Riflettendo sulle possibili origini del giardinaggio in vaso, mi sono chiesta spesso quale tipo di persona possa aver avuto per prima l’idea di coltivare piante in un contenitore e perché lo abbia fatto. Ho immaginato diverse situazioni, partendo dai tempi più remoti.
Per esempio, la preistoria: se fossi stata una donna, sapiens e anche un po’ buongustaia, appartenente ad una tribù nomade di qualche sperduta landa del Medio Oriente, in occasione di una sosta particolarmente lunga non avrei potuto fare a meno di affezionarmi a qualche elemento della flora locale, magari solo per insaporire l’arrosto, e di certo, spostandomi più a nord per seguire il mio irrequieto sposo, avrei cercato il modo per portare con me quella primordiale aromatica.
Prova e riprova, sarei riuscita nell’intento: magari avrei scolpito nella pietra un vaso neolitico o modellato un contenitore cretaceo (a quei tempi avrei badato più all’utilità pratica che non all’estetica). L’avrei trovata davvero un’ottima idea e un giorno, per sbizzarrirmi, mi sarei portata appresso anche quel cespuglietto spinoso con i fiori profumati, trovato per caso sulla collina.
Da lì a qualche tempo avrei fatto ancora di meglio, se solo fossi stata la bellissima moglie di uno importante come Nabuccodonosor. Per compiacermi e farmi sentir meno la nostalgia di casa, lui – indubbiamente più romantico del primitivo cacciatore nomade – m’avrebbe fatto costruire financo i giardini di Babilonia, dove di piante in vaso ne avrei potute sistemare un bel po’.
Altrettanta inventiva l’avrei avuta se fossi stata una nobildonna romana, dopo un viaggio di svago, in quel di Leptis Magna, avrei deciso di portare a casa come souvenir uno sconosciuto palmizio (cui il famoso Lilius Apulus avrebbe poi assegnato un esotico, impronunciabile nome).
Avrei chiamato uno degli artigiani più bravi e gli avrei commissionato un bellissimo cratere dipinto, da piazzare con il palmizio nel mio giardino di Pompei, insistendo perché le decorazioni fossero realizzate usando colori molto resistenti al calore. “Quando lo ritroveranno, fra qualche centinaio d’anni, dovrà fare ancora la sua figura” avrei pensato archeologicamente vanesia.
E nel medioevo chissà, prima di esser bruciata sul rogo come strega avrei raccomandato a una vecchia comare di nascondere ben bene nella conca di rame la melissa e la menta piperita, per le nevralgie e l’alito cattivo. Che guarda i guai in cui una può cacciarsi solo perché cerca di aiutare il prossimo coi denti cariati…
In poche parole, dopo tante riflessioni non sono riuscita ad immaginare una sola epoca della storia in cui la pratica di coltivare vegetali in un qualsiasi recipiente non potesse offrire qualche vantaggio, e non solo dal punto di vista pratico: perché una cosa bella è bella in ogni tempo.
Deve essere per questo che ancora oggi i vasi svolgono ovunque l’importantissimo ruolo di porta-giardino (o porta-orto)…anzi ora che ci penso bene, se fossi stata una vagabonda giramondo, avrei voluto un vaso con le bretelle, altro che zaino dell’invicta!
In ogni caso, non pensate che ciò che segue sia tutto così vaneggiante… credo proprio sia giunto il momento di ricompormi e fare la seria, ed infatti le righe che seguono intendono fornire una rapida panoramica dei principali elementi da tenere in considerazione, quando si decide di coltivare piante su un balcone o terrazzo utilizzando un contenitore. Il tutto condito da qualche suggerimento di auspicabile utilità, dettato dalla propria e dall’altrui esperienza. Troverete i riferimenti a diverse discussioni tenutesi nel forum e ad altri articoli pubblicati nel sito.
Materiali Vasi
Parlare di tutti i possibili materiali con cui un vaso può essere costruito, di tutte le forme e di tutti i colori che può assumere, non appare in questa sede come un esercizio che offra qualche vantaggio, considerata l’enorme quantità di informazioni reperibile sull’argomento presso le fonti più svariate.
Rapidamente, si possono comunque sintetizzare alcuni punti.
