La rotazione delle colture (o avvicendamento) è una pratica agricola che prevede la variazione, nel corso degli anni, della specie coltivata sullo stesso terreno. Questa pratica, attuabile con successo anche in un orto familiare, porta numerosi vantaggi inerenti alla produttività e alla riduzione delle malattie delle piante coltivate.
Storia
L’esigenza dell’avvicendamento è nata con l’agricoltura primitiva, quando si osservò che un terreno coltivato per molti anni con la stessa specie tendeva ad impoverirsi e a portare a una forte diminuzione della produzione.
I diversi popoli nel corso della storia hanno trovato varie soluzioni per questo problema: gli ebrei lasciavano il terreno a riposo al settimo anno, gli egizi compresero l’effetto di determinate colture su quelle successive, i greci conoscevano la tecnica del maggese. Per arrivare ad una vera e propria innovazione dobbiamo però aspettare l’Inghilterra nella prima metà del diciottesimo secolo, con l’introduzione della rotazione di Norfolk.
La rotazione di Norfolk era quadriennale e cosi strutturata
Primo anno: rapa
Secondo anno: orzo
Terzo anno: trifoglio oppure fagiolo
Quarto anno: frumento
Dopo il quarto anno si ricominciava dalla rapa e così via. Il principale vantaggio di questa rotazione consisteva nell’introduzione al 3° anno di una pianta appartenente alla famiglia della leguminose (anche chiamate fabacee), in grado quindi di fissare l’azoto atmosferico e di arricchire così il terreno a beneficio della coltura seguente.
Negli anni seguenti le rotazioni si affermarono e si svilupparono ulteriormente. Ancora oggi, nell’epoca dell’agricoltura industrializzata, i loro vantaggi sono innegabili e devono pertanto essere tenute in seria considerazione.
Caratteristiche delle rotazioni
Le colture agrarie vengono classificate, in base al loro ruolo all’interno della rotazione, in tre gruppi principali
-Depauperanti (o liquidatrici o sfruttanti), che impoveriscono il terreno lasciandolo in condizioni peggiori. Per esempio il frumento, l’orzo, il riso, l’avena
-Miglioratrici, che migliorano le condizioni del terreno. Appartengono a questo gruppo i prati e le leguminose in genere
-Preparatrici, che lasciano il terreno in buone condizioni di fertilità non per loro caratteristiche intrinseche, ma in virtù delle lavorazioni che sono previste per la loro coltivazione (lavorazioni profonde e letamazioni abbondanti). Anche dette colture da rinnovo, comprendono mais, bietola, patata, pomodoro, girasole.
Effetti delle rotazioni sul terreno
Vediamo ora quali sono gli effetti delle rotazioni sul terreno e sulla produzione delle colture.
-Effetti sulle caratteristiche fisiche e chimiche del terreno
Le variazioni di carattere fisico sul terreno derivano principalmente dalle lavorazioni effettuate per la coltivazione di specie quali il mais, la bietola e il tabacco. Dei benefici apportati si avvantaggeranno le colture seguenti, in particolar modo il frumento.
Un altro effetto positivo sulle caratteristiche fisiche del terreno è dato dall’apporto di letame, che esplicherà parte della sua azione sulle colture successive a quelle a cui è stato apportato.
-Effetti sulle caratteristiche biologiche
La successione di diverse colture influenza la composizione della flora infestante sul terreno. Esistono colture dette “rinettanti” che riducono la presenza di malerbe nelle colture successive, rendendo più facile la lotta allae infestanti. Un esempio di coltura rinettante è la canapa da fibra.
La rotazione influenza inoltre il grado di diffusione e la facilità di propagazione dei parassiti. Questo effetto è particolarmente significativo per quei parassiti (come i funghi patogeni del suolo) che non sono in grado di spostarsi. Coltivando una coltura poco sensibile ad un determinato patogeno, la sua presenza nel suolo si ridurrà. Nel caso degli insetti, spesso in grado di spostarsi a grandi distanze, l’effetto è meno evidente ma comunque positivo.
Le rotazioni rappresentano quindi uno strumento da tenere in seria considerazione nella gestione di un’azienda agricola, in quanto possono apportare grandi vantaggi in un’ottica di gestione biologica e integrata delle colture, riducendo l’impiego di fitofarmaci e di concimi chimici di sintesi, oltre a consentire una diversificazione del paesaggio agrario.