In questa guida spieghiamo come coltivare la Salvia Sclarea.
Salvia sclarea L. é una pianta erbacea, di origine mediterranea, appartenente alla famiglia delle Labiate che raggiunge un’altezza di 90-110 cm. Le foglie sono ampie, di forma ovale-oblunga e di consistenza rugoso-vellutata, raccolte in rosetta basale, ricoperte di peli e protette da uno strato di cere. Le foglie cauline, che compaiono al 2° anno, sullo scapo fiorale, sono di dimensioni più ridotte, e margine dentellato. La radice è fìttonante e legnosa. Il fusto, di sezione quadrangolare, é eretto, ingrossato, scanalato, rivestito di peli crespi. I fiori sono riuniti in un’infiorescenza a panicolo: la loro corolla é di colore lilla ed i calici sono pieni di ghiandole, dove si forma e si accumula la maggior parte dell’olio essenziale. A fioritura la pianta, specie nell’infiorescenza, si ricopre di resina ed emana un aroma caratteristico. I semi sono acheni di colore bruno-marrone scuro. II peso di 1.000 semi è compreso fra 2,5 e 3,5 g.
CLIMA E TERRENO
La salvia sclarea è pianta di origine mediterranea che cresce spontanea dalla pianura fino ad altitudine di 900 m s.l.m. ed é presente in quasi tutto il territorio italiano, ma è comunque piuttosto rara. Per la coltivazione, la salvia richiede una buona esposizione al sole, specialmente per la produzione dell’olio essenziale; predilige terreni profondi, tendenzialmente leggeri o comunque di buona struttura, con un pH vicino alla neutralità. La pianta è molto suscettibile agli eccessi ed ai ristagni idrici che possono rappresentare il fattore più critico nella conduzione di questa coltura, che invece resiste bene alle carenze e agli stress idrici. Per queste caratteristiche è indicata ad essere coltivata in collina e su terreni in pendenza
TECNICA COLTURALE
La salvia sclarea può considerarsi una “sarchiata” poliennale, annualmente rifiorente. II suo ciclo biologico è biennale o perenne, mentre il suo ciclo agronomico è di 3-4 anni.
Preparazione del terreno
Prima della semina o del trapianto, il terreno viene preparato con le consuete lavorazioni: aratura, estirpatura, erpicatura e fresatura. All’eventuale semina diretta farà seguito una rullatura, meglio se eseguita con rullo scanalato cultipacker. Qualora si adottino protocolli di tipo “biologico”, può essere utile far ricorso a tecniche come la falsa semina o alla realizzazione di una coltura da sovescio a scopo rinettante e fertilizzante.
Impianto della coltura
L’impianto può avvenire sia per semina diretta che per trapianto. La semina diretta (5-10 kg/ha di seme) è più facilmente praticabile, ma solo in associazione al diserbo chimico. Per la semina (aprile) si possono impiegare seminatrici meccaniche a file o, meglio, seminatrici pneumatiche di precisione, interrando il seme a 0,5-1 cm di profondità. Il trapianto consente di realizzare un investimento più regolare e di anticipare lo sviluppo della coltura, ha tuttavia un maggior costo per la preparazione delle piantine e per l’impianto. Quest’ultimo è da preferire quando si voglia allestire la coltivazione in autunno, per anticipare di un anno il raccolto, dato che la salvia sclarea fiorisce nel 2° anno di coltivazione. Questo sistema consente inoltre di sfruttare il terreno utilizzato da una precedente coltivazione a ciclo primaverile estivo.
Per la preparazione delle piantine si può seminare a spaglio in semenzaio e successivamente ripicchettare in contenitori alveolari (n° fori da 84 a 150). Le piantine raggiungono le condizioni adatte al trapianto nel giro di 45-50 giorni.
Concimazione
La salvia sclarea è pianta rustica e poco esigente, un’eccessiva concimazione azotata potrebbe incrementare la resa della biomassa complessiva, ma ridurre lo sviluppo delle infiorescenze che sono la parte più importante. All’impianto si possono distribuire circa 50-80 unità/ha per ciascuno dei tre elementi principali (N-P2O5 – K2O). L’azoto può essere distribuito anche dopo l’impianto, oppure frazionato in due tempi. L’anno successivo, alla ripresa vegetativa, si distribuiranno altre 50-80 unità di N. Se ve ne è disponibilità, all’impianto, si può distribuire del letame (10-20 t/ha).
Irrigazione
La salvia sclarea è una pianta resistente alla siccità, tanto che può essere considerata una coltura da effettuare in asciutta, salvo, ovviamente, nella fase di impianto.
Cure colturali
Nel primo anno, saranno eseguite una o due sarchiature, facendo attenzione a non danneggiare le radici e le foglie. Nel secondo anno, la sua ripresa vegetativa precoce ed il suo maggior sviluppo permettono un naturale contenimento delle infestanti. In Italia sulle piante officinali non è registrato alcun diserbante, però, in base alla bibliografia, per il controllo delle malerbe, nelle produzioni per scopi industriali, sono consigliati: in pre-emergenza della coltura prodotti a base di prometrin o linuron (500 g/ha)o glyphosate; in post emergenza, graminicidi specifici, quali fluazifop-p-butile (187 g/ha), quizalofop ethyl (150 g/ha) e clopyralid (120 g/ha); prima della ripresa vegetativa del 2° anno: diuron (500 g/ha) + paraquat (100 g/ha) o hezazinone (360 g/ha).
MALATTIE, PARASSITI E DIFESA
In vivaio possono manifestarsi attacchi di Phytium debaryanum, che provocano il deperimento della plantula, mentre Rhizoctonia solanii e Phomopsis sclareae possono causare marciumi al colletto. In campo si possono avere attacchi di peronospora, Peronespora lamii e oidio Erysiphe spp. La coltura può essere trattata rispettivamente con una soluzione di poltiglia bordolese al 1-2% o con polvere di solfato di rame e calce in parte uguali, diluiti con zolfo in polvere micronizzata o in sospensione. Fra gli insetti si possono verificare attacchi alle piantine di coleotteri crisomelidi e di larve minatrici.
RACCOLTA E RESE
La fioritura avviene al secondo anno in giugno-luglio. Nel periodo della fioritura, l’infiorescenza si ricopre di una resina densa, molto aromatica che ricorda il vino moscato, da cui il nome di “moscatella”. II raccolto delle infiorescenze o della parte aerea avviene per sfalcio di tutta la parte aerea o delle sole sommità fiorite. Di seguito, il prodotto viene tagliato e distillato, oppure, lasciato in campo 24-48 ore, per favorire una certa perdita di acqua (sembra in questo modo, migliori la qualità dell’essenza). Si può realizzare la raccolta anche con una falcia-trincia-caricatrice da insilati. Il prodotto così raccolto deve essere distillato immediatamente e dà rese più elevate, anche se l’essenza risulta un po’ modificata. Ai fini della distillazione, la raccolta viene fatta in piena od alla fine fioritura (70% dei fiori appassiti), poiché così aumenta la resa in olio essenziale ed il contenuto di acetato di linalile (75-80%) che ne migliora la qualità. Per gli usi erboristici, la raccolta va fatta all’inizio della fioritura. Le rese ottenibili sono di 8-15 t/ha di biomassa fresca che si riduce a 4-5 t/ha di prodotto secco. Il tenore in essenza è dello 0,03-0,14% sul fresco e di 0,1-1% sul secco. La resa in olio essenziale va da 7 a 15 kg/ha