Ecco il primo, fondamentale quesito: quanto peso è in grado di sopportare il balcone (o terrazzo) e quanto sono disposto a spendere? A seconda della risposta, si può fare una prima distinzione fra i più comuni materiali pesanti (e.g., terracotta, pietra, cemento) e quelli più leggeri (plastica, resina, polistirolo…), i cui possibili problemi di estetica possono essere facilmente risolti ingentilendone l’aspetto con una bella ricadente o realizzando un rivestimento di legnetti o cannucce.
Tra l’altro, un rivestimento di questo genere fungerebbe da isolante, migliorando l’habitat per le piante coltivate: soprattutto se si usano contenitori di dimensioni ridotte, infatti, bisogna evitare che in estate il calore del sole asciughi senza speranza il terriccio, cosa che accade assai facilmente su un balcone esposto a Sud o Sud-Ovest.
Molto efficace può rivelarsi anche il sistema di disporre i vasi in gruppi, nascondendo dietro quelli più grandi e mettendo nella parte frontale ciotole più basse, dove si coltiveranno piante con portamento decombente o strisciante.
Da ricordare che quando si usano contenitori di plastica o resina, soprattutto se si coltivano specie particolarmente sensibili agli eccessi di umidità (come gli agrumi ad esempio), occorre avere l’accortezza di curare molto, ma molto bene il drenaggio (ancor meglio di quanto si farebbe con un vaso costruito con un materiale traspirante come la terracotta), ponendo sul fondo del vaso uno strato consistente di argilla espansa e mescolandone una certa quantità anche al terriccio.
Il legno merita un discorso a parte. Risulta essere un materiale prezioso, ottimo isolante, conferisce una grande sensazione di naturalezza. Però dovrebbe essere messo in risalto da spazi adeguati (non lo trovo adatto agli ambienti troppo piccoli, anche perché è di suo ingombrante) e richiede una certa manutenzione per durare nel tempo. Infine, è piuttosto costoso.
Ovviamente, la dimensione dei vasi dovrà essere determinata in proporzione a quella delle piante che si vogliono coltivare, tenendo presente quello che dovrebbe essere il loro futuro (e auspicabile) sviluppo.
Orientativamente, come misure di riferimento medio-minime, contenitori alti 60/70 cm., con un diametro di 50/60 cm., potranno ospitare per un certo numero di anni arbusti di media grandezza, piccoli alberi o rampicanti; contenitori di dimensione inferiore vanno bene per i piccoli arbusti, le erbacee perenni o i bulbi, ciotole o altri contenitori larghi e bassi si adattano alle composizioni o ad essenze con scarso sviluppo radicale.
Colore e Forma dei Vasi
Per un giardino-non-giardino (quale è un balcone o un terrazzo) è anche importante scegliere i vasi che per colore e forma si adattino maggiormente alla casa, al tipo di pavimentazione, all’atmosfera che vogliamo ricreare nella nostra piccola oasi domestica, oltre che alle piante che abbiamo scelto.
In generale, bisognerebbe evitare di mescolare tanti colori o forme diverse: si rischierebbe di creare confusione.
Volendo privilegiare le piante rispetto ai contenitori, dovrebbero essere preferiti vasi dalla forma semplice e dal colore neutro, le tonalità legno o terracotta sono a mio avviso quelli più appropriate, anche perché consentono di inserire qua o là, senza stonature, elementi particolari, sfiziosi.
Ma non dimentichiamoci che se siamo in possesso di una pianta piuttosto “banale” o comune, questa, inserita in un vaso più pregiato o originale, acquisterà improvvisamente un fascino tutto nuovo e molta attrattività
Come Scegliere le Piante da Coltivare in Vaso
Come regola generale, per dare al balcone o al terrazzo un aspetto gradevole durante tutto l’anno è bene prevedere, spazio permettendo, l’inserimento di cinque diversi tipi di piante
-arbusti sempreverdi: servono per realizzare la struttura di base – fissa – del balcone. Generalmente non hanno fioriture troppo vistose, ma assicurano un po’ di colore in tutte le stagioni. Io li uso per costruire una specie di sfondo verde, su cui inserire gli altri tipi di piante.
-arbusti spoglianti: cambiano aspetto con le varie stagioni e sono indispensabili per far sentire che anche sul vostro balcone è arrivata la primavera o si avvicina l’autunno. Ne andrebbe inserito qualche esemplare tra gli arbusti sempreverdi, magari in punti “strategici”.
