In questa guida spieghiamo come coltivare l’aglio nell’orto.
L’aglio (Allium sativum) è una pianta appartenente alla famiglia delle Liliacee (come la cipolla) e coltivato per essere usato come condimento in moltissime pietanze e come pianta medicinale. E’ disponibile anche sotto forma di granuli e di polvere.
Il centro di origine sono le zone di montagna del Pamir, in Asia centrale. Coltivato fin da 3000 anni prima di Cristo era impiegato in cucina fin dall’antichità da egiziani, greci, romani, indiani e cinesi. In Italia la coltivazione dell’aglio è tipica delle regioni Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Sicilia.
La coltivazione dell’aglio è molto facile ed economica e si presta bene per un orto familiare, anche per piccole superfici e per chi ha poco tempo da dedicare.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
L’aglio è una pianta erbacea perenne, anche se viene coltivata come annuale, che può raggiungere l’altezza di 1 metro.
Le radici, cordiformi e in numero variabile da 40 a 60, sono molto superficiali e raggiungono la profondità massima di circa 30 cm nel terreno.
Il bulbo, chiamato anche capo o testa è formato da 6 a 20 bulbilli (gli spicchi) stretti gli uni agli altri. Le tuniche sterili sono delle foglie modificate che avvolgono il bulbo e lo proteggono. Queste vanno rimosse quando si utilizza l’aglio in cucina. Il peso del bulbo varia da 20 a 150 grammi.
I bulbilli rappresentano l’organo di moltiplicazione, ma appena raccolti non sono in grado di germogliare, essendo in uno stato fisiologico detto dormienza. Se i bulbilli vengono conservati a 0 °C o a temperature superiori a 18 °C rimangono in dormienza e non germinano. Gli spicchi da usare per la semina devono essere conservati a 15 – 16 °C e trasferiti a temperatura ambiente circa 20 giorni prima di essere piantati. In ogni bulbillo è presente una gemma che darà origine ad una nuova pianta.
Esistono varietà di aglio senza spicchi che vengono usati dalle industrie alimentari senza la necessità di eliminare le tuniche e di suddividere in spicchi.
Esistono in commercio numerose varietà di aglio che si differenziano per alcune caratteristiche come il colore dei bulbilli. Il moderno miglioramento genetico mira soprattutto ad ottenere cultivar resistenti alle malattie e con un buon contenuto di sostanza secca, indispensabile per i prodotti disidrati.
Le varietà di aglio coltivato si distinguono, in base alla colorazione del bulbo, in agli rossi ed agli bianchi. Gli agli rossi presentano un bulbo più grande ed un ciclo più breve di 15 – 20 giorni rispetto alle cultivar a bulbo bianco.
Tra le varietà di aglio più conosciute e diffuse in Italia, ricordiamo
-Aglio bianco piacentino: di grande pezzatura, è coltivato per il suo ottimo sapore e per la sua conservabilità. Ricco di allicina e di oli essenziali è indicato anche per le sue proprietà nei confronti dell’eccesso di colesterolo e della pressione alta
-Aglio bianco polesano: è una varietà molto antica che può essere conservato a lungo
-Aglio di Vessalico: il bulbo è di colore rosa ed ha un aroma molto intenso. Molto indicato anche per la sua facile digeribilità
-Aglio di Sulmona: caratterizzato dal colore rosso del bulbo, è una varieta antica molto conosciuta ed apprezzata.
ESIGENZE AMBIENTALI
La coltivazione dell’aglio avviene preferibilmente nei terreni di medio impasto, ma si adatta anche ai terreni argillosi purchè le irrigazioni siano molto curate. L’aglio infatti soffre sia la siccità del terreno che i ristagni idrici che favoriscono i marciumi del bulbo. Il pH ideale oscilla tra 6 e 7 e la temperatura ideale per il germogliamento dei bulbi è di 15 – 20 °C. L’aglio può vegetare e crescere fino ad una temperatura di 30 – 35 °C, anche se i valori ottimali di accrescimento sono compresi tra 20 e 25 °C. E’ utile una buona dotazione in microelementi, in particolare di zolfo.
