Le piante grasse, che più propriamente dovremmo chiamare succulente, comprendono una pluralità di famiglie botaniche. Per un esempio assolutamente non esaustivo, Cactaceae, Euphorbiacee, Agavacee, Asphodeliaceae, Crassulaceae, Apocynaceae (Asclepiadaceae), Stapeliaceae, Mesembriantenaceae e varie altre.
Tutte hanno in comune l’adattamento ad ambienti climatici aridi anche se la loro origine è varia: le cactacee provengono generalmente dalle zone sub desertiche del continente americano, le altre succulente sono invece originarie del continente Euro-Asiatico o dell’ Africa.
La dimensione di queste piante è generalmente ridotta, ed altrettanto l’accrescimento, cosa questa che ne facilita la coltivazione in vaso. Sono presenti comunque numerose eccezioni, date da esemplari giganti, nelle famiglie delle cactaceae o delle agavaceae, con taglie che possono superare i 12 metri di altezza nelle condizioni ideali.
Coltivazione
A meno di vivere in zone a clima particolarmente favorevole, le piante grasse devono essere coltivate in vaso.
Preferenza ai contenitori in plastica o a quelli in terracotta?
Entrambi hanno i loro vantaggi e svantaggi: la plastica è più leggera, di minor costo, più facile da disinfettare, si asciuga più lentamente della terracotta, non crea incrostazioni, le radici non si attaccano alle pareti. Il colore più adatto è il marrone, non solo perché esteticamente migliore, e di aspetto simile alla terracotta, ma perché il nero, purtroppo assai comune, esposto al sole scalda troppo le radici col rischio di bruciature.
La terracotta favorisce una più rapida evaporazione dell’acqua, perché questa avviene non solo attraverso la parte scoperta della terra ma anche da tutta la superficie del contenitore.
Più importante è che ogni pianta abbia il vaso giusto per le sue dimensioni: né troppo piccolo perché le radici della pianta crescendo formerebbero degli intrecci inestricabili impedendo il corretto assorbimento dell’acqua e portando la pianta al soffocamento, né troppo grande.
Rinvasi
Quando acquistiamo una pianta di solito la portiamo a casa in un vaso troppo piccolo (per ottimizzare tutto lo spazio sui bancali) e con terriccio non sempre adatto (per lo più quello torboso utilizzato per la semina).
Vanno rinvasate, anche se mostrano di non averne bisogno, le piante acquistate presso supermercati e vivai non specializzati, che di norma sono fatte crescere su torba, che a lungo andare risulta dannosa per le succulente.
Si immergono i vasi in acqua fino a quando la torba non sia ben intrisa; si tolgono le piante dal vaso e si pongono sotto un getto d’acqua fino a quando tutta la torba non se ne sia andata; quindi si fanno asciugare le radici all’ombra per qualche giorno, dopo di che si rinvasano con un terriccio adatto.
L’operazione si esegue, di norma, a primavera ma nulla osta che venga fatta in qualsiasi periodo dell’anno ad eccezione, forse, dell’autunno allorché le piante si preparano alla stasi invernale. Non si rinvasa tutti gli anni, ma solo quando notiamo in maniera evidente che il vaso è divenuto troppo piccolo, o le radici cominciano a fuoriuscire dal foro di scolo, o infine ci accorgiamo che la pianta, probabilmente sofferente, non cresce più.
Se al momento dell’acquisto la pianta è fiorita meglio aspettare che sfiorisca.
Per il rinvaso usare un vaso di poco più grande del precedente. Come terriccio per piante grasse si può utilizzare quello venduto per le cactacee, senza aggiungere niente.
Il drenaggio lo si fa mettendo piccoli cocci, o sassolini, o lapillo vulcanico o argilla espansa sul fondo del vaso. Per l’acqua non c’e’ problema, in alcune zone è presente acqua calcarea ma solitamente tali piante non ne soffrono.
Spesso al momento del rinvaso capita di vedere molte radici secche. Questo fa parte della strategia della pianta che auto elimina le radici più sottili nei periodi di riposo, per poi rigenerarle velocemente nei periodi di abbondanza d’acqua.
Quando rinvasiamo, possiamo togliere senza problemi queste radici secche, nella maggior parte dei casi le troviamo già staccate o basta una lieve trazione per separarle dalla pianta.
Concimazione
Risulta essere opportuno eseguire una concimazione una volta al mese (c’e’ chi lo fa ogni 2 mesi) e solo dalla primavera all’autunno con un concime liquido.
