In questa guida spieghiamo come coltivare l’Acero Giapponese.
Le numerose varietà di Acer palmatum, sono state, per convenzione, suddivise in sette gruppi, che tengono conto della conformazione della foglia. In realtà, le sottospecie botaniche vere e proprie sono quelle facenti capo ai primi tre gruppi sottoelencati. Per ogni gruppo citato le cultivar possono poi essere distinte dal colore della foglia: verde, rossa o variegata.
Gruppo 1 – Amoenum (A. palmatum subsp. Amoenum). I lobi fogliari sono poco divisi sino al massimo di due terzi della foglia
Gruppo 2 – Palmatum (A. palmatum subsp. palmatum). Lobi divisi da 2/3 sino a 3/4 della foglia.
Gruppo 3 – Matsumurae (A. palmatum subsp. Matsumurae) Lobi molto incisi da 3/4 sino alla base.
Gruppo 4 – Linearilobum. Lobi sottilissimi e nastriformi.
Gruppo 5 – Dissectum. Lobi profondamente incisi e ulteriormente suddivisi in sottolobi.
Gruppo 6 – Nani. Piante che a maturità posso raggiungere dimensioni massime di due metri
Gruppo 7 – Altri. Vi figurano tutte quelle cultivar che per caratteristiche spesso peculiari non possono incluse in nessuno dei gruppi precedenti.
Coltivazione
La coltivazione dell’acero giapponese non è proibitiva neanche per un novizio, ma è bene pensare ad una pianta che non deve essere abbandonata a se stessa nemmeno per qualche settimana – specialmente se si tratta di un soggetto giovane, di recente acquisto e ci si trova nel periodo estivo.
Pertanto, occorre seguire scrupolosamente alcune regole, tenendo sempre presente che le condizioni ideali per la crescita degli aceri giapponesi contemplano terreni freschi, leggeri, umidi ma assolutamente ben drenati, esposizioni al sole del mattino e ombra luminosa nel pomeriggio, specialmente in estate se si superano i 28-30°C.
Queste condizioni sono difficilmente ripetibili nei mesi estivi in Italia, soprattutto al Centro Sud, e in particolar modo se si considera la coltivazione in vaso in aree urbane fortemente surriscaldate.
Sarebbe ideale un’esposizione a est–nordest, con sole al mattino e ombra o luce filtrata da grandi alberi nel pomeriggio, per evitare temperature troppo elevate sulle foglie.
Nei casi estremi, per avere successo nella coltivazione occorre prendere alcuni accorgimenti: ad esempio, riparo dal cocente sole estivo pomeridiano, possibilità di irrigazione in estate, disponibilità di acqua giornaliera – evitando però di irrigare soprachioma nelle ore più calde della giornata.
Molti tendono a considerare l’acero giapponese come pianta acidofila, ma questo non è particolarmente vero. Infatti Acer palmatum, che come abbiamo detto viene usato come portinnesto universale, pur preferendo terreno da neutro ad acido, sopporta tranquillamente terreni leggermente alcalini. In ogni caso, in presenza di terreni con Ph molto alto, alte percentuali di argilla e calcare, si possono aggiungere torba e buon terriccio organico nella buca d’impianto.
Occorre fare molta attenzione al ristagno idrico e alla presenza di strati impermeabili sul fondo della buca. Infatti, questi possono causare il deperimento della pianta e portarla a morte sicura nel giro di pochi anni.
Al momento dell’impianto, si consiglia di mantenere il colletto della pianta in una posizione piuttosto sollevata rispetto al livello del terreno, anche a costo di avere parte delle radici un poco scoperte. In quest’ultimo caso, si può rimediare all’inestetismo ricoprendo la parte sollevata con terriccio o materiale pacciamante.
Per quando riguarda le concimazioni, l’ideale sarebbe una leggera letamazione pacciamante a fine autunno, ma si può optare per altri tipi di concime chimico od organico anche ad inizio primavera o in fasi successive.
Occorre fare attenzione a non eccedere con le concimazioni specialmente quelle ad alto titolo di azoto perché un forte quantitativo di questo elemento (specialmente nei periodi estivo-autunnali) può apportare eccessiva proliferazione di germogli tardivi, che spesso non riescono a lignificare prima dell’inverno.
Anche su molte cultivar a foglia variegata la concimazione ha un effetto negativo, in quanto si vengono prodotti rami vigorosi che spesso non manifestano alcuna colorazione al di fuori del verde. Nel dubbio, è meglio non fornire alla pianta alcuna concimazione.
L’acero giapponese può facilmente reagire agli stress subiti, riportando bruciature parziali o totali delle foglie con conseguente grave defogliazione durante la stagione vegetativa. Le cause di stress possono essere molteplici. Fra queste, la più frequente è la scottatura da esposizione ad alte temperature, ma lo stesso effetto può essere causato da venti caldi e asciutti, venti salati, irrigazione sulle foglie nelle ore più calde della giornata, contrasto termico fra l’acqua di irrigazione e il terreno, oppure una concomitanza di alcuni di questi fattori. Possono bastare poche ore di disagio alla pianta, nei momenti in cui questa è particolarmente suscettibile, per compromettere la bellezza e la colorazione autunnale di una intera stagione. Per questo motivo, nei casi limite si consiglia di prestare molta attenzione alle condizioni colturali.
Lo stress dovuto alle alte temperature è quello più frequente e facilmente rilevabile. La foglia, tramite l’acqua che fa evaporare dalla sua superficie, abbassa la propria temperatura ma, se la quantità d’acqua presente nel terreno non è sufficiente o comunque le temperature sono troppo elevate, la foglia brucia. Nei casi lievi bruciano solo le parti terminali (come le punte), mentre in quelli più seri brucia l’intera lamina fogliare, con conseguente caduta della foglia ustionata.
Il processo può verificarsi solo a carico dei rami più esposti o, nei casi più gravi, sull’intera pianta. Solitamente, nel giro di qualche settimana la pianta emette nuove foglie e si riprende, se la stagione non è troppo avanzata. In ogni caso, questo processo è sicuramente traumatico, ed il suo eventuale ripetersi nel corso degli anni porta ad un pericoloso stato di deperimento. Anche qui la logica aiuta a capire che foglie con superfici alquanto frastagliate, oppure con minor presenza di clorofilla, sono più soggette a questo rischio. Volendo stabilire un gradiente di sensibilità in base alla colorazione fogliare, le varietà più soggette alle scottature sono quelle a foglia variegata, seguono le rosse e successivamente le verdi. Il gradiente di resistenza in base alla morfologia fogliare è dato dalla profondità di incisione del lembo, pertanto le cultivar a foglie molto frastagliate, tipo quelle dei dissectum, sono più sensibili, mentre quelle a foglia più larga tendono a disidratarsi meno.
A volte esistono cultivar variegate che sono comunemente molto resistenti, contraddicendo quanto sopra indicato. Per questo motivo, sarebbe sempre bene basarsi sulle esperienze acquisite, e occorre ricordare che l’età della pianta, il suo assestamento nel terreno, un trapianto recente e tanti altri fattori possono alterare considerevolmente queste euristiche.
Coltivazione in vaso
Tutte le piante di acero giapponese possono essere coltivate in vaso, specie se così allevate fin dai primi anni di vita. Sebbene esistano cultivar che sono più adatte per questo tipo di coltivazione, altre cultivar, dopo qualche anno in vaso, si trovano più a loro agio in piena terra.
Solitamente il gruppo delle cultivar nane comprende varietà ideali per la coltura in vaso e per i bonsai. Infatti, le cultivar nane sono dotate di internodi molto ravvicinati, potendo così rispondere facilmente alle potature e alle correzioni degli addetti al settore. Altre varietà vanno valutate caso per caso. Capita spesso che alcun cultivar molto vigorose nei primi anni della loro vita, pur dando la sensazione di poter raggiungere notevoli dimensioni a maturità raggiunta, perdano vigore col passare degli anni, mantenendo dimensioni decisamente più contenute del previsto.
Risulta essere molto importante ricordare che in vaso le condizioni favorevoli agli stress aumentano, dato che l’apparato radicale si trova costretto ad esplorare un limitato pane di terra, nel quale l’acqua è soggetta a rapida evaporazione. Collocando i vasi in presenza di elementi urbani quali terrazzi, asfalti, pavimentazioni, si favorisce il prolungarsi delle esposizioni ad alte temperatura della pianta. In questi casi, specie nei periodi estivi, si deve aver modo di irrigare almeno una volta al giorno.
Un aspetto positivo della coltivazione in vaso è la possibilità di spostare a piacere la pianta in posizioni meno esposte. Ad esempio, si possono mantenere i vasi in pieno sole sino a metà primavera, per poi sistemarli in zone più ombreggiate non appena le temperature pomeridiane iniziano ad assumere valori molto elevati.
Rusticità
Gli aceri giapponesi sono piante abbastanza rustiche, per cui non esistono rischi elevati di perdite da gelo. Tuttavia, occorre prudenza nell’esporre le piante giovani, specie se in vaso, a temperature al di sotto dei 10-12 gradi sottozero.
Propagazione
Si propaga per semina. Al successo dell’operazione giova che i semi non siano troppo secchi, in quanto gli aceri germinano con difficoltà se il seme ha perso troppa acqua. Seminare in terra o in vaso appena possibile, e lasciare trascorrere l’inverno all’aperto (in alternativa stratificarli in sabbia umida). A primavera dovrebbero germogliare le piantine, che nel primo anno risultano abbastanza delicate e facilmente attaccabili da agenti fungini.