La profondità utile del terreno è di circa 40 cm, in quanto l’apparato radicale non si approfondisce molto.
COLTIVAZIONE
L’aglio è considerata una coltura da rinnovo, quindi che migliora le caratteristiche del terreno in funzione delle lavorazioni necessarie per la sua tecnica colturale. Nella coltivazione professionale viene in genere coltivato dopo il grano; in un orto familiare è sconsigliabile farlo seguire ad altre Liliacee (cipolla, scalogno, porro, erba cipollina); in particolare non dovrebbe seguire se stesso sullo stesso appezzamento prima che siano trascorsi 4 anni.
Preparazione del terreno
L’aglio richiede lavorazioni non molto profonde, quindi in un orto familiare è sufficiente una zappatura o una vangatura. Il terreno però deve essere affinato molto bene per permettere al bulbo di ingrossarsi. Questo vale specialmente per i terreni argillosi, nei quali le eventuali zolle vanno rotte il più possibile. Potete quindi creare dei solchi poco profondi nei quali andranno disposti i bulbilli.
Nel caso di coltivazioni più estese, a scopo professionale, si consiglia un’aratura a circa 40 cm di profondità, abbinata ad una ripuntatura nel caso di terreni con problemi di drenaggio.
Semina
I bulbilli vanno posti a circa 4 cm di profondità, con l’apice rivolto verso l’alto. Le distanze consigliate sono di 20 – 40 cm tra le file e 10 – 15 cm sulla fila. I bulbilli vengono piantati in campo, indicativamente, da novembre all’inizio di marzo. Dopo la semina può essere utile una rullatura, per far aderire bene il terreno al bulbillo. Il germogliamento avviene grazie alle sostanze di riserva, per cui i bulbilli più grandi germoglieranno prima.
Nelle zone a clima mite è consigliabile la semina fatta in autunno, per avere l’aglio da consumare in primavera. Questa tecnica è molto indicata per l’aglio rosa da consumare subito dopo la raccolta. Nelle zone più fredde il periodo migliore per la semina dell’aglio è la primavera.
Per seminare 10 metri quadri di terreno, occorre circa 1 kg di bulbilli.
Oltre alla semina manuale, sempre molto usata, per grandi estensioni è possibile ricorrere alla semina meccanica. Esistono di versi tipi di seminatrici (semi-automatiche e automatiche) che velocizzano il lavoro ma hanno il difetto di porre il bulbillo spesso in posizione verticale o capovolta. Questo può causare problemi in fase di germinazione, aumentando le fallanze di semina e riducendo la produzione ad ettaro.
Pulizia e disinfezione dei bulbilli
Prima dell’impianto, i bulbilli possono essere disinfettati per evitare l’attacco l’infezione da parte di funghi del terreno (es. Penicillium spp.) responsabili di marciumi.
La disinfezione può essere effettuata a secco oppure a bagno.
Cure colturali
La coltivazione dell’aglio non richiede particolari attenzioni; è sufficiente rimuovere manualmente le infestanti facendo attenzione, se si usa una zappa, a non danneggiare le radici che nell’aglio sono molto superficiali.
La sarchiatura deve essere effettuata con molta attenzione a causa della distanza ridotta tra le file e dell’apparato radicale superficiale.
Gli steli fiorali devono essere tagliati, per evitare che la pianta utilizzi per il fiore le sostanze di riserva contenute nel bulbo.
Irrigazione
In generale le piogge sono sufficiente per coprire i fabbisogni idrici della pianta. Avendo però un apparato radicale molto superficiale non sopporta bene eventuali periodi di siccità, quindi è consigliabile irrigare nei periodi più secchi ma senza esagerare. Il periodi di maggior richiesta idrica corrisponde all’ingrossamento del bulbo (indicativamente maggio – giugno). In questa fase, in assenza di piogge, è indispensabile effettuare 1 – 2 interventi di irrigazione (circa 300 metri cubi ad ettaro). Si sconsiglia di usare acqua troppo fredda per evitare problemi fisiologici.
