diverse generazioni l’anno (da 2 a 13 a seconda delle condizioni climatiche).
Esistono diversi tipi di antagonisti di questo fitofago ed alcuni sono presenti anche in Italia; per questo motivo sono da sconsigliare interventi chimici indiscriminati che finirebbero per ostacolare l’attività dei parassitoidi che possono contrastare efficacemente la minatrice.
Comunque, in mancanza di predatori, si consiglia un controllo con l’ausilio di reti anti insetti o con tessuto non tessuto, collocati su sostegni per singole piante, in grado di tenere lontani gli adulti della minatrice; questi interventi riusciranno così a ridurre notevolmente l’uso dei prodotti chimici.
Come prodotto chimico consiglio l’Imidacloprid che ha mostrato una persistenza molto elevata ed una velocità di azione notevole; di contro , nell’uso di questo principio attiva, si è notato un aumento di acari tetranichidi, ma dosando il prodotto a dosi più basse questo inconveniente dovrebbe sparire.
Altri principi attivi usati per la lotta contro la minatrice sono il Flufenoxuron – Tebufenozide – Aldicard e Olio di neem, mentre il trattamento con Bacillus thuringiensis si è rilevato inefficace.
Un nuovo insetticida naturale (OIKOS) ha dato buoni risultati, si tratta di un preparato a base di Azadiractina ricavata da Azadiractha indica comunemente chiamato albero di Neem originario del nord-est dell’India.
Risulta essere un chitino-inibitore (IGR), repellente e fagodeterrente, riduce la fecondità delle femmine ed agisce prevalentemente per ingestione e contatto; la sua azione è spiccatamente sistemica, sia per via radicale che per via fogliare ed ha un tempo di carenza ridottissimo.
Il controllo sulla minatrice serpentina (Phyllocnistis citrella) in vivaio è stato effettuato con pennellature al tronco (pratica più efficace) e irrorazioni fogliari; i risultati sono stati ottimi e paragonabili ai prodotti di sintesi.