In questa guida spieghiamo come coltivare il noce nell’orto.
Il noce (Juglans regia) è una pianta arborea della famiglia delle Juglandacee ed è originaria dell’Asia. Diffusa in tutto il mondo, in Italia è coltivato soprattutto in Campania ma è comune negli orti e nei frutteti familiari perché facile da coltivare. Oltre che per il frutto può essere coltivato anche per il legno. La coltivazione del noce è quindi semplice e alla portata di tutti; inoltre, se lasciato crescere, è un albero maestoso che farà bellissima figura in qualsiasi giardino.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
Il noce è un albero vigoroso, caratterizzato da un tronco diritto e solido con corteccia di colore da biancastro a cenere. La radice è robusta e fittonante.
Risulta essere una specie monoica: esistono cioè fiori maschili e fiori femminili, separati, ma presenti sullo stesso individuo. I fiori maschili sono lunghi 10-15 cm, sono penduli e vengono chiamati amenti. I fiori femminili si aprono dopo quelli maschili e sono solitari o in gruppi di 2 – 3. Compaiono contemporaneamente alle foglie.
Il frutto, da un punto di vista botanico, è una drupa, come la ciliegia e l’albicocco. E’ formato da una parte esterna morbida e carnosa, che a maturità libera la noce, con un guscio solido e resistente. All’interno è presente il gheriglio, che viene consumato.
Esistono due specie principali di noce
-Juglans regia: il noce nostrano, coltivato per i frutti e per il legno
-Juglans nigra: il noce nero o noce americano, coltivato per il legno
Le cultivar italiane (Bleggiana,Noce di Cerreto, Grossa di Vol prana, Noce di Feltrino, NocePremice, Corniola, Noce di Benevento) sono costituite da popolazioni (ecotipi) che non presentano i caratteri definiti di una vera e propria cultivar. La più nota è
Sorrento, diffusa in tutta la Campania e areali limitrofi; il frutto è gustoso ed apprezzato dal mercato ma non ha la produttività delle varietà a fruttificazione laterale, molte delle quali sono francesi e americane.
ESIGENZE AMBIENTALI
Il noce predilige posizioni soleggiate in pianura e collina, protette dai venti, e zone a clima mite, in quanto teme gli eccessi termici (temperature troppo elevate o troppo fredde). E’ sensibile ai ristagni idrici e non tollera i terreni pesanti o argillosi, con possibili fenomeni di asfissia radicale.
Come detto, l’andamento climatico riveste particolare importanza per la resistenza alle minime invernali, alle massime estive, al fabbisogno in freddo ed al ritorno in freddo. Le cultivar tipiche delle zone temperate sono meno resistenti e subiscono danni a temperature di 10 0 15 gradi sotto zero. Il mancato fabbisogno infreddo, in ambienti con inverni miti, comporta una serie di problemi come: ritardato o mancato germogliamento delle gemme, anomalie morfologiche e colatura di infiorescenze, cascola di frutticini, riduzione del loro accrescimento e diminuzione della produzione. Le gelate tardive possono danneggiare il tratto apicale dei germogli, dove si trovano i primordi delle infiorescenze femminili, oppure possono necrotizzare gli stigmi. Il noce predilige primavere precoci ed estati lunghe e calde; si ricordano che le somme termiche pari a 1.584° sono indispensabili per l’antesi e per il germogliamento. I frutti non si sviluppano normalmente, né formano il guscio se le estati presentano un andamento fresco e piovoso e con meno di 1.000 ore di insolazione. L’ambiente idoneo è la zona del castanetum. La Juglans regia è una specie dotata di un ampio adattamento alle condizioni termiche: a nord la si trova oltre i 56° di latitudine e a sud fino a 10°; in altitudine, invece, può raggiungere i1.000 m; il noce è esigente nei confronti della luce, richiede ambienti aperti, soleggiati e poco soggetti a nebbie, teme le piogge durante la fioritura.
