In questa guida spieghiamo come scegliere una trivella a scoppio.
Simile a un grosso trapano, o ad un martelletto tassellatore, la trivella a scoppio è lo strumento più adeguato a realizzare dei fori profondi, sia nel materiale edile che nel sedime. La sua punta perforante è in grado di sopportare qualsiasi materiale, compreso il calcestruzzo, e il suo motore a scoppio possiede abbastanza potenza da gestire perforazioni di ogni genere. La trivella a scoppio può essere impiegata senza problemi nel settore edile come in quello agricolo e, grazie alla sua lama ad elica, quando la estrai si porta dietro anche il materiale rimosso. Quindi è perfetta per moltissimi utilizzi, compresa la palificazione degli orti e delle vigne, e il trapianto degli arbusti. Vediamo come scegliere una trivella a scoppio partendo proprio dal suo funzionamento.
Come Scegliere Trivella a Scoppio
La trivella a scoppio ha una struttura suddivisa in quattro elementi facilmente identificabili. Il primo è proprio il motore, che può essere il classico 2 tempi a miscela, oppure un 4 tempi, con la doppia vaschetta del carburante e quella che contiene il lubrificante per il motore. Poi c’è la punta perforante ad elica ampia, una solida impugnatura a doppia mano e il sistema di sicurezza della persona. Diamo un’occhiata a ciascuno degli elementi.
Il motore
Se c’è un elemento che deve sempre attirare la tua attenzione in una trivella a scoppio è proprio il motore. Non importa solo che sia potente, ma deve essere anche un elemento di ottima qualità. Questo perché il lavoro che è tenuto a fare è molto impegnativo. Risulta essere questo componente, infatti, a sopportare lo sforzo che effettua la punta perforante per attraversare qualsiasi materiale, anche quello più duro. La sua accensione, date le dimensioni, avviene tramite una cordicella attaccata ad una manopola. Per avviarla bisogna afferrare la manopola e tirarla con energia, in modo che il pistone faccia qualche giro, e si innesti il sistema di combustione. Si tratta di motori che possono funzionare sia a due che a quattro tempi, con consumi e performance differenti. Vediamoli.
-Motore a due tempi
Il motore a due tempi, conosciuto anche come motore a miscela, utilizza un carburante addizionato con una percentuale di olio che oscilla tra il 2% e il 4%. Una percentuale che dipende sia dalla cilindrata che dal numero di giri che può raggiungere. Si tratta di un motore meno potente di quello a benzina e anche più inquinante, perché insieme al carburante brucia anche l’olio motore. Ma ha il pregio di costare meno e di essere di più facile manutenzione. Questo motore ha solo la vaschetta per la miscela, e i vari ingranaggi vanno lubrificati a parte. Generalmente si tratta di propulsori la cui camera di combustione non supera i 50 centimetri cubici, e che sviluppano al massimo 2,5 cavalli di potenza. Il motore a due tempi viene montato sulle trivelle che servono a fare perforazioni profonde non più di un metro.
-Motore a 4 tempi
Il motore a 4 tempi, definito anche motore a benzina, usa la benzina verde senza additivi. Infatti l’olio per la lubrificazione della camera di scoppio, tra il pistone e la camicia del cilindro, è collocato in un contenitore a parte e distribuito con un sistema di riciclo a circuito chiuso. Questo sistema rende sicuramente il motore a quattro tempi meno inquinante del suo fratello a miscela, perché non immette nell’ambiente olio bruciato. Ma la divisione in 4 tempi della sua attività motrice lo rende più potente, oltre che capace di effettuare trivellazioni a maggiore profondità e su materiali più resistenti. La cilindrata del motore a 4 tempi può superare tranquillamente i 50 cc e la sua potenza raggiunge anche i 6 cv. Le trivelle che montano un motore a 4 tempi sono quindi più potenti, ma costano più care e sono più complicate come manutenzione.
A volte le persone che si avvicinano a questi attrezzi si chiedono se ci sia anche un cavo da collegare alla corrente elettrica. La risposta è no, anche perché il lato positivo di usare uno strumento che monta un motore a scoppio è proprio quello di non dovere dipendere da un cavo elettrico e, quindi, potere lavorare tranquillamente in pieno campo. Ma c’è anche un’altra ragione. Il lavoro di una trivella a scoppio è molto impegnativo dal punto di vista dello sforzo. Quindi c’è bisogno di un motore potente, e quello elettrico difficilmente è in grado di sviluppare la forza necessaria a forare tre metri di sedime ghiaioso o di calcestruzzo. Ma passiamo ad analizzare il secondo elemento, e cioè la punta perforante.
La punta perforante della trivella a scoppio
La punta perforante della trivella a scoppio ha un asse molto robusto, realizzato in materiale sufficientemente elastico da non spezzarsi, sul quale è ricavata una lama dello stesso materiale, di forma elicoidale, a voluta ampia. La voluta ampia dell’elica è realizzata appositamente per non essere bloccata dal materiale di risulta della perforazione e per riuscire invece a trascinarlo agevolmente fuori dal foro.