-rampicanti: da usare per rivestire muri e ringhiere. N.B.: trattandosi di piante generalmente vigorose, i vasi devono essere piuttosto capienti. Per avere sempre piante di bell’aspetto, rinnovatele completamente ogni due o tre anni: alcune possono reggere anche più a lungo, ma non lasciate che perdano la loro dignità e quando vedrete che iniziano a soffrire, fatene dono a qualche amico dotato di giardino. Ve ne saranno grati pianta e amico (che magari ricambierà con qualche talea, per ricominciare il ciclo).
-fioriture stagionali: per aggiungere colore al tutto, in qualsiasi stagione. Sbizzarritevi con le offerte che trovate in giro, ma ricordatevi di scegliere sempre piante che per colore e portamento si intonino bene al resto dell’ambiente. Da sostituire quando termina la fioritura.
-erbacee perenni: le erbacee perenni hanno in un giardino l’effetto di un dettaglio. Un dettaglio, proprio un’inezia, tipo…. il rosmarino nel pollo arrosto, il gelato allo zabaione nel caffè, la panna sulla cioccolata calda, il rhum nel babà. Un tocco, un particolare di poco conto, che fa diventare una cosa già buona semplicemente “speciale”. Non credete che di dettagli di questo genere sia folle privarsi solo perché non si ha un giardino? Certo, in vaso la lotta per la sopravvivenza è dura, la selezione difficile, ma la battaglia vale la pena di essere combattuta. L’attesa e la pazienza, quando il freddo farà scomparire la parte aerea della pianta e non resteranno davanti ai nostri occhi che pochi stecchi irrigiditi, saranno ben ripagate dal glorioso risveglio primaverile. E poi, diciamoci la verità, questo tipo di coltivazione fa sì che con un semplice gesto della mano, si possa scostare il vaso nelle retrovie nei momenti più vuoti invernali, per poi riproporlo in bella mostra al momento giusto con un altrettanto semplice gesto… e questo mica sarebbe possibile se fossero piantate in piena terra.
Esposizione
Per scegliere in modo appropriato le piante, occorre anche tenere presente l’esposizione del nostro spazio che verde ancora non è, ma presto lo diventerà. In altre parole, quanto sole riceve il balcone o terrazzo durante il giorno? Abbiamo distinto due casi, proponendo a titolo esemplificativo una piccola selezione di piante rivelatesi particolarmente adatte allo scopo; la zona climatica di riferimento è quella, grossomodo, di una zona dell’Italia centrale tipo Roma.
Caso 1: sole diretto per la maggior parte della giornata o nelle ore centrali della giornata
-Arbusti /piccoli alberi (almeno, finchè restano tali) sempreverdi: Citrus, Laurus nobilis, Arbutus unedo, Callistemon, Eugenia myrtifolia, Feijoa, Lavandula, Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Nerium oleander, Photinia, Polygala myrtifolia, Raphiolepis, Rosmarinus officinalis, Olea europaea.
-Arbusti spoglianti: Abelia, Buddleja, Ceanothus, Chaenomeles, Forsythia, Hibiscus, Kolkwitzia amabilis, Lantana, Punica granatum, Philadelphus, Spiraea, Syringa, Viburnum, Weigelia
-Rampicanti: Bouganvillea, Bignonia, Clematis, Jasminum, Passiflora, Plumbago, Trachelospermum jasminoides, Solanum, Wisteria.
-Erbacee perenni: Ceratostigma plumbaginoides, Convolvulus sabatius, Felicia amelloides, Houttuynia cordata ‘Chamaeleon’ (bella ma un pò delicata), Iberis sempervirens, Lobelie varie, Euphorbia, Lavandula, Potentilla, Sedum, Sempervivum, Veronica, Salvie! Ah, le salvie…. bellissime tutte, tra le preferite S. azurea, S. discolor, S. farinacea, S.nemorosa, ma ce ne sono un’infinità.
Insomma, per un’esposizione del genere servono soggetti resistenti alle forti insolazioni e al surriscaldamento del balcone nelle ore centrali della giornata. Potrebbe essere carino inserire in un balcone soleggiato qualche pianta che faccia “giardino mediterraneo”: piccoli esemplari di Fico d’India o di Aloe, Sedum o piante succulente varie, per esempio; oppure qualche bel ciuffo di graminacea per creare un’atmosfera leggera e vaporosa, tipo Stipa tenuissima, Avena (Helictotrichon sempervirens), o qualche varietà più contenuta scelta tra Eragrostis, Panicum, Molinia, Phormium. Spargete qua e là anche piccole piante aromatiche, come il timo. Graziosi i Pelargoni con la foglia profumata.