Le esigenze rispetto al terreno risultano diverse a seconda che si tratti di alberi spontanei oppure coltivati. Predilige terreni di medio impasto o tendenzialmente sciolti, profondi, freschi, ricchi di sostanza organica e di elementi nutritivi, con pH neutro o leggermente acido (pH 5,5). I terreni che contengono calcare attivo elevato e pH alcalino (7,8- 8,0) determinano clorosi. Il noce tollera la salsedine (limite 0,07%), i terreni superficiali, grossolani, siccitosi, oppure pesanti o soggetti a ristagni d’ acqua. Il legno più pregiato, a grana fine e ricco di nervature scure (in ebanisteria noto come noce nero), proviene da alberi cresciuti ed allevati in collina in terreni aperti, ciottolosi ed asciutti; il legno proveniente da alberi allevati in terreni compatti, ed umidi o irrigui, è di colore naturale uniforme, senza venature e quindi con scarso valore in ebanisteria. Nei terreni umidi e freddi, a sottosuolo impermeabile, anche dopo 20-25 anni, il fusto, non raggiunge una circonferenza di circa 20 cm. Nel terreno umido le radici non si sviluppano, l’albero è poco produttivo e il suo legno è poco pregiato.
COLTIVAZIONE
Propagazione
I portainnesti del noce, si ottengono per riproduzione o per moltiplicazione. Le cultivar si propagano per via agamica, mediante l’innesto; in pratica, spesso, vengono propagati per seme anche gli alberi destinati alla produzione dei frutti. La tecnica consiste nella stratificazione dei semi nel materiale inerte come sabbia, segatura, perlite, inumiditi e mantenuti in locali con temperatura di 2-3 °C.. Dopo 90-120 giorni, superato lo stato di quiescenza endogena che consiste nell’equilibrio tra sostanze ormoniche stimolatrici (auxinosimili) ed inibitrici ( acido abscissico), i semi vengono trasferiti in nestaio, dove i semenzali vengono sottoposti all’innesto quando hanno raggiunto uno sviluppo adeguato. L’ innesto viene eseguito a gemma, a marza , in piena aria o in ambiente condizionato.
Non sempre si ottengono risultati soddisfacenti, in quanto, il noce è molto esigente nei confronti dei fattori ambientali. La temperatura utile per la formazione del callo di cicatrizzazione e per l’attecchimento varia tra 25 e27 °C, con l’umidità intorno al 70-80 %. Concorrono per la buona riuscita, l’epoca di prelevamento, la tecnica della conservazione, l’età, lo stadio vegetativo, la vigoria, le condizioni nutrizionali dei bionti.
Portainnesti
I portinnesti del noce comune sono costituiti dal franco, che risulta il portinnesto utilizzato in Italia. In Campania, in molte zone di coltivazione, si distingue il franco, proveniente da semi di varietà coltivate, molto spesso dalla Noce di Sorrento, dal selvatico, derivato, invece, da semi di forme spontanee, denominate genericamente selvatico. Il franco è molto plastico, si adatta a tutte le condizioni pedologiche, è affine con tutte le cultivar ed induce vigoria agli alberi che raggiungono, così, dimensioni molto elevate. Il noce nero (Juglans nigra), originario del Nord-America, è un altro portinnesto usato per il noce comune, è più esigente del franco di J. regia nei confronti del suolo, richiede, infatti, terreni profondi, molto fertili, freschi, permeabili, leggermente acidi (ph6,0-6,5). Il noce nero, rispetto alla J. regia, ha uno sviluppo inferiore e una più precoce entrata in fruttificazione (a circa 5-6 anni dalla piantagione, rispetto ai 12-15 anni delle piante innestate su franco), consentendo in tal modo di costituire impianti specializzati a carattere più intensivo e con una maggiore <<densità di piantagione>>; comporta inoltre maggiore facilità di innesto ed un maggiore accrescimento dei frutti.
