Eccomi finalmente con il reportage sugli agapanti che vi avevo promesso, e per prima cosa mi occuperò del “perché” degli agapanti; è presto detto, basta guardare questa bella foto dello splendido agapanto “Senna” perché non occorra aggiungere altro.
Sono piante che vengono dal Sudafrica, sia dalle zone costiere che collinose; quelli che provengono dalle coste sono per lo più a foglia persistente, mentre quelli che provengono dalle zone collinose sono a foglia caduca e son più resistenti al freddo. Dalle 9 specie inizialmente scoperte provengono tutte le 625 varietà ibride registrate (e il numero è destinato ad aumentare!).
Tutte queste varietà vengono suddivise in gruppi utilizzando dei criteri di divisione, la prima divisione viene fatta in base alla forma dei fiori (che più precisamente sono delle infiorescenze): per esempio c’è il ‘funnel group’, con l’ovario (la zona dove si formano i semi) corto e il fiore che si apre molto, il ‘trumpet group’ con l’ovario lungo e i petali molto meno aperti, il ‘salver group’ coll’ovario corto e i petali apertissimi, il ‘tubular group’, coll’ovario lungo, i petali poco aperti e i fiori pendenti all’ingiù… All’interno di ciascun gruppo, poi, si dividono gli agapanti in base al colore del fiore, e per ciascun tipo di colore si può fare un’ulteriore suddivisione in base al colore del polline, che può essere nero, giallo o marrone.
Un’altra suddivisione importante è tra gli agapanti a foglia caduca e quelli a foglia persistente.
Le varietà a foglia caduca di solito hanno foglie strette e sottili che possono essere di lunghezze diverse, resistono meglio al gelo e possono arrivare fino a -8 °C, anzi se prendono un po’ di gelo prima d’esser ricoverati per l’inverno poi l’anno successivo fioriranno meglio. Le varietà a foglia persistente invece hanno di solito foglie più larghe, anche di molto, e ce la fanno a resistere fino a -5 °C, ma è meglio se non prendono il gelo.
Le cure: son piante che si accrescono molto attraverso le radici, quindi se si vuole una ricca fioritura è consigliabile tenerli in uno spazio ristretto altrimenti faranno tante foglie e pochi fiori, perciò se li si tiene in vaso è bene che non sia troppo grande; se li si può tenere in terra è meglio interrarli col vaso e tutto (come il signor Piero ha fatto fare con i 3000 agapanti di villa Hanbury). Se li si interra col vaso è meglio mettere il bordo del vaso a circa 3 centimetri sotto terra, in questo modo il nucleo centrale di radici è sempre stretto, ma la pianta potrà far uscire dal vaso le radici che formerà successivamente.
La posizione preferita è al sole o mezz’ombra, il sole del pomeriggio è preferibile. Poca acqua data quando la terra è ben asciutta.
Sarebbe bene togliere le capsule dei semi dopo la fioritura per non disperdere le sostanze nutritive (di solito io, anzichè tagliare tutta l’infiorescenza, tolgo i semi ad uno ad uno lasciando la ‘stellina’ dei piccioli, che non è sontuosa come i fiori ma è comunque abbastanza decorativa). Da metà-fine fioritura fino alla scomparsa delle foglie, o comunque all’inizio dell’inverno, è bene somministrare un buon concime ricco di fosforo e potassio (7:14:28 è il migliore, anche se è difficile da trovare in commercio), la concimazione viene fatta un anno per il successivo: in pratica l’agapanto fiorirà l’anno prossimo col nutrimento che gli si dà adesso.
In inverno chi, come me, abita in una zona in cui è necessario riparare i vasi di agapanti, li può anche riparare all’esterno mettendo tutti i vasi vicini, coprendoli con 15-20 centimetri di paglia o foglie secche e ricoprendo il tutto con un nylon. Durante il periodo di riposo vegetativo per le varietà a foglia caduca, e comunque per tutti gli agapanti in inverno fino all’inizio della primavera, maggiore è il tempo che passano tra +4 e +8 °C e maggiore è il numero di gemme da fiore che formeranno.
Divisione Agapanto
Veniamo ora alla divisione degli agapanti, operazione che è bene fare quando la pianta è ormai così stretta nel vaso che le radici ‘scappano’: il periodo giusto è quando le radici sono, come dicono gli inglesi, ‘ancora in movimento’, cioè dopo la fioritura, e quindi in luglio – agosto. Se si prevede di dividere un agapanto è bene non concimare dopo la fioritura per non aumentare troppo la salinità del terreno e perché se si concimasse si stimolerebbe meno la formazione di radici avventizie, quelle che cercano il nutrimento.
Ecco l’agapanto “Stream Line”, il protagonista del nostro reportage sulle divisioni:
Ed ecco il terriccio che verrà usato. 60% di torba bionda a pH controllato (compreso tra 5.5 e 6), 20% di torba nera e 20% di sabbia non salina. In alternativa si può usare soltanto torba bionda grossa.
Quanto alla divisione vera e propria, la prima cosa da tener presente è che gli agapanti sono originari del Sudafrica, terra rude e vigorosa dove gli uomini sono veri uomini e gli agapanti sono veri agapanti, perciò l’operazione va fatta con decisione e senza star lì a pensare “Oddio, questa radichetta è troppo bellina, passo di qua così non la sciupo… E guarda qua quest’altra, anche questa non la voglio rovinare…” perché altrimenti è la volta che si sciupa davvero la pianta e la si danneggia. Si toglie perciò la pianta dal vaso (come vedete, era proprio tempo di dividerla…):
e con decisione e un coltello affilato si taglia a metà la massa delle radici nel senso della lunghezza:
si allarga e si apre in due:
poi si divide nuovamente a metà ciascuna delle due parti:
A questo punto, sempre con decisione e senza tentennamenti, si accorciano le radici di ciascuna delle quattro parti della pianta madre:
Non bisogna aver timore di tagliare le radici grosse in esubero, dal momento che hanno funzioni di trasporto e di sostegno e perciò sono meno importanti di quelle piccole, le avventizie, che sono quelle che assorbono il nutrimento:
Ogni piantina viene poi messa, dopo aver allargato un po’ le radici, in un vaso che contiene già un po’ di terra:
Si riempie di terra pressando ai lati (se nel corso di questa operazione qualche pezzo delle radici tagliate va a finire dentro al vaso non fa certo male alla pianta) lasciando un paio di centimetri di spazio dal bordo del vaso in modo che ci sia posto per l’acqua quando la si bagna.
Trapianto Agapanto
Passiamo ora a descrivere il trapianto senza divisione di un agapanto, operazione da effettuare quando si vuole trasferire una pianta che ha già riempito di radici il suo vaso in uno più grande.
Si toglie l’agapanto dal vaso tirando con delicatezza la pianta (se non si riesce a toglierla in questo modo bisogna tagliare il vaso)
poi si tagliano le radici sul fondo
facendo un taglio a croce, e si aprono bene i tagli
Si mette un po’ di terra sul fondo del vaso e si posiziona la pianta con le radici già rivolte verso l’esterno e, se proprio son troppe, si tagliano quelle in esubero
Infine si riempie di terra come s’è fatto prima, sempre lasciando un paio di centimetri di spazio dal bordo del vaso e poi si abbevera in modo da far assestare la terra.
Guardate quante radici ha già fatto una pianta che è stata trapiantata all’inizio dell’anno, e quindi in un periodo non ottimale
In pratica, se s’interviene su un agapanto nel periodo più adatto per il trapianto o per la divisione si avranno i migliori risultati, ma se per qualche motivo si fanno questi lavori in periodi diversi, comunque queste piante robuste e generose riusciranno a dare molte soddisfazioni: uno degli agapanti provenienti dalla divisione dello “Stream Line” (fatta alla fine di maggio) mi è stato affidato con la raccomandazione di tenerlo a mezz’ombra, e l’ammirevole pianta s’è riempita di boccioli e mi ha regalato una bella fioritura.