Se il balcone riceve il sole proprio e solamente nelle ore più calde, la situazione si complica, soprattutto in estate. Le piante che avrebbero bisogno di molto sole, infatti, non riescono a prosperare e a fiorire bene, per la breve durata dell’esposizione; quelle più delicate soffrono dell’insolazione improvvisa e cocente (comunque, anche l’ombra di un balcone così esposto è troppo calda per loro). Da evitare, in questo caso, le specie più esigenti quanto alla durata dell’insolazione (rose, bouganvillee, plumerie…).
Caso 2: sole al mattino o nel tardo pomeriggio/ombra totale
-Arbusti sempreverdi: Ilex aquifolium, Rhododendron (Rododendro e Azalea), Camellia, Choysia ternata, Gardenia, Pieris japonica, Skimmia japonica.
-Arbusti / piccoli alberi spoglianti: Acer, Hydrangea, Fuchsia.
-Rampicanti: Edera; se c’è almeno un poco di sole, possono essere tentate diverse Clematis e Lonicera, per non parlare di Jasminum nudiflorum.
-Erbacee perenni: Ajuga reptans, Heuchera (bellissime, danno molta soddisfazione), Vinche varie, Begoniette, Bergenia cordifolia, Alchemilla, Astilbe, Hosta, Lamium, Primula, Viola, Geranium.
Sull’allestimento dei balconi in ombra totale (esposti a Nord) o che comunque ricevono poco sole, al mattino presto/nel tardo pomeriggio, c’è da dire, come prima cosa, che si dovrà rinunciare in partenza a rose, gelsomini, gerani e via dicendo. Ma ciò non significa che le piante utilizzabili siano meno numerose o affascinanti.
Tra i rampicanti, la regina di queste situazioni è l’edera. Non pensate però a quella inflazionatissima che si vede in tutti i giardini pubblici: ce ne sono tantissime altre varietà, molto più graziose, con foglie piccole, variegate o di forma particolare. Fatela arrampicare su grigliati che avrete appositamente installato, non direttamente sul muro, perché non la stacchereste più, se non portandovi appresso mezzo intonaco.
Tra i sempreverdi, non avrete difficoltà a trovare una bella “primadonna”. E poi ci sono le ortensie, i ciclamini, le begoniette… Un consiglio personale: in queste situazioni, punterei su un’organizzazione molto classica, con pochi tocchi che facciano “atmosfera elegante”. Una bella scena si potrebbe realizzare utilizzando, ad esempio, un vaso con una semplice Zantedeschia bianca, sullo sfondo dell’edera. E poi Hosta, Bergenie, Felci, Carex, Luzula…… gli accostamenti di foglie variegate, che portano luce nelle zone più ombrose….. fiori bianchi, che stanno particolarmente bene all’ombra.
A proposito di colori, oltre al bianco, è consigliabile puntare su colori comunque delicati, tinte pastello insomma, accostati in modo armonioso, per evitare l’effetto troppo cupo che i colori più brillanti avrebbero all’ombra. Per migliorare l’effetto, le piante andrebbero messe insieme a formare delle piccole macchie di colore.
I periodi di interesse
Le piante sono creature meravigliose, soprattutto quando hanno la possibilità di esprimere tutto il loro potenziale di bellezza. Ma nello spazio ristretto di un vaso sul balcone o in terrazzo, questo non sempre è possibile. In un giardino ben strutturato, per capirci, una bella rosa sarebbe fantastica sempre, magari accanto a qualche bell’arbusto che le faccia da “spalla” quando lei non è al suo massimo. Anche le foglie ingiallite di un bulbo sfiorito conserverebbero il giusto fascino e contribuirebbero a creare una certa atmosfera.
In un vaso no, purtroppo. La scelta delle piante per i contenitori dovrà tenere conto anche dei “periodi di interesse” di ciascun soggetto, per creare il giusto “mix” e non rischiare di avere un balcone bellissimo in primavera, tristissimo per tutto il resto dell’anno. Sempre a titolo esemplificativo e secondo l’esperienza maturata, ho cercato di raggruppare alcune piante a seconda dei periodi in cui risultano particolarmente attraenti, per i fiori, i frutti/le bacche, il colore del fogliame…..