Gli aspetti negativi della J. nigra come portinnesto rispetto al franco di J. regia sono sensibilità al calcare del terreno, minore pregio del legno e comparsa di una grave manifestazione di disaffinità con le principali cv, nota nella letteratura inglese come lack- line.
Impianto
Il noce viene generalmente impiantato in autunno; in un frutteto familiare non sono necessarie particolari tecniche di preparazione del terreno. E’ sufficiente scavare una buca di dimensioni adeguate ad accogliere l’apparato radicale della pianta, acquistata in un vivaio.
Le piante vanno messe a dimora in modo che il colletto risulti ad una profondità non superiore ai 15-20 cm. Piantando troppo in profondità, l’apparato radicale tenderà verso la superficie, mentre il palco radicale originario si atrofizza ed il tratto di fusto compreso tra le nuove e le vecchie radici risulterà compromesso.
Sul fondo della buca è possibile distribuire 3 – 4 chili di letame maturo o compost, e successivamente un altro strato di terreno, in modo che le radici non vengano direttamente a contatto con il fertilizzante, che potrebbe bruciarle.
La forma di allevamento più usata è il vaso a 3 branche, ma nei frutteti familiari viene spesso lasciato crescere liberamente.
Le distanze tra le piante si stabiliscono tenendo conto di alcuni fattori come fertilità del terreno, disponibilità idrica, portamento e sviluppo della cultivar, vigoria del portainnesto, variando, comunque, tra i 15-20 m.. La distanza dalla linea di confine è di 3 m.
Cure colturali
La coltivazione del noce non richiede in genere particolari cure o attenzioni, essendo una pianta rustica.
L’irrigazione è utile per aumentare la produzione, ma, se il clima non è particolarmente siccitoso non è fondamentale. La concimazione, in un frutteto familiare, può essere effettuata con un innaffiatoio, distribuendo un concime solubile alla base della pianta.
La potatura è fondamentale se vogliamo ottenere una determinata forma di allevamento. Nel primo anno dall’impianto si deve potare in primavera, quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di 20 – 25 cm scegliendone uno che costituirà il prolungamento del fusto. Gli altri germogli vanno accorciati lasciando solo 1 – 2 foglie. Eventuali polloni (rami che si sviluppano dalla base della pianta) vanno eliminati.
A luglio si interviene nuovamente, sempre favorendo il germoglio centrale. In genere viene usato un tutore di legno alto 2 – 3 metri, al quale il germoglio di prolungamento viene legato.
Nel secondo anno i due interventi di potatura vengono ripetuti fino a raggiungere l’altezza dove formare l’impalcatura, a circa 2,5 m da terra.
Negli anni successivi gli interventi di potatura si limiteranno ad eliminare i rami secchi o malati e gli eventuali polloni o succhioni (rami che si dipartono dal fusto) che dovessero svilupparsi.
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
In un frutteto familiare la raccolta è manuale, raccogliendo i frutti caduti a terra. Un albero in piena produzione può fornire 50-70 kg di frutti. Il frutto è ricco di olio e può essere impiegato anche dalle aziende farmaceutiche e cosmetiche.
Le noci possono essere conservate tranquillamente per alcuni mesi in un locale fresco e asciutto, disposte in cassettine in strati.
AVVERSITA’ E DIFESA
Il noce può andare incontro ad alcune malattie. Vediamo le principali.
Batteriosi: maculatura batterica causata da (Xantomonas juglandis), causa macchie brune sui frutti e sulle foglie. Per prevenirla si possono effettuare trattamenti a base di rame (ammesso in agricoltura biologica) prima della fioritura, verso giugno – luglio e in autunno a caduta foglie.
Antracnosi: causata dal fungo Gnomonia juglandis, causa malformazioni dei frutti e macchie nerastre su frutti e foglie. Gli interventi a base di rame sopra descritti sono efficaci anche per questa malattia.
Baco delle noci: la Cydia pomonella, una farfalla le cui larve si nutrono dei frutti, riducendo la produzione. Possono essere usati insetticidi a base di Bacillus thuringiensis.