Il concime deve essere apposito e deve essere anche di buona qualità, ovvero rispettare queste dosi: azoto 6%, fosforo 12%, potassio 24%.
Inoltre deve contenere in piccole dosi i microelementi come ad esempio: il calcio, lo zolfo, il magnesio, il ferro, ecc.
Senza il concime le sostanze nutritive contenute nei vasi, che di solito oltretutto sono piccoli, si esauriscono in fretta a discapito della crescita e della salute delle piante.
Calendario
Febbraio – marzo: le piante cominciano a dare segni di risveglio. Si possono rinvasare poiché le radici vecchie sono indurite e non permettono alle nuove di nascere.
Aprile – maggio: si possono annaffiare e se il tempo è bello si possono trasferire all’aperto le meno delicate, magari ritirandole se si prevede una nottata troppo fredda.
Maggio – settembre : le piante possono stare all’aperto giorno e notte. In tutto questo periodo si possono fare talee e innesti.
Ottobre – gennaio: diradare le annaffiature, basterà l’umidità notturna, alla fine di settembre ritirarle o proteggerle.
Fioriture
Di norma tutte le piante grasse fioriscono: per alcune (come per il cosiddetto cuscino della suocera) occorre però aspettare anche 40 anni, anche le agavi fioriscono dopo svariati anni.
Alcune hanno bisogno di un certo periodo di freddo, altre fioriture sono legate al raggiungimento di una determinata temperatura o di un più o meno prolungato periodo di siccità.
La maggior parte fiorisce tra marzo e novembre. Le fioriture sono spesso sgargianti ma effimere.
Le fioriture dipendono in parte anche dalle condizioni in cui sono tenute le piante (e’ chiaro che se sono in condizioni ottimali sono più propense a fiorire) e in parte dipende dalle singole specie, ogni specie raggiunge la maturità dopo un certo tempo e poi fiorisce. Le piante da talea sono adulte anche se piccole, e quindi fioriscono prima, rispetto a quelle da seme.
Tra le piante più fiorifere sono certamente le mammillarie e gli echinopsis.
Moltiplicazione
Semina
Per la semina il procedimento è questo:
Quando il fiore appassisce, se si è verificata l’impollinazione, si sviluppa il frutto, di forma tondeggiante o allungata.
I frutti si lasciano maturare sulla pianta e si staccano in autunno, quando si presentano ormai secchi. Dopodiché i frutti si conservano fino alla primavera successiva, la stagione migliore per seminare.
I frutti vanno aperti e si estraggono i semi, che sono numerosi, piccoli e neri / marroni.
Poi serve un terriccio apposito per la semina delle cactacee. Si può usare il normale terriccio per cactacee togliendo tutte le parti glossolane e aggiungendoci un po’ di sabbia. Poi occorrono dei contenitori adatti. Si possono usare le vaschette di alluminio per alimentari, mettendone due una dentro l’altra e praticando dei fori sul fondo di quella più interna. In questo moto si riesce ad innaffiare dal basso versando l’acqua nella vaschetta più esterna. E’importantissimo non innaffiare MAI da sopra perchè all’inizio le piantine hanno radici sottilissime che si rompono con niente.
Mettere il terriccio nella vaschetta superiore e pareggiarlo delicatamente senza schiacciarlo. Poi spargere sopra i semi in maniera il più possibile uniforme. E’ importante che i semi siano ben a contatto col terriccio, per cui si può pareggiare il terriccio di nuovo dopo la semina o spargervi sopra un sottilissimo strato di sabbia. Non importa il metodo usato, l’importante è che i semi rimangano comunque in superficie perchè la luce stimola la germinazione. Successivamente coprire la vaschetta con il nylon e innaffiare versando l’acqua in quella esterna, delicatamente e a più riprese finché la superficie del terriccio appaia umida.
Posizionare la vaschetta all’aperto, in una posizione con ombra luminosa tutto il giorno ed al riparo dalla pioggia e dal sole. Non ci deve mai battere il sole diretto (da piccoli sono molto delicati), specie quando c’è il nylon sopra il calore li cuocerebbe.
Quando le prime piantine iniziano a nascere (sembrano piccole palline verdi), dopo 2 – 3 settimane, mantieni il nylon ancora per una settimana in modo che nascano anche i ritardatari, poi si toglie il nylon.