-Primavera: Clematis, Gelsemium sempervirens, Jasminum nudiflorum, Lonicera, Wisteria (fiori). Rose (fiorissimi).
-Estate: Bouganvillea, Clematis, Ipomea, Jasminum officinalis, Passiflora, Solanum, Bignonia, Mandevilla, Tropaeolum (fiori). Da quanto ho potuto sperimentare, prestazioni straordinarie, nella parte centrale della stagione, fosse anche l’agosto più bollente, sono offerte da alcune varietà di Bignonia, ad es. Pandorea ricasoliana ‘Contessa Sara’, e dal Plumbago auriculata. La maggior parte delle altre piante, quando il caldo picchia, si riposa.
-Autunno: Rose (ancora fiori), Arbutus unedo e Punica granatum (frutti), Parthenocissus (colore del fogliame).
-Inverno: Berberis ‘Red Jewel’, Pyracantha coccinea, Pistacia lentiscus, Photinia, Euonymus europaeus (colore del fogliame, bacche), Skimmia japonica, Viburnum x bodnantense, Viburnum tinus (fiori).
Le composizioni
Perché rinunciare a realizzare anche nei vasi di un balcone qualche piccola composizione, che richiami alla mente i giardini veri? L’effetto sarà particolarmente gradevole, molto più della semplice piantina lasciata sola sola in mezzo alla cassetta.
Per un buono effetto basterà scegliere uno o più protagonisti (piante che verranno mantenute nel tempo), cui accompagnare delle fioriture stagionali, per esaltare la bellezza delle “primedonne” o compensarne i momenti non proprio felici.
In generale, si potranno scegliere dei soggetti con portamento eretto, da porre al centro o su un lato della composizione, cui accompagnare piante più piccoline, tondeggianti, e altre con portamento ricadente, per ornare anche il bordo del vaso. Basterà scegliere piante di dimensione proporzionata a quella del vaso in cui si vuole realizzare la composizione.
Tra le piante ricadenti adatte allo scopo
-Bidens ferulifolia (giallo)
-Brachyscome (viola)
-Diascia (rosa)
-Glechoma hederacea (foglie variegate bianco/verde, molto luminose)
-Senecio macroglossus ‘Variegatus’ (foglie variegate verde/oro, fiori gialli)
-Surfinia (ne fanno di tutti i colori….)
-Tropaeolum (giallo/arancio)
-Pelargonium hederaefolium
-Helichrysum petiolare (belle foglie grigie)
Un’ottima pianta da utilizzare come ricadente, per accompagnare con garbo qualsiasi fioritura, non ha fiori molto attraenti ma graziose foglie rotondeggianti, pelosette, bordate di bianco crema: si tratta del Plectranthus forsteri ‘Variegatus’, veramente un jolly. Provatelo anche con dei parigini ricadenti rosa o malva: stanno benissimo insieme e le foglie del Plectranthus compensano l’aspetto un pò povero di vegetazione che spesso i parigini in vaso hanno.
Importante è associare piante con esigenze comuni in fatto di esposizione, irrigazioni, terriccio eccetera, e questo per assicurare alla composizione una lunga durata.
Ecco un paio di esempi.
Esempio n°1. Piccole composizioni possono essere realizzate anche nei classici vasi a forma di tronco di cono (diametro di almeno 25 cm.). Ne realizzai una usando un mandarino (Mandarino precoce di Ciaculli), alla cui base era piantata Saponaria ocymoides, ricadente dai graziosissimi fiori rosa. ll mandarino fiorisce in primavera, seguito a ruota dalla sua compagna. Trattare il mandarino a fine inverno contro gli acari, che potrebbero rovinare la fioritura. Tenere in forma con potature gentili, per accorciare i rami che tendono ad allungarsi troppo o si dirigono verso l’interno della chioma. Accorciare e sfoltire in inverno la saponaria. La caratteristica particolare di questo insieme è il profumo del mandarino.
Esempio n°2. In un contenitore a tronco di cono come quello sopra descritto, oppure in una cassetta lunga, si può mettere una Weigelia variegata, che fiorisce in primavera, in compagnia di Viola cornuta e Oxalis. La Weigelia resta decorativa anche quando non è in fiore, grazie al bel fogliame con bordi dorati. Sostiruire la viola con altre fioriture durante l’estate. Troviamo che la Weigelia stia particolarmente bene se accostata a fioriture azzurro – viola. Provatela ad esempio anche insieme a delle campanule.
Fino a qui, per le composizioni all’interno di un singolo contenitore … ma possiamo considerare composizione anche quella effettuata con l’accostamento di più essenze posizionate in vasi differenti. In questo caso, si disporranno i vasi stessi a formare delle “isole” più o meno irregolari (e non delle file o code dritte dritte), per dare naturalezza e ricreare l’effetto di un vero e proprio giardino.
Effetti speciali
Uno degli “effetti speciali” più belli che si possano aggiungere ad un qualsiasi giardino (e sì, anche a un terrazzo) è rappresentato sicuramente dal volo delle farfalle.
Vale la pena di organizzare un po’ le cose in modo da riprodurre nel nostro spazio verde le condizioni quasi-naturali idonee a favorire la presenza di questi magici fiori volanti, anche a costo di tollerare la presenza di qualche bruco. E già, le farfalle partono dai bruchi: sicuramente, è preferibile evitare che questi rovinino le foglie delle nostre belle rose, o di qualche altra pianta cui tanto teniamo.
Perciò, come prima cosa è opportuno destinare un angolino nascosto a grossi vasi che possano contenere piante dalle foglie tenere, di cui i bruchi si possano nutrire a volontà (per esempio, caprifoglio, verbena, nasturzi, ma anche piante di campagna, come le ortiche di cui i bruchi sembrano proprio essere ghiotti). Certo, meglio ancora se nelle vicinanze di casa vostra c’è un parco o un grande giardino: troveremo già fatta, in pratica, la parte “sporca” di tutto il lavoro ed il successo sarà quasi assicurato.
Sarà meglio prevedere anche delle piante più grandi, arbusti da siepe o piccoli alberelli, che potranno fornire riparo alle crisalidi: da noi si trovano un paio di piccole magnolie, viburni, osmanthus e corbezzoli. Ci danno una mano alcuni grossi pini condominiali.
E finalmente, i fiori: quelli più ricchi di nettare attireranno a profusione farfalle di vario tipo. Tra le piante che sembrano avere maggiore successo sotto questo punto di vista, il primo posto tocca sicuramente alla Buddleja. Piace moltissimo anche la Lantana, in tutte le sue colorazioni (quella rosa è tra le più carine anche secondo noi che non siamo farfalle), e la Polygala. La fioritura della Duranta repens è stata accompagnata dalle visite di un bellissimo Podalirio (Iphiclides podalirius) che sembra stia diventando sempre più raro.
Le piante aromatiche, come i timi, le piccole mente e le piante di Nepeta sembrano invece graditissime a piccole farfalline, Lysandra bellargus: purtroppo non siamo riusciti a fotografarle a dovere, ma le ali aperte di queste farfalle assumono nel maschio, anche grazie all’effetto della luce, un magnifico colore turchese. Nella femmina invece l’interno delle ali è marroncino. Esternamente, le ali presentano delle macchioline nere ed arancio ed hanno tutto intorno come una morbida frangia. Per non parlare delle onnipresenti cavolaie, che caracollano come impazzite da tutte le parti.
Successo notevole anche per l’Alisso; Lathyrus odoratus, Astri, Lillà, Rudbeckia, Lavande, Echinacea e tante altre fioriture amplieranno il menù.
Bisognerà in generale fare attenzione ad avere delle fioriture sempre presenti ed abbondanti, in macchie di colore che non possano sfuggire all’attenzione della farfalla più distratta (ci vuole un effetto-prato: la singola pianticina in un piccolo vaso non verrebbe presa in molta considerazione). Insomma, dovremmo poter sempre “offrire” qualcosa di gradito alle nostre ospiti, che in questo modo torneranno a trovarci più volentieri.
Da ricordare che le farfalle faranno visita alla nostra casa solo a patto che trovino sole a volontà, e magari qualche luogo caldo in cui riposare: in natura, le farfalle sostano spesso sui sassi scaldati dal sole. Un punto d’acqua completerebbe il tutto. Ma è meglio evitare quest’ultimo optional, se non altro fino a che non sarà esaurita l’emergenza zanzara-tigre.
