Ci sono molte ragioni per decidere di ottenere una pianta da seme: perché qualcuno ci ha regalato dei semi, perché è economico, perché si prova soddisfazione nel vedere crescere dal niente una pianta o perché la pianta è introvabile nei vivai, mentre i semi si possono far spedire da ogni parte del mondo, benché su quest’ultimo punto occorra essere consci del fatto che l’introduzione di specie vegetali non autoctone può costituire un rischio per l’ecologia di un paese.
Le semine possono essere fatte direttamente in giardino, all’aperto, ma occorre aspettare primavera inoltrata, se non si vuole correre il rischio di vedere deperire le piantine appena nate a causa di una gelata tardiva o di un vento freddo.
Volendo anticipare la semina allo scopo di ottenere una precoce fioritura, occorre seminare in serra, ovvero in un ambiente riparato. La serra dovrebbe inoltre avere un buon ricambio d’aria e sufficiente umidità.
Una veranda, un davanzale protetto dai doppi vetri, la cucina o il bagno di casa possono diventare all’occorrenza una serra. Anche un cassone posto in terrazza e coperto da una lastra trasparente o dalla pellicola per alimenti può diventare una serra.
Per germogliare, molti semi richiedono l’oscurità, mentre altri preferiscono la luce. In ogni caso, non appena le prime piantine saranno comparse, occorrerà avere luminosità diffusa, altrimenti le piantine cominceranno a “filare” verso le sorgenti di luce più vicine e vi troverete piantine spilungone e storte.
Quindi, l’interno di casa può andare bene per la fase di germinazione dei semi, ma può rivelarsi invece inadeguato per il successivo sviluppo delle piantine e sarà in tal caso preferibile portare le piantine all’esterno, riparandole adeguatamente.
Analizziamo ora le varie fasi della semina.
Come Scegliere la Terra
La scelta della terra è una faccenda complicata. Se pensavate di usare terra da giardino, magari riciclata, ebbene, eravate sulla cattiva strada.
La terra da giardino da sola, infatti, non possiede materiale organico a sufficienza, presenta un drenaggio inadeguato e tende ad indurirsi in superficie, creando una sorta di crosta che ostacola lo sviluppo del seme. Inoltre, per le semine è sconsigliabile impiegare terra riciclata, poiché questa potrebbe contenere semi di erbacce, parassiti o agenti patogeni.
Il substrato che normalmente viene consigliato per le semine consiste in una composizione ottenuta miscelando torba, sabbia e terra da giardino, nelle seguenti proporzioni
– due parti di terriccio (costituito da limo, argilla e sabbia)
– una parte di torba
– una parte di sabbia
A ciò si consiglia di aggiungere perfosfato (un fertilizzante) e calcare,e precisamente 120g di perfosfato e 60g di calcare macinato per ogni ettolitro di composta.
Inoltre, per eliminare gli eventuali semi di erbacce, i parassiti o gli agenti patogeni, è necessario sterilizzare la composta, riscaldandola sino ad una temperatura di almeno 80°C.
Se volete costruirvi da soli la siffatta composta, quindi, dovrete sacrificare il forno per una mezz’ora, sperando che nel frattempo vostro marito non torni dal lavoro e trovi un terribile odore di terra diffuso per tutta la casa, anziché il solito profumino di torta di mele.
La composta ottenuta in questo modo è detta Composta di John-Innes per le semine e, se non volete rischiare una crisi matrimoniale, potete sempre decidere di acquistarla già pronta presso un garden center, ma dovrete avere la fortuna di trovarla.
Come Interrare i Semi
Come si procede quindi, una volta che la fatidica composta è pronta?
Il passo successivo è quello di riempire un cassone da semina, ovvero un contenitore drenato e ampio, in cui inserire la composta e tutti i semi. Anche un semplice vaso può andare bene. Si tenga allo scopo presente che la terracotta tende a disperdere l’umidità e che quindi può essere preferibile l’utilizzo di vasi in plastica, opportunamente forati sul fondo. I semi vanno distribuiti ordinatamente sulla superficie della composta, facendo in modo che tra loro vi sia una distanza di qualche centimetro (da 5-7 cm circa, in funzione della grandezza del seme).
Risulta essere importante che i semi non siano troppo ravvicinati, affinché le piantine abbiano sufficiente spazio e luce per svilupparsi.
Piantine estremamente ravvicinate, inoltre, possono contrarre il marciume radicale, un malattia fungina che può colpirle se sono troppo vicine tra loro.
I semi vanno interrati leggermente, facendo una leggera pressione con le dita nella terra.
Poi, vanno ricoperti con uno strato di terra leggera (la sabbia va bene) adottando la regola pratica secondo cui lo spessore di copertura deve essere paragonabile con lo spessore del seme e comunque non maggiore del suo doppio.
Questa è la teoria, che sembra semplice, ma nella pratica l’interramento del seme può avere alcune complicazioni.
Alcuni semi, per esempio i semi di lobelia o campanula, sono così piccoli, che risulta estremamente difficile distribuirli con regolarità sulla superficie della terra.
Essi tendono infatti a cadere in piccoli mucchi ed è difficile anche solo vederli. In tal caso in qualche libro si consiglia di farli scendere dalla busta dando leggeri colpetti con le dita. Molto più facile a dirsi che a farsi, dato che la suddetta abilità manuale richiede anni di esercizio.
Un’altra complicazione può derivare dal fatto che il seme presenta una forma irregolare, ad esempio allungata, e può non essere chiaro come inserire il seme in terra. Un classico esempio è rappresentato dal seme di cobaea scandens, dalla tipica forma piatta, che deve essere interrato di taglio, pena la riduzione significativa della probabilità di germinazione.
Ultima considerazione, non meno importante: se avete semi di diverse specie, ricordatevi di utilizzare delle etichette, altrimenti finirà che non distinguerete più una pianta dall’altra.
Germinazione
Dopo avere interrato i semi, occorre provvedere affinché questi siano nelle giuste condizioni di umidità, temperatura e luce.
La germinazione è un processo statistico che non dà risultati certi, ovvero voi non potete sapere a priori quanti semi germineranno e quante piantine quindi otterrete.
Esiste naturalmente anche una certa variabilità da una specie all’altra, essendoci piante notoriamente difficili da riprodurre per seme, quali ad esempio il meconopsis o la gardenia, ed altre invece che germinano con estrema facilità. Il primato in fatto di germinazione facile spetta naturalmente alle erbacce che infestano il giardino, ma anche a molte altre piante, quali il tagetes o le viole.
Per una determinata specie, esiste una notevole variabilità anche da seme a seme. Alcuni semi sono favoriti nella germinazione, per ragioni genetiche o perché sono stati raccolti dalla pianta nel giusto grado di maturazione o ancora perché sono stati ben conservati.
Tuttavia, a parte queste differenze, quanto più fornirete ai semi calore, umidità e giuste condizioni di luce-ombra, tanto maggiore sarà la probabilità che essi germoglino.
Calore, umidità, luce: analizziamo uno ad uno questi importanti fattori.
La temperatura ottimale di germinazione per la maggior parte dei semi varia da 18°C a 24°C.
Quindi, l’interno di un appartamento sarà un ambiente adatto dal punto di vista della temperatura.
L’umidità è un fattore fondamentale per la germinazione dei semi: non deve mai mancare.
Nella pratica, occorre fornire acqua ai semi, facendo attenzione a non versarla di getto sulla terra. Si può usare un vaporizzatore e far cadere l’acqua sulla superficie della terra, lasciando che questa venga a poco a poco assorbita anche negli strati più bassi.
Per fare in modo che l’umidità sia trattenuta all’interno del cassone da semina, si può richiudere il tutto all’interno di un sacchetto o della pellicola per alimenti. 5 cm
In questo modo, le goccioline d’acqua saranno trattenute e si creeranno le giuste condizioni di umidità. Non appena usciranno le prime piantine, tuttavia, occorrerà fare attenzione a che l’umidità non sia eccessiva (può essere causa in tal caso di marciumi) e arieggiare giornalmente.
Per quanto riguarda la luce, infine, occorre precisare che non tutti i semi si comportano allo stesso modo. Per la maggior parte, i semi amano l’oscurità o l’ombra per germinare, ma vi sono eccezioni a questa regola e alcuni semi invece richiedono preferibilmente la luce.
Cosa Fare Quando Spuntano le Prime Piantine
Ma, dopo quanto tempo arriveranno le prime piantine?
Dipende dalla specie che state seminando e, anche qui, dalla statistica: da pochi giorni a diverse settimane.
Cosa accade all’interno del seme in questo periodo?
Il seme interrato assorbe l’acqua e si gonfia fino a rompere il tegumento e a far uscire una prima radichetta che via via si rinforza e si allunga.
Le prime piantine sono caratterizzate da una coppia di foglioline, dette cotiledoni, che non sono vere e proprie foglie, ma sono una parte del seme originario, ricche del primo nutrimento richiesto dalla piantina per crescere. Quando questo nutrimento si esaurisce, i cotiledoni si avvizziscono e compaiono le prime vere foglioline.
A questo punto, prima che le radichette comincino a svilupparsi eccessivamente invadendo la terra delle piantine vicine, occorre spostare le piantine dal cassone in singoli vasi. Questa operazione viene detta “ripicchettatura” ed è cruciale. Infatti, le piantine sono ancora molto piccole e basta poco per spezzarle (o per spezzare le radichette).
Inoltre, è possibile che in condizioni di non sterilità, nel contatto con le mani o con l’attrezzo utilizzato per estrarle dalla terra, esse contraggano malattie fungine.
Per questo è necessario prestare moltissima attenzione.
Dove trapiantare le giovani piantine?
Risulta comodo utilizzare i vasetti di torba, che presentano il vantaggio di decomporsi sotto l’azione dell’acqua e che quindi potranno essere inseriti direttamente in terra, senza sottoporre le radici delle piantine ad un ulteriore shock.
I vasetti di torba andranno riempiti con una terra nutriente, tenendo conto del fatto che le giovani piantine cresceranno in fretta ed avranno quindi bisogno di nutrimento.
Dopo averle trapiantate singolarmente nei vasetti di torba, o in altri contenitori, occorrerà fare in modo che le piantine crescano sane e si adattino con gradualità a vivere all’esterno. In primo luogo, converrà sistemare le piantine all’esterno (a meno che non faccia ancora troppo freddo!), mantenendole riparate con una copertura trasparente (i soliti sacchetti per alimenti possono andare bene).
Inoltre sarà necessario annaffiare spesso le piantine, sempre utilizzando un vaporizzatore, per non rischiare di danneggiarle con getti d’acqua troppo violenti.
Ogni giorno, possibilmente sfruttando i primi tepori primaverili, si scopriranno le piantine via via sempre più a lungo allo scopo sia di permettere un acclimatamento graduale all’esterno, sia di arieggiare l’interno della serretta ed evitare quindi pericolosi ristagni di umidità.
Per prevenire eventuali malattie fungine, si sente spesso dire di somministrare un funghicida ad ampio spettro, ma, essendo semplici giardinieri per hobby e non vivaisti di professione, a mio parere si può anche evitare di bombardare da subito le piantine con prodotti chimici.
Infine, quando le radici di ciascuna piantina avranno occupato il vasetto e quando sarà passato il rischio di gelate notturne o venti freddi, potrete scoprirle definitivamente e trapiantarle in giardino o in vasi più grandi.
Se avrete usato i vasetti di torba, questi saranno già parzialmente decomposti per effetto delle annaffiature e basterà creare delle spaccature ulteriori, “stirandoli” con le mani (facendo attenzione alle radici !) per poi interrarli definitivamente.
Infine, quando le piante saranno a dimora…godetevene la fioritura e non dimenticate di raccogliere altri semi.