Avvicinandosi alla maturazione (le foglie iniziano a piegarsi e a disseccare) bisogna interrompere le irrigazioni per non favorire i marciumi del bulbo.
Concimazione
Per non favorire i marciumi radicali è meglio evitare di apportare sostanza organica (letame o compost) alla preparazione del terreno. E’ consigliabile effettuare la concimazione organica alle colture precedenti.
Per quanto riguarda la concimazione minerale dell’aglio si apportano in genere 150 kg ad ettaro di azoto (in 2 interventi), 80 kg di fosforo (P2O5) e, se necessario, 100 kg di potassio (K2O). Siccome lo zolfo è indispensabile per la sintesi dei composti solforati responsabili del classico aroma dell’aglio, è utile fornire il potassio e l’azoto sotto forma di solfato. (solfato di potassio e solfato ammonico).
In particolare per l’azoto, per evitare eccessi, si deve tenere conto di alcuni fattori che implicano una diminuzione degli apporti necessari
-successione dell’aglio a leguminose (fagiolo, soia, pisello, etc)
-terreno con elevata dotazione di sostanza organica
-apporto di ammendanti
Per ogni regione italiana esistono i Disciplinari di produzione integrata, con le indicazioni da rispettare per la concimazione, la difesa e le cure colturali.
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
Il momento ideale per la raccolta è quando le foglie sono piegate e ben secche, in genere 5 – 6 mesi dopo la semina dei bulbilli. Ci possono essere delle differenze a seconda delle cultivar. Viene effettuata a mano e le piante possono essere lasciate sul terreno ad essiccare, ma i bulbi non devono venire a contatto diretto con la luce solare o essere esposti all’umidità. La fase di essicazione è fondamentale per la futura conservazione dei bulbi.
La raccolta meccanica è effettuata da macchine che sono in grado di formare mazzi composti da 30 – 40 piante ciascuno.
In 100 metri quadri si possono raccogliere 90 – 100 chili di bulbi.
Successivamente vengono tagliate le radici e le foglie. I bulbi vengono ripuliti dalla terra e vengono tolte le foglie più esterne del bulbo. Tipicamente i bulbi vengono confezionati e conservati in trecce, al buio e in un luogo asciutto. A 0 °C e 70% di umidità relativa si conservano 6 – 7 mesi. Se le temperature sono superiori a 15 °C viene favorito il germogliamento dei bulbi.
Per favorire la conservazione dei bulbi per il consumo, è possibile effettuare un trattamento con idrazide maleica. Il trattamento viene eseguito circa 15 – 20 giorni prima della raccolta, quando la vegetazione è ancora presente e almeno il 10% delle foglie sono allettate (cioè coricate al suolo).
PROPRIETA’ NUTRIZIONALI DELL’AGLIO
L’aglio presenta numerosi benefici per la salute e viene usato anche come pianta medicinale.
Esso contiene molti composti solforati (responsabili dell’odore caratteristico), oltre ad avere un’elevata quantità di potassio.
Le proprietà medicinali sfruttate nella medicina popolare, sono poi state confermate dalla scienza: in particolare si ricorda l’attività antibatterica ed antifungina, antiossidante e la capacità di contrastare l’aggregazione piastrinica.
AVVERSITA’ E DIFESA
Per potere intervenire con tempestività è indispensabile controllare assiduamente la nostra coltivazione di aglio per identificare eventuali problemi negli stadi iniziali e agire prontamente, evitando danni più gravi.
Le principali malattie che possono causare problemi ad una coltivazione familiare dell’aglio sono i marciumi del bulbo. Per prevenirli è consigliabile non esagerare con l’irrigazione per non creare ristagni di acqua nel terreno.
Analizziamo ora più in dettaglio le principali malattie e come curare l’aglio nell’orto. Non dimentichiamo che esistono anche alcuni insetti che possono attaccare l’aglio e causare gravi danni.