Fondamentale evitare l’uso di qualsiasi pesticida. Non cercare di toccare le farfalle, che si spaventerebbero e non tornerebbero più… Rinunciare a tutto ciò se non si tollera la presenza dei bruchi.
Raccomandazioni
-non mescolate insieme troppe piante diverse, ma evitate pure le scelte monotematiche, che sono un pò monotone e darebbero comunque particolare bellezza al balcone solo in un certo periodo dell’anno, quando la pianta prescelta è al massimo.
ricordate di scegliere esemplari di dimensioni compatibili con quelle del balcone, anche tenendo conto del loro sviluppo;
-tenete sempre in considerazione la necessità di non sovraccaricare con il peso dei vasi il vostro balcone (la terra pesa molto, soprattutto quando è bagnata). Valutate sempre questo elemento, per evitare rischi e se necessario fatevi dare indicazioni da un esperto.
-i sottovasi: che delirio. Favoriscono con il ristagno dell’acqua il proliferare delle zanzare tigre; le piante, dal canto loro, preferirebbero stare in un vaso sollevato da terra con dei piedini, in modo che l’aria possa circolare anche sotto il foro di drenaggio. A volte, comunque, sono indispensabili, per non innaffiare, con le nostre piante, anche i vicini del piano di sotto. Cercate di non tenerli mai pieni d’acqua, svuotateli spesso o sceglieteli bassi (potete anche farci un buco per evitare che l’acqua superi un certo livello). Dicono che dei fili di rame avvelenino le larve di zanzara; da quanto ho potuto vedere io, non è vero.
-Se siete all’inizio, cominciate con poche piante. Quelle sin qui indicate sono generalmente facili da coltivare, ma è bene partire solo con poche cose, per non rischiare magari delusioni. Il tempo e l’esperienza non mancheranno di aggiungere con insospettabile velocità arte e tecnica alle vostre attitudini giardinicole. Guardatevi anche intorno, per trarre suggerimento dalle piante che i vostri vicini già coltivano con maggior successo. Può essere utile anche un vivaista che sia di fiducia e possa darvi qualche buon consiglio. Sfruttate a questo scopo le esposizioni di piante. Anche i vivai che vendono per corrispondenza spesso danno dei buoni suggerimenti.
-Se non avete molto tempo libero a disposizione, installate un impianto di irrigazione automatico. Potrete realizzarlo facilmente anche da soli, ormai si trovano in vendita nei vivai dei kit già pronti, completi di centralina per la programmazione dei tempi di innaffiatura. Indispensabile, naturalmente, che sul balcone sia presente una presa d’acqua.
Come Sistemare le Piante in un Vaso
Completata questa rapida panoramica sui vari tipi di contenitore, si può cominciare a parlare di come sistemare le piante nei vasi. Valgono a questo proposito pochi criteri di base, che magari possono essere scontati per qualcuno ma che altri troveranno forse utile vedere riassunti. Sempre partendo dal concetto standard di contenitore che abbiamo schematizzato prima, a prescindere dalle dimensioni dello stesso, è importante che il vaso
-sia dotato di un foro per lo sgrondo dell’acqua di innaffiatura.
-il foro dovrà essere coperto con un coccetto, o altro materiale curvo, che formi una sorta di piccolo ponticello sopra il buco: impedirà la fuoriuscita del materiale drenante.
-Sopra il coccetto, per alcuni centimetri il vaso andrà riempito con materiale che favorisca il drenaggio, come ad esempio argilla espansa grossa.
-Sopra l’argilla e fino a qualche centimetro sotto il bordo, il vaso potrà essere riempito con il terriccio più adatto alla pianta da coltivare. Generalmente, per il piante più comuni si utilizza terriccio universale, in vendita in sacchi nei vivai. Se dobbiamo coltivare piante acidofile, che gradiscano cioè un particolare livello di PH nel terreno, si dovrà aver cura di acquistare un terriccio apposito; parimenti, si possono trovare facilmente in vendita terricci speciali, ad esempio per piante grasse o per orchidee.
A questo punto si scaverà un buco nel terriccio predisposto, grande quanto il pane di terra della pianta appena comprata, si sistemerà quest’ultima nel buco (evitando di rovinare troppo la zolla) e poi si premerà bene il terriccio tutto intorno, aggiungendone se necessario dell’altro, fino a livellare la superficie (in generale, evitare di interrare la pianta ad una profondità maggiore rispetto a quella del contenitore originale). Innaffiare bene, fino a che l’acqua non fuoriesce dal foro di scolo.
