In questa guida spieghiamo come coltivare l’anguria nell’orto.
L’anguria o cocomero o melone d’acqua è una pianta della famiglia delle cucurbitacee come il melone, la zucca e lo zucchino. Viene coltivata per essere consumata come frutta fresca o conservata in sciroppi e bevande fermentate. Era coltivata dagli Antichi Egizi lungo il Nilo ed oggi è conosciuta in tutto il mondo.
La coltivazione dell’anguria è possibile anche in un orto familiare, sempre che si abbia un po’ di spazio a disposizione. Se curata con attenzione offre un’ottima produzione e offre grandi soddisfazioni.
CARATTERISTICHE BOTANICHE
L’anguria è una pianta annuale con una radice principale che arriva in profondità e con un intricato sistema di radici laterali più superficiali. Il fusto è ramificato e strisciante; le foglie sono grandi, pelose e di colore verde grigiastro. Sulla stessa pianta sono presenti sia i fiori maschili che i fiori femminili, ma quelli maschili compaiono prima e sono più numerosi. L’impollinazione è svolta dalle api.
Il frutto dell’anguria viene chiamato peponide e può arrivare ad un peso di oltre 20 kg. La buccia è liscia e può essere di colore giallo, verde scuro o verde chiaro con striature più scure. Anche il colore della polpa è variabile: può andare dal giallo chiaro al rosso scuro, a seconda della varietà. Nella polpa sono in genere presenti i semi di colore variabile dal bianco al nerastro.
Tra le principali cultivar ricordiamo
-Crimson Sweet: arriva ad un peso di 15 kg, ha polpa di colore rosso vivo e buccia resistente.
-Sugar Baby: molto precoce, produce frutti di solo 3 – 4 kg, ma molto zuccherini.
-Yellow Cutie: produce frutti di 2 kg a polpa gialla
-Honey Cream: anch’essa a polpa gialla
COLTIVAZIONE
L’anguria è uno degli ortaggi con le esigenze termiche più elevate. Molti ricercatori hanno tentato di sviluppare nuove varietà più resistenti al freddo, ma gli sforzi, fino ad ora, non sono stati coronati dal successo. A 20 °C la germinazione richiede 15 giorni, mentre a 30 °C ne bastano 5. I venti molto forti possono danneggiare la pianta in quanto i fusti sono molto lunghi e possono subire danni meccanici. I terreni ideali sono ricchi di sostanza organica, di tessitura sabbioso – limosa e soprattutto senza ristagni idrici.
L’anguria può essere coltivata tranquillamente in un orto familiare ma è bene che non ritorni sullo stesso terreno prima che siano trascorsi 4 – 5 anni, in modo da ridurre gli attacchi dei patogeni del terreno a cui può andare incontro.
Preparazione del terreno
Nella coltivazione dell’anguria la preparazione del terreno è molto importante per la buona riuscita della coltivazione dell’anguria. In un orto familiare si procederà con una zappatura o vangatura almeno a 20 – 30 cm, cercando di rompere bene le zolle. In questa fase al terreno va incorporato letame oppure compost alla dose di circa 5 kg per metro quadro. La lavorazione del terreno è meglio che sia eseguita alcuni mesi prima dell’impianto dell’anguria.
Impianto
Per l’anguria possiamo eseguire la semina direttamente in campo, ma la temperatura del terreno deve essere di almeno 20 °C. Sul terreno ben sminuzzato e livellato si fanno delle buchette profonde circa 2 cm nelle quali vanno fatti cadere 3 – 4 semi. Da ciascuna buca verranno poi tenute 2 piantine, le più vigorose. Questo diradamento si effettua quando le piante presentano 2 – 3 foglie vere.
In alternativa si può optare per il trapianto acquistando in un vivaio piantine già pronte o acquistando i semi e seminandoli a marzo – aprile in un semenzaio protetto, in modo da poterle trapiantare nell’orto quando le temperature saranno miti e non vi saranno più rischi di ritorno di freddo.
Per quanto riguarda le distanze di impianto, si consiglia di lasciare almeno 2 metri tra una pianta e l’altra, in modo che possano crescere liberamente.