Muffa grigia: chiamata anche botrite (Botrytis cinerea) è un fungo che può attaccare praticamente tutte le piante coltivate. La muffa grigia sull’aglio si insedia in particolare sui tessuti vegetali già rotti o danneggiati (ad esempio dalla grandine). E’ facile da riconoscere in quanto sulle parti colpite si forma una muffa di colore grigiastro, con conseguente marciume. Risulta essere favorità da un’elevata umidità, si consiglia quindi di non esagerare con le irrigazioni. Anche l’eccesso di concimazioni azotate può favorire la suscettibilità dei tessutti alla muffa grigia sull’aglio.
Può colpire anche durante la fase di conservazione, su bulbi lesionati e già infettati in campo.
Ruggini: le ruggini colpiscono molte piante coltivate e selvatiche e sono facilmente identificabili per la formazione sulle foglie di pustole di color marrone, simili nell’aspetto alla ruggine da cui prende il nome. I principali responsabili della ruggine sull’aglio sono i funghi Puccinia porri e Puccinia blasdalei, che possono colpire anche il porro. La malattia causa il disseccamento delle foglie con conseguenti ripercussioni negative sul bulbo, che non si ingrossa.
Per combattere la ruggine dell’aglio si può intervenire alla comparsa delle prime pustole con fungicidi a base di zolfo, rame, azoxystrobin o tebuconazolo. Se non si è esperti, e nel caso di un piccolo orto famigliare, è erò preferibile evitare trattamenti chimici che possono rivelarsi dannosi per la salute dell’uomo e degli animali.
Peronospora: interessa l’apparato fogliare e si manifesta con macchie giallastre con muffa grigio – violacea. Le foglie tendono ad appassire e i bulbi non crescono più o saranno di qualità scadente. Anche questo patogeno è favorito dall’umidità eccessiva e dalle piogge continuate.
Marciume rosa delle radici: provocato da Pyrenochaeta terrestris, colpisce le radici che assumono una colorazione rosata per poi marcire. Per evitarlo si consiglia di attuare ampie rotazioni o, se possibile, attuare tecniche di disinfestazione del terreno come la solarizzazione.
Marciume bianco: è un tipico marciume del bulbo dell’aglio che si sviluppa con clima umido e fresco (temperatura ddel suolo tra 10 e 20 °C). E’ causato da Sclerotium cepivorum, e colpisce i bulbi che vengono ricoperti da una muffa bianca e cotonosa. Osservando con attenzione si possono vedere dei puntini nerastri (sclerozi) che rappresentano la forma di conservazione del fungo nel terreno, anche per diversi anni.
Si può prevenire con ampie rotazioni e impiegando per la semina bulbilli sicuramente sani e trattati con iprodione. Asportare e distruggere immediatamente le eventuali piante colpite.
Può colpire anche durante la fase di conservazione in magazzino, rovinando irrimediabilmente il prodotto.
Marciumi batterici: causati da diverse specie di batteri, colpiscono il bulbo e i tessuti basali della pianta che vanno incontro a marciume e disfacimento. Le parti colpite si trasformano in una poltiglia maleodorante. I batteri penetrano attraverso lesioni pre-esistenti causate da insetti o da operazioni colturali. L’unico modo per combatterli è la prevenzione: usare bulbili sani e cerificati, effettuare ampie rotazioni, non entrare nelle coltivazioni quando le piante sono ancora bagnate. Le prime piante colpite vanno estirpate e bruciate.
Muffe e marciumi del bulbo: esistono altri funghi che possono far marcire l’aglio. Penicillium può colpire sia nelle prime fasi di crescita (dalla semina all’emissione dei germogli) sia durante la fase di conservazione, in particolare sui bulbi lesionati e non ben asciutti.
Cosside dell’aglio (Dyspessa ulula): le larve colpiscono i bulbi di aglio e di altre liliacee. I bulbi colpiti vengono svuotati; l’attacco comincia in campo e continua in magazzino, durante la fase di conservazione.
I bulbi infestati vanno distrutti. Si può intervenire in campo, alla comparsa delle prime larve, con prodotti a base di Spinosad o Etofenprox.