Non è finita qui. Che fare nel futuro? La terra contenuta in un vaso si esaurisce in fretta e presto non sarà più in grado di fornire alla pianta tutti gli elementi di cui questa ha bisogno.
Questo è quello che faccio io: ogni anno, in primavera o – meglio – in autunno (in altre parole, dopo la fine del gran caldo e prima che inizi il gran freddo, oppure non prima che il gran freddo sia finito ma prima della ripresa vegetativa primaverile), bisogna attrezzarsi con del buon terriccio fresco, che sia – come detto prima – adatto alle esigenze specifiche delle piante. Svasare delicatamente la “paziente”.
Se il pane radicale ha riempito tutto il vaso, allora potrete rinvasarla in un contenitore più grande, ma solo di qualche centimetro, altrimenti la pianta dedicherà maggiore energia allo sviluppo di radici, a scapito della chioma; oppure soffrirà per la lentezza con cui il terriccio eccedente si asciuga. Insomma, meglio essere un po’ tirchi in fatto di capienza Ripulite delicatamente il pane radicale, eliminando le radici morte (di colore scuro) e scuotendo via un pò di terra.
Preparare il nuovo contenitore, sempre assicurando un buon drenaggio, poi aggiungere terriccio fresco, con il quale si colmeranno pure gli spazi vuoti dopo aver posizionato la pianta. Se il vecchio contenitore è molto grande o comunque non lo potete sostituire, ritagliate tutto intorno al bordo una fetta di terra larga qualche centimetro (io mi regolo all’incirca su 1/4 o 1/5 del raggio del vaso), profonda il più possibile. Non vi preoccupate di tagliare anche le radici, ne nasceranno di nuove (attenzione però a evitare trattamenti del genere con piante troppo delicate. Le magnolie, ad esempio, non amano troppo che le radici vengano disturbate. Io uso una sega da legno per questo lavoro. Eliminate la fetta ritagliata e sostituitela con terriccio fresco. Anche sulla superficie del vaso, grattate via quanta più terra potete (naturalmente senza danneggiare la pianta) e sostituitela con della nuova.
Naturalmente, per la mia esperienza, queste operazioni così pesanti possono anche essere ripetute ad intervalli più lunghi, ad esempio ogni due o tre anni, dipende dallo sviluppo della pianta. Ogni anno, però, sarà sempre bene sostituire almeno una piccola parte del terriccio superficiale, aggiungendo del concime.
Un’altra regola che ho imparato è che le piante non vanno mai sottoposte ad operazioni di trapianto/rinvaso quando sono in fiore (o si stanno preparando a fiorire). Non conosco la motivazione scientifica di questa cosa, ma fatto sta che in queste situazioni le piante non avrebbero la forza necessaria per reagire allo stress del trapianto e la riuscita dell’operazione sarebbe seriamente compromessa . Sempre da evitare, come detto prima, anche i periodi di gran freddo o caldo eccessivo.
Se poi dovete assolutamente rinvasare/trapiantare in un momento che non è proprio quello adatto, cercate di disturbare la pianta il meno possibile, facendo in modo che il vecchio pane di terra resti tutto intero (magari ricordatevi di bagnare la pianta il giorno prima, così sarà più facile che il terriccio, né troppo fradicio né troppo asciutto, resti compatto).
Ultimo accorgimento: le piante appena rinvasate dovrebbero essere tenute all’ombra almeno per un giorno. Se non le potete spostare, usate come parasole un vecchio ombrello o un ombrellone da spiaggia.
Infine, i periodi più adatti all’impianto. Molti si chiedono: ma quale è il periodo migliore per mettere le piante sul balcone o terrazzo? Bene, a parte le fioriture stagionali o le altre piante acquistate a seguito di colpo di fulmine, secondo me il periodo migliore è l’autunno. Così le piante avranno modo, mentre stanno entrando in periodo di riposo e sono un pò assonnate, di adattarsi con calma al nuovo ambiente; poi si addormenteranno e al risveglio inizieranno (si spera) una ripresa vegetativa adeguata alle condizioni ambientali in cui si troveranno.