Per quello che riguarda questa punta le cose da controllare sono due. La prima è la sua lunghezza. Si tratta di una caratteristica che dipende dall’uso che ne devi fare e a quale profondità vuoi che arrivi il fosso. Ma, per valutare correttamente la lunghezza della punta da scegliere, è importante anche considerare la potenza e il tipo di motore che monta la trivella.
Infatti se hai scelto una trivella a scoppio a due tempi, con un motore abbastanza leggero, allora non puoi prendere la punta elicoidale da tre metri, ma solo quelle che non superano il metro. Se, invece, la trivella che hai deciso di acquistare ha un motore a 4 tempi di buona potenza, allora puoi prendere le punte più lunghe, comprese quelle che bucano fino ai tre metri. Considera però che solo quelle corte sono a corpo unico, mentre quelle più lunghe sono divise in sezioni da aggiungere progressivamente, man mano che la perforazione prosegue lungo il suo percorso.
Un’altra cosa da controllare, quando acquisti le punte per la trivella a scoppio, è il diametro di perforazione. Ne trovi generalmente dai 10 ai 30 centimetri di diametro. Quelle più strette sono ottime per collocare i pali e vanno bene anche su macchine di media potenza. Quelle più larghe, invece, servono soprattutto per i trapianti verdi ma, prima di usare una punta larga, devi stare molto attento alla natura del materiale da forare. In molti casi conviene prima realizzare un foro di avvio con la punta stretta e poi allargarlo con quella che ha la voluta più ampia. E, infine, c’è da valutare anche la tipologia a singolo o a doppio principio.
-Punta a principio singolo
La punta per trivella a scoppio a principio singolo presenta una lama avvolgente collocata intorno all’asse di rotazione. Si tratta del modello semplice, che ha il difetto di perforare più lentamente e con minore precisione.
-Punta a doppio principio
La punta a doppio principio guarnisce l’asse perforante con una doppia lama elicoidale contrapposta. Le due lame sono parallele e separate da uno spazio di pari portata. Questa punta è molto più precisa della mono principio ed ha una capacità di penetrazione decisamente più elevata. Una caratteristica che ha il pregio di velocizzare le operazioni di perforatura, soprattutto se effettuate in serie.
Ovviamente ogni trivella a scoppio può essere utilizzata per effettuare lavori di differente entità. Quindi la scelta più consona, almeno per quello che riguarda le punte, è sempre quella di prendere dei kit completi, sia come lunghezze che come ampiezza e numero di lame.
L’impugnatura della trivella a motore
Altro elemento fondamentale nella trivella a motore è la sua impugnatura. Si tratta di un manico a doppia tenuta che deve permetterti di tenerla saldamente mentre affondi nel materiale da perforare. Le ragioni della presenza di una doppia impugnatura sono tante e tutte importanti. La prima è che la trivella quando affonda tende a vibrare e potrebbe sfuggirti se usassi una sola mano. La seconda è nella precisione del foro da fare. Solo con due mani puoi affondare con precisione nel sedime e proseguire mantenendo la stessa direzione. E poi c’è da considerare che l’impugnatura deve sopportare sia la pressione verso il basso che gli urti contro il materiale più resistente. Quindi deve essere particolarmente robusta ed elastica. Robusta per sopportare lo sforzo del lavoro da effettuare. Elastica per non trasferire per intero l’urto e le vibrazioni sulle articolazioni delle mani e delle braccia dell’operatore. E poi la doppia impugnatura è più sicura perché garantisce una maggiore solidità di presa dell’attrezzo. Alcune trivelle a motore, inoltre, se sono particolarmente potenti e pesanti, possono essere gestite a quattro mani da due operatori. Si tratta ovviamente di casi legati ad operazioni particolarmente impegnative come quelle edili.
Il sistema di sicurezza
La trivella a motore è uno strumento potente e capace di fare risparmiare all’operatore molta fatica e tempo. Ma è anche una macchina che, se viene usata male o a sproposito, può diventare pericolosa. Per questa ragione la trivella, come altre macchine da lavoro, deve essere dotata di un sistema di sicurezza efficiente che salvaguardi sia la macchina che, soprattutto, il suo operatore. Il sistema di sicurezza di una trivella a motore generalmente è basato su una doppia leva. La prima leva fa da frizione e serve a innestare la punta sul motore già in funzione. Solo rilasciandola la lama gira e penetra nel terreno. La seconda leva, invece, viene tenuta premuta insieme alla maniglia del manico. Essa rimane attiva durante tutta la fase di perforazione, almeno fino a quando le cose procedono normalmente. Nel caso in cui però si dovesse creare un intoppo, o un inconveniente, allora basta togliere la mano dal manico. In questo caso la leva torna automaticamente in posizione di riposo, bloccando la punta perforante e arrestando la trivella.
Trivelle a Scoppio più Vendute
Nella lista che segue è possibile trovare le trivelle a scoppio più vendute in questo periodo con il relativo prezzo. Cliccando sui prodotti presente nell’elenco è possibile accedere a una pagina in cui sono mostrate le caratteristiche tecniche e le opinioni degli acquirenti.