In questa guida spieghiamo come coltivare il farro.
Il farro (Triticum turgidum ssp. dicoccon) è una pianta appartenente alla famiglia delle graminacee. Questo cereale rustico e resistente alle malattie non è molto coltivato, ma è di grande interesse per l’agricoltura biologica.
La coltivazione del farro è generalmente indicata per gli ambienti centro – meridionali, ma può essere coltivato con successo anche al Nord. In regime di agricoltura biologica, il farro apporta alcuni importanti benefici
-Ampliamento della rotazione colturale
-Tecnica colturale molto semplice
-Pianta con elevata resistenza alle infestanti e benefica per la coltura che segue
-Possibilità di aumentare il reddito
Le caratteristiche che lo rendono particolarmente idoneo agli ambienti marginali e ai terreni poveri possono essere così riassunte
-Elevato accestimento (capacità di formare nuovi culmi dalla base del culmo principale), che consente di recuperare eventuali fallanze dovute alle basse temperature invernali
-Ciclo di sviluppo tardivo, adatto quindi agli ambienti collinari e montani nei quali le fasi finali della coltura si svolgono nel periodo estivo con temperature miti e buona piovosità
-Cariosside vestita che conferisce maggior resistenza ai parassiti e alle malattie
-Taglia elevata che viene contenuta nei terreni poveri, limitando quindi il problema dell’allettamento
ESIGENZE AMBIENTALI
Il farro è una coltura molto rustica e si adatta bene a diversi tipi di terreno senza che si riscontrino differenze significative nella produzione. E’ un cereale a ciclo autunno – vernino, quindi sopporta bene il freddo invernale.
COLTIVAZIONE
Inserimento nella rotazione aziendale
La posizione ideale del farro nella rotazione è in sostituzione del frumento, quindi dopo una coltura da rinnovo (mais, patata, girasole o pomodoro) o miglioratrice (leguminose). La successione di gran lunga più indicata è dopo il girasole, in quanto risente poco delle rinascite di semi di girasole caduti a terra precedentemente, data la sua elevata competitività nei confronti delle infestanti.
Preparazione del terreno
Data la rusticità del farro, l’aratura tradizionale può essere sostituita efficacemente dalla minima lavorazione senza che la pianta ne risenta. Ci si può quindi limitare ad una ripuntatura, un’erpicatura e semina.
Semina
Il periodo ottimale per la semina è identico a quello del grano tenero, quindi fine ottobre. Semine effettuate a metà dicembre danno comunque ottimi risultati. La densità di semina consigliata è di 200 – 300 semi per metro quadrato, corrispondente a 150 – 180 kg di semente per ettaro. Nel caso del farro va usato seme vestito, ovvero seme ancora avvolto dalle glume, foglie modificate che ricoprono il seme delle graminacee. Questo può provocare difficoltà di semina in alcuni modelli di seminatrice che non consentono una distribuzione uniforme di tale prodotto. E’ perciò importante controllare il buon funzionamento delle attrezzature per evitare fallanze di semina con predite di produzione.
Cure colturali
La lotta alle infestanti non richiede, di norma, nessun intervento in quanto il farro è molto competitivo e non presenta problemi di inerbimento, neanche nelle annate nelle quali le condizioni meteorologiche favoriscono la presenza di infestanti. Anche la difesa da insetti e malattie fungine non è problematica, in quanto non sono quasi mai richiesti interventi di lotta.
Nei mesi di gennaio – febbraio può essere effettuata una strigliatura per favorire la crescita e la vigoria della pianta.
Non richiede irrigazione.
Concimazione
Di solito non si effettua alcuna concimazione presemina né in copertura. La concimazione azotata può predisporre il farro all’allettamento, fenomeno per il quale la pianta si piega sul fusto, arrivando a coricarsi sul terreno. Se si dovessero osservare ingiallimenti fogliari nel mese di febbraio (mese durante il quale il farro si trova nella fase di accestimento), può essere fatta una concimazione azotata, avendo cura però di non superare i 50 kg di azoto per ettaro. Solo nel caso di terreni molto poveri può essere fatta una concimazione durante le lavorazioni di preparazione del terreno con fosforo ( 60 – 80 kg per ettaro).
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
Il periodo di raccolta è di poco posteriore a quello del frumento tenero, quindi verso metà luglio. Si utilizzano normali mietitrebbiatrici opportunamente regolate. La granella viene raccolta vestita; in seguito può essere sottoposta a decorticatura. La resa in granella vestita si aggira sulle 2 – 3 tonnellate per ettaro. Dall’operazione di decorticatura si ottengono le cariossidi che possono essere sottoposte ad un processo di perlatura, operazione che consiste nell’eliminare lo strato di tegumento più esterno del chicco, in modo da renderlo più digeribile e di facile cottura.
La conservazione della granella vestita non presenta particolari problemi, basta seguire le accortezze comuni per gli altri cereali, in particolare limitare l’umidità del locale di conservazione. La granella decorticata è più sensibile agli attacchi di insetti (in particolare tignole) e richiede un controllo più attento e costante dei magazzini.
AVVERSITA’ E DIFESA
Come già detto in precedenza il farro non presenta particolari problemi relativi alla difesa. Recupera bene anche da eventuali grandinate; l’unico problema, data la sensibilità all’allettamento, può verificarsi in zone particolarmente ventose. Per limitare la sensibilità all’allettamento è bene non eccedere con le concimazioni azotate.