Da lì in poi vanno innaffiati in modo moderato ogni qualvolta il terriccio si asciuga;infatti le piccole piantine non reggono bene la siccità come le piante adulte.
Le semine si fanno da metà aprile in poi, prima è troppo freddo per le cactacee. I semi germogliano in 2 – 3 settimane in generale, alcuni fanno anche prima. Se non nascono vuol dire che il terriccio non era abbastanza umido. Quindi basta inumidirlo di nuovo e aspettare.
Talee
La tecnica più diffusa per la propagazione delle piante grasse è quella della talea. Le talee delle piante grasse di norma, attecchiscono molto facilmente.
Le talee delle cactacee, a differenza di quelle delle altre piante, non devono mai essere poste immediatamente nel suolo; prima infatti occorre farle asciugare completamente per qualche giorno, fino a che la sezione del taglio non si cicatrizzi completamente.
Le talee vanno prelevate in primavera, nel periodo di maggior sviluppo vegetativo, utilizzando parti di piante non danneggiate da malattie e che non presentino boccioli floreali.
La talea di fusto è un sistema di moltiplicazione rivolto a quelle piante che hanno una forma molto ramificata o a quelle piante di forma colonnare che abbiano subito una cimatura con conseguente emissione di germogli nella parte sottostante. Si utilizza un coltello ben affilato per staccare i germogli o i rami, che però verranno interrati dopo un’attesa dai 3 ai 7 giorni, infatti dopo essere state tagliate devono poter asciugare in un luogo caldo e asciutto fino a quando sulla superficie del taglio si sia formato un velo impermeabile. Con le succulente a stelo si esegue un taglio orizzontale, appena sotto ad un nodo (se presente), si tolgono le eventuali foglie inferiori e si accorciano quelle superiori. La talea sarà lunga circa 10 cm.
Le talee di Euphorbia si immergono prima in acqua calda per impedire che sul taglio si formi un coagulo di lattice che impedirebbe, in seguito, il radicamento.
Talea di foglia o parte di essa. Con un attrezzo affilato si stacca una foglia che viene poi appoggiata semplicemente al terriccio appena umido. Questo tipo di talea è molto frequente per Sansevieria, Aeonium, Gasteria, Haworthia e molte Crassulacee come Echeveria, Pachyphytum, Sedum, Kalanchoe.
Divisione
Alcune piante succulente emettono germogli nella zona del colletto. Poiché questi germogli si trovano vicini al suolo, può avvenire anche una radicazione più o meno sviluppata a seconda delle dimensioni del germoglio. Dunque la divisione di cespo non è altro che la separazione di tante piantine provviste di radici autonome da una pianta madre. Le piantine così ottenute saranno subito messe in singoli vasi con i substrati descritti in precedenza e trattate come adulte.
Casi particolari
Ci sono piante che producono intorno alla foglia delle mini piantine, a volte già radicate, pronte a germogliare. Basta quindi staccarle e poggiarle sul terriccio preparato.
Malattie e parassiti
Tre sono i “disastri” potenzialmente letali che possono capitare alle piante grasse:
-il fusario
-la cocciniglia cotonosa
-il ragnetto rosso.
Fusarium oxysporum
Il primo, Fusarium oxysporum, è un fungo che dal terreno invade i tessuti della pianta conferendole un caratteristico colorito arancione prima di farlo marcire. Le piante colpite dal fusario sono destinate a soccombere e l’unica cura è la prevenzione da effettuarsi con un buon fungicida sistemico (Enovit-metil, Alliette, ecc.) un paio di volte l’anno.
Risulta essere consigliabile gettare via il terriccio e il vaso che conteneva la pianta infetta.
Cocciniglia cotonosa
La cocciniglia cotonosa si presenta con piccoli ciuffetti di lanuggine candida grandi 1-2 mm. In genere attacca l’apice o le areole delle cactacee ma non disdegna il fusto o le foglie delle succulente.
Il subdolo animaletto, in una fase della sua vita, colonizza le radici delle piante succhiandone la linfa e provocandone l’arresto della crescita prima ed il rapido deperimento poi.
Il metodo di controllo, anche in questo caso, è la prevenzione da effettuarsi con un insetticida sistemico (Confidor, Fenix, ecc.) 3-4 volte l’anno.
In caso in cui la cocciniglia abbia attaccato le radici occorre svasare la pianta, lavarla sotto un getto d’acqua, così da asportare tutto il terriccio; immergerla per il tempo necessario in un anticoccidico, far asciugare e rinvasare con del terriccio nuovo.
Si sconsiglia il controllo della cocciniglia con “l’olio bianco” ottimo per le altre piante: i pochi stomi presenti sulle superfici delle “grasse” resterebbero soffocati dalle goccioline oleose e, comunque, non avreste attaccato quelle eventualmente presenti nelle radici.
Esistono anche le cocciniglie a scudetto: sono macchie marroni simili a piccole patelle che compromettono la crescita della pianta. Intervenire come per la cocciniglia cotonosa.
Precauzioni: controllare con attenzione ogni nuova pianta acquistata, comprese le radici; non riutilizzare terricci già usati , lavare con acqua e candeggina vasi e contenitori prima di adoperarli.
Curiosità: in rete si trova chi suggerisce di aggiungere alla terra di rinvaso un po’ di naftalina frantumata come prevenzione e di chiudere le piante attaccate dalla cocciniglia in una busta di plastica, sigillando il tutto con nastro adesivo, insieme a varie palline di nafatalina per uccidere i parassiti, trattamento che va ripetuto varie volte in maniera di dare tempo anche a tutte le uova di schiudersi.
Ragnetto rosso
Il ragnetto rosso contrariamente alla simpatia che può ispirare il suo nome è un perfido parassita, un acaro invisibile a occhio nudo: infatti viene notato tardi, quando il suo danno è ben visibile.
La pianta colpita assume un caratteristico colorito marrone chiaro o grigiastro, sembra quasi “secca”, e in un primo momento può essere scambiato per ruggine. E’ abbastanza contagioso.
Alcuni consigliano una buona ventilazione delle piante con frequenti spruzzature di acqua dall’alto dal momento che il ragnetto, evidentemente, poco sopporta essere “inumidito”!
In genere il ragnetto è un problema di serre,le piante all’aperto difficilmente sono attaccate, piogge e rugiade sono sufficienti a dissuaderlo.
E’ consigliabile tenere le piante sotto controllo durante il periodo estivo, eventualmente trattando con un acaricida specifico (Brigata Flo, ecc.) dai primissimi sintomi, dal momento che i comuni insetticidi sono pressoché innocui nei suoi confronti.
Altri mostri che possono attaccare le nostre piante sono
le lumache e le limacce, ghiotte di semenzali e di foglie carnose nonché di germogli possono rappresentare un problema specie per le piante tenute all’aperto;
gli afidi (verde e nero) che possono apparire lungo gli steli fioriferi di alcune piante e che in genere non provocano danni.
Ruggine
Si tratta di una patologia fungina più esteticamente fastidiosa che altro.
Si presenta con macchie più o meno tondeggianti, marroni, che deturpano l’estetica della pianta.
Si può trattare localmente con prodotti a base rameiche però macchierà la pianta di blu!
Marciume
Il marciume spesso e volentieri è causato dalle troppe annaffiature o da una elevata umidità dell’aria.
Per il marciume si consiglia l’utilizzo di un fungicida sistemico. Lo vendono liquido con lo spruzzino. Niente polverine o rame, il fungicida sistemico e’ l’unico che funziona. Altri fungicidi tradizionali, tipo rame, agiscono solo in superficie e quindi sono adatti per tutte le piante con foglie sottili. Ma per le grasse e le succulente che hanno corpi e foglie spesse il rame non ha alcun effetto perché resta in superficie e non penetra dentro i tessuti. Il fungicida sistemico si può dare sia per curare, sia per prevenire. Si può spruzzare sulla pianta o aggiungerlo alle annaffiature ed ha un effetto prolungato nel tempo.
Muffe
Botrytis cinerea è il patogeno meglio conosciuto come muffa grigia: sui fusti e sulle foglie si formano delle macchioline verde scuro con margini giallastri, con tendenza a scurirsi fino al marrone o nero e che in seguito si ricoprono di una polvere di colore grigiastro.
L’infezione parte dai detriti di piante caduti sul terriccio, colpisce in prevalenza i semenzali e le succulente coltivate in ambienti umidi e poco aerati.
E’ bene lasciare spazio fra le piante; rimuovere i detriti; curare l’aerazione in caso di serre.
Se l’infezione è già in atto, occorre rimuovere qualunque pianta infetta chiudendola prima in un sacchetto di plastica, al fine di non spargere le spore; asportare le parti malate e trattare il taglio con un fungicida