In questa guida spieghiamo come coltivare il pistacchio nell’orto.
Il pistacchio (Pistacia vera) è una pianta appartenente alla famiglia delle Anacardiacee. Risulta essere originario degli altipiani freddi e siccitosi dell’Iran dove cresce anche a 3000 metri di altezza. I frutti possono essere consumati freschi o tostati, oppure impiegati in pasticceria, in gelateria e in salumeria (per la produzione di mortadelle).
La coltivazione del pistacchio non presenta particolari difficoltà, ma richiede un po’ di pazienza in quanto entra in piena produzione solo molti anni dopo l’impianto. Per una produzione a scopo di reddito servono grandi estensioni e capitali da investire, ma a scopo hobbistico il pìstacchio può essere coltivato anche in un orto familiare o in un giardino.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
Il pistacchio è un albero di notevoli dimensioni, molto longevo e impiega 15 anni dall’impianto prima di entrare in piena produzione (anche se i primi frutti si possono raccogliere già dopo 5 – 6 anni). E’ una pianta dioica: significa che esistono piante maschili e piante femminili. Sono le piante femminili a portare frutto, ma è necessaria la presenza di almeno 1 pianta maschile ogni 5 – 6 piante femminili, per consentire l’impollinazione dei fiori e la formazione dei frutti. Fiorisce ad aprile – maggio e fruttifica da fine agosto ad inizio ottobre.
ESIGENZE AMBIENTALI
Il pistacchio resiste bene alla siccità, al freddo e agli sbalzi di temperatura. Non ha particolari esigenze idriche, quindi non è necessaria l’irrigazione. Solo al primo anno di impianto può essere necessario irrigare saltuariamente le piantine. Si adatta bene a tutti i tipi di terreno anche se poveri e sassosi. I terreni ideali sono però quelli argillosi, dove si avranno le migliori produzioni.
COLTIVAZIONE
Preparazione del terreno
Per le coltivazioni a livello professionale vengono effettuate specifiche lavorazioni profonde, ma per un impianto familiare è sufficiente scavare alcune buche, profonde 40 – 50 centimetri, nelle quali verrano trapiantate le piantine. Sul fondo della buca si può mettere del letame maturo. Essendo una pianta molto rustica non sono necessarie lavorazioni particolari.
Impianto
Le piantine acquistate dai vivai per l’impianto sono già innestate su altre specie di pistacchio che non portano frutti ma vengono usate solo come portainnesto in quanto migliorano le caratteristiche produttive. Nella preparazione delle buche per l’impianto tenete presente che tra una pianta e l’altra ci dovranno essere 6 – 7 metri, per permettere lo sviluppo, che può essere notevole. Ogni 5 – 6 piante femminili dovrà essere presente una pianta maschile.
Cure colturali
In una coltivazione familiare la potatura si limita all’asportazione dei rami secchi o malati e dei polloni (rami che si sviluppano alla base della pianta e che vanno tagliati). La concimazione non è necessaria, e non sono richiesti trattamenti antiparassitari. Dato che sopporta bene la siccità non ha bisogno neanche di irrigazione.
I pistacchi entrano in produzione al quarto anno dall’impianto, ma con una resa limitata. Le produzioni aumentano a partire dal settimo – ottavo anno, ma bisogna attendere il quindicesimo anno prima che entri in piena produzione. A questo punto da un ettaro si avranno rese di 6 – 8 quintali di pistacchi.
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
La raccolta avviene con facilità. I pistacchi cadono a terra a seguito della minima vibrazione, quindi basta scuotere i rami per poter raccogliere i frutti caduti. Il periodo di raccolta inizia a fine agosto quando il mallo (contenente il pistacchio) assume una colorazione rosso vinaccia ed inizia ad aprirsi.
Dopo la raccolta i frutti devono essere liberati dalle foglie e dal mallo che ne avvolge il guscio e lasciati asciugare al sole per evitare che si sviluppino muffe.
AVVERSITA’ E DIFESA
Il pistacchio non teme particolari avversità. Possono rappresentare un problema solo le gelate tardive e i venti molto forti. Occasionalmente può essere colpito dai funghi fogliari septoria (Septoria pistacie) e alternaria (Alternria alternata). Tra gli insetti ricordiamo il coleottero foragemme (Chaetoptelius vestitus). Raramente però queste avversità possono rappresentare un problema.