In questa guida spieghiamo come coltivare la cicerchia.
La cicerchia (Lathyrus sativus) è una pianta erbacea della famiglia delle fabacee, come il fagiolo, il cece e il pisello. Viene chiamata anche pisello d’erba o pisello d’India.
Risulta essere originaria dell’Europa meridionale e del Medio Oriente ed attualmente è coltivata in Iran, India, Medio Oriente e in alcune zone dell’Africa e dell’ America del sud. Viene coltivata sia come foraggio per gli animali da allevamento, che per l’alimentazione umana come legume.
La coltivazione della cicerchia non è molto diffusa, ma può avvenire anche su piccole superfici in un orto familiare. Il suo consumo va però attuato con moderazione, perché sono di difficile digestione. Inoltre, il consumo prolungato e in elevate quantità causa un’intossicazione chiamata latirismo, che può causare paralisi agli arti inferiori. Questo problema è stato segnalato in alcune popolazioni dell’Africa che per lunghi periodi vedono in questo legume la principale fonte di nutrimento.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
La cicerchia è una leguminosa annuale, abbastanza ramificata con assenza di pelosità. I fiori, portati singolarmente, hanno spesso un bel colore violaceo e formano dei baccelli con 2 – 5 semi. I semi hanno forma schiacciata ed angolosa e sono di colore bianco – bruno, con diametro di circa 0,5 cm.
ESIGENZE AMBIENTALI
La coltivazione della cicerchia può avvenire su terreni marginali, anche ciottolosi, essendo una pianta che si adatta a condizioni di crescita povere. Resiste al freddo e alla siccità, ma non sopporta i ristagni idrici ed i suoli eccessivamente umidi.
COLTIVAZIONE
Non esistono cultivar di cicerchia iscritte al Registro Nazionale delle Varietà, per cui l’unica possibilità per gli agricoltori che intendano coltivare questa specie, è quella di ricorrere a popolazioni locali (ecotipi), avendo cura di informarsi presso il fornitore che le caratteristiche qualitative della granella siano soddisfacenti e sia accertato l’adattamento alle condizioni locali, specie quando l’ecotipo provenga da ambienti diversi da quello in cui si intende coltivarlo.
Preparazione del terreno
Risulta essere sufficiente un’aratura e livellatura, oppure una zappatura o vangatura per la coltivazione su superfici limitate in un orto familiare.
Semina
La semina avviene in autunno ed il ciclo colturale dura circa 6 mesi. In genere viene seminata a file distanti 50 cm, impiegando una dose di seme di 1 – 1,2 kg ogni 100 metri quadrati di superficie. L’ampiezza dell’interfila rende praticabile la sarchiatura meccanica della coltura, fattore molto importante per poter controllare la vegetazione infestante, specie in assenza del diserbo chimico.
Per la semina possono essere utilizzate sia seminatrici universali da frumento sia seminatrici di precisione. Risulta essere importante comunque, viste le grosse dimensioni del seme e l’irregolarità della sua forma, accertare la funzionalità della seminatrice. La deposizione del seme deve essere regolata su un valore compreso tra i 30 e i 50 mm di profondità, evitando eccessi che potrebbero compromettere l’emergenza delle plantule.
Concimazione
Fosforo e potassio
Fosforo e potassio sono elementi essenziali nella nutrizione minerale di ogni vegetale: in caso di scarsità nel terreno di uno o entrambi questi elementi, le colture agrarie evidenziano sintomi quali pigmentazioni fogliari anomale, limitato sviluppo, scarsa differenziazione di fiori e frutti, maggiore suscettibilità alle malattie o altre avversità; il tutto può tradursi in una seria compromissione della resa ottenibile e/o della qualità del prodotto.
L’entità delle manifestazioni di carenza dipende dalla gravità della carenza stessa e cioè dalla distanza che separa la quantità disponibile (in forma assimilabile) nel substrato e la quantità fisiologicamente ottimale per la coltura. Questi elementi, peraltro, a differenza dell’azoto, non presentano alcun rischio da eccesso, anche nel caso di quantità molto elevate (come nel caso del molti terreni argillosi ricchissimi di potassio) né sono soggetti a perdite, essendo fissati al complesso di scambio del terreno.
Risulta essere evidente pertanto l’interesse ad accertare che le quantità di fosforo e potassio presenti nel terreno (naturalmente o apportate con la concimazione) risultino esuberanti le esigenze della specie che si intende coltivare, in modo che questa non trovi limitazioni nutrizionali all’espressione del proprio potenziale produttivo.
La base conoscitiva sulla quale si deve basare la (eventuale) concimazione fosfo-potassica è l’analisi chimica del terreno, da effettuare presso laboratori specializzati che utilizzano tecniche standardizzate di estrazione degli elementi (P assimilabile Olsen, K scambiabile), volte ad evidenziare la “dotazione” del terreno di ogni elemento nelle forme disponibili per le piante.
Concimazione azotata
La cicerchia, come tutte le leguminose, è in grado di procurarsi autonomamente l’azoto di cui necessita attraverso la simbiosi radicale con batteri del genere Rhizobium, capaci di fissare l’azoto atmosferico e di fornirlo alla pianta ospite in cambio di carboidrati.
Non risulta, pertanto, necessario per questa coltura provvedere alla concimazione azotata e non sono necessari particolari trattamenti di inoculazione della semente, in quanto i rizobi simbionti della cicerchia sono presenti naturalmente nei terreni.
Nel caso di semine primaverili, comunque, a causa della rapidità di accrescimento della piante sin dalle prime fasi, può essere consigliabile una limitata somministrazione di azoto (20-25 kg/ha di N, meglio se da nitrato d’ammonio) da effettuare alla semina; ciò allo scopo di fornire alla coltura una adeguata disponibilità di azoto nei primi stadi di sviluppo, quando ancora la simbiosi si sta realizzando e l’azotofissazione non è ancora pienamente efficiente.
Nelle semine autunnali, tale pratica è applicabile solo in via del tutto prudenziale, in quanto nei primi mesi lo sviluppo vegetativo è fortemente rallentato (sono sufficienti le modeste quantità di azoto presenti nel terreno) e la simbiosi ha tutto il tempo necessario per raggiungere la piena efficienza prima che la coltura, in primavera, richieda elevate quantità di azoto.
Cure colturali
Data la rusticità della pianta, non sono necessarie particolari attenzioni o cure colturali. Importante è la protezione delle plantule nei primi stadi di sviluppo contro possibili attacchi da parte di crittogame e/o insetti: Allo scopo, prima di effettuare la semina, è consigliabile effettuare la concia della semente con fungicidi sistemici ad ampio spettro associati a prodotti insetticidi.
RACCOLTA
In ambienti molto poveri, la cicerchia consente di ottenere produzioni molto superiori a quelle che si avrebbero con altri legumi. Un ettaro può produrre anche 2 tonnellate di granella. La maturazione del baccello è scalare, quindi saranno necessari più passaggi per effettuare tutto il raccolto.
Esistono diverse varietà di cicerchia: quelle con semi bianchi e grandi sono migliori per l’alimentazione umana. E’ importante ricordare di consumare i semi con moderazione, data la loro tossicità. I semi disponibili in commercio, per zuppe e minestre, sono più sicuri poiché sottoposti a processi per eliminare le tossine.
AVVERSITA’ E DIFESA
La cicerchia non va incontro a particolari problemi fitopatologici. Può essere danneggiata dai venti caldi e dalla temperatura eccessiva che provoca la formazione di semi striminziti, meno nutrienti e più ricchi di sostanze tossiche.