In questa guida spieghiamo come coltivare il lino nell’orto.
Il lino (Linum usitatissimum) è una pianta della famiglia delle Linacee. La sua coltivazione per l’utilizzo della fibra è antichissima: alcuni reperti archeologici ne attestano l’uso già nel neolitico ed era molto conosciuto nell’antico Egitto. A partire dal ‘900 la coltivazione del lino ha subito la forte concorrenza dell’avvento delle fibre sintetiche, come è avvenuto per la coltura della canapa.
In un orto familiare la coltivazione del lino può essere molto interessante da un punto di vista hobbistico per avere una pianta non molto diffusa. Inoltre la sua fioritura, di colore bianco – azzurra è davvero molto bella.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
Il lino è una pianta erbacea annuale che può raggiungere un’altezza di circa 1 metro. I fiori di colore bianco – azzurro hanno 5 petali e possono essere solitari opure riuniti in gruppi detti corimbi. I semi contengono un olio che trova diverse applicazioni industriali nella preparazione delle vernici. Nel genere Linum sono comprese circa 200 specie ma soltanto il Linum usitatissimum è coltivata.
ESIGENZE AMBIENTALI
Il lino può essere coltivato in zone molto diverse, dal nord Europa fino alle zone calde dell’India. Per germinare richiede soltanto pochi gradi sopra lo zero e si adatta bene a diversi tipi di terreno. La sua coltivazione non rappresenta quindi un problema in un giardino o in un orto familiare.
La temperatura ottimale è 10 °C per il germogliamento del seme, 15°C per la fioritura e 20°C per la maturazione. Tuttavia è una pianta che nelle primissime fenofasi resiste a temperature anche di qualche grado inferiori a 0 °C, ma non oltre i -6/-7°C, temperature alle quali si riscontrano gravi danni agli steli. Abbassamenti della temperatura nei primi giorni di vegetazione possono provocare un momentaneo arresto dello sviluppo e l’emissione di ramificazioni basali, che riducono la qualità della fibra.
Per quanto riguarda i regimi idrici, il lino sopporta male condizioni di carenza idrica soprattutto nella prima metà del ciclo. Il lino da tiglio, infatti, riesce bene nei paesi a clima temperato-fresco.
COLTIVAZIONE
Terreno
Il lino predilige terreni di medio impasto e di media fertilità. In particolare predilige suoli tendenzialmente acidi (pH fra 5.6 e 6.0), ricchi e profondi, ben strutturati, possibilmente medi o leggeri con un 2-3% di sostanza organica, ben drenati ma con una buona ritenzione idrica. Un terreno particolarmente ricco in sostanza organica, seppure favorevole alla coltura in linea di massima, può tuttavia risultare rischioso per i residui eccessivi di azoto minerale o facilmente mineralizzabile. Gli eccessi di azoto possono favorire l’allettamento. Terreni soggetti a stagnazione sono da evitare, poiché le radici del lino non sono vigorose e le piante tendono ad allettare.
Semina
La semina può avvenire a ottobre – novembre oppure in primavera a marzo – aprile. In genere viene seminato molto fitto in modo da avere circa 500 piante per metro quadrato. Non è richiesta una preparazione del terreno specifica, è sufficiente una zappatura o una vangatura.
La quantità di seme da impiegare dipende dal peso dei 1.000 semi e dalla germinabilità di campo: ipotizzando un peso di 5,5 grammi per 1.000 semi e un 20% di perdite alla levata, in media la dose per un ettaro è di 120-140 Kg. Il seme va depositato uniformemente alla profondità di 2-3 cm.
Cure colturali
Nelle prime fasi di sviluppo è molto sensibile alle piante infestanti, che vanno rimosse manualmente. In genere non è necessaria concimazione o irrigazione, ma nelle zone più calde può essere necessario intervenire con qualche apporto idrico per evitare di far soffrire la pianta.
RACCOLTA
In un orto familiare non vi sono utilizzi pratici della pianta di lino, quindi va eliminata alla fine del ciclo colturale. Nelle coltivazioni da reddito gli steli estirpati meccanicamente vengono lasciati ammucchiati in campo per 1 – 2 mesi dove grazie all’umidità notturna e al sole diurno subiscono una macerazione naturale, fondamentale per il successivo utilizzo della fibra. Gli steli vengono quindi raccolti e sottoposti a lavorazione industriale.
Nel caso si pratichi la macerazione a terra, le piante estirpate sono lasciate sul terreno in andane, gli steli sono disposti parallelamente tra di loro e perpendicolarmente alla direzione di avanzamento della macchina. Un’operazione fondamentale è il rivoltamento (consistente nel rivoltare l’andana per esporre alla luce la parte della pianta rimasta a contatto con il terreno) eseguito mediante apposite macchine. Ha lo scopo di rendere omogenea la macerazione e può essere effettuato a diversi stadi di macerazione, a seconda delle condizioni e degli obiettivi. Il primo passaggio può essere fatto anche precocemente (5-7 giorni dopo la raccolta) nel caso di piante verdi.