Cure colturali
Nella coltivazione dell’anguria in un orto familiare è consigliabile effettuare la cimatura della pianta quando questa ha 4 – 5 foglie. In questo modo si favorisce la formazione di germogli laterali che formeranno i fusti che porteranno i frutti. Anche questi fusti possono essere cimati, quando raggiungono una lunghezza di 30 – 40 cm. La cimatura consiste nell’eliminazione dell’apice vegetativo (la punta della pianta, al di sopra della 4 – 5° foglia) che viene rimosso staccandolo con le mani. Sempre in ambito familiare alcuno orticoltori diradano anche i frutti, lasciandone solo 3 – 4 per pianta distribuiti in modo uniforme, in modo che possono crescere e maturare meglio. Tale operazione viene effettuata quando i frutti raggiungono il peso di circa 1 kg, ma non tutti sono concordi nell’affermare che abbia una reale utilità. Può invece essere utili girarli periodicamente, con molta delicatezza, in modo che possano maturare in modo uniforme e raggiungere una buona colorazione.
Un’altra importante operazione da non dimenticare è la rimozione delle piante infestanti. Data la notevole distanza tra le piante, possono svilupparsi molte malerbe, specialmente nei primi stadi di sviluppo della coltura. Le erbe infestanti vanno prontamente rimosse, a mano o con l’aiuto di una zappetta o di un estirpatore.
Irrigazione
L’anguria è una pianta che ha elevate richieste di acqua per cui è sempre necessario irrigare. Il periodo nel quale la richiesta di acqua è maggiore è durante l’ingrossamento dei frutti. La scarsità di acqua può causare problemi di spaccature nei frutti e ne riduce notevolmente la qualità. Risulta essere quindi importante irrigare frequentemente, specialmente nei periodi più caldi, evitando però di bagnare troppo le foglie e i frutti ed evitando di causare ristagni idrici che potrebbero far marcire le radici e anche i frutti, che sono a contatto con il terreno.
RACCOLTA E CONSUMO
La raccolta inizia generalmente a luglio, ma presenta alcune difficoltà perché non è facile distinguere i frutti maturi da quelli che non lo sono. Esistono però alcuni elementi che ci indicano che il frutto è giunto a maturazione
-Suono sordo e cupo battendo con le nocche sul frutto
-Ingiallimento della parte di frutto che tocca il terreno
-Scomparsa della sostanza cerosa che ricopre il frutto
-Disseccamento del peduncolo e dei peli che lo ricoprono
-Lieve rammollimento della zona dove è attaccato il peduncolo
-Nelle cultivar striate, le striature verde chiaro diventano quasi gialle
Quando il frutto è maturo, la polpa è soda, non farinosa e di colore rosso vivo. Per essere buono il frutto deve avere un contenuto zuccherino almeno del 10%, ma può arrivare anche al 14%.
Il cocomero è costituito per il 90% da acqua ed ha quindi un basso tenore calorico (30 Kcal per 100 gr). E’ ricco di vitamine e sali minerali e contiene licopene e carotene. Queste sostanze sono responsabili del colore rosso della polpa.
AVVERSITA’ E DIFESA
Vi sono alcune malattie e parassiti animali che possono colpire il cocomero. Vediamo i più importanti.
-Peronospora: causata da Pseudoperonospora cubensis è favorità dall’umidità e provoca la comparsa di macchie giallastre di forma poligonale sulle foglie. Tali macchie sono inizialmente molto piccole (meno di 1 cm) ma poi si estendono e possono confluire le une nelle altre arrivando a colpire l’intera foglia. Se l’umidità è molto elevata, sulla pagina inferiore si sviluppa una muffetta bianco – grigiastra. Questa malattia, colpendo le foglie, provoca una diminuzione della fotosintesi con riduzione della produzione in termini quantitativi e qualitativi. I danni possono essere elevati in caso di attacchi molto gravi. In un orto familiare la strategia migliore è la prevenzione: il cocomero richiede molta acqua, ma non bisogna creare ristagni idrici e bisogna cercare di bagnare il meno possibile le foglie.
-Marciumi basali: causati da Pythium, colpiscono in particolare le piantine molto giovani e sono favoriti da eccessiva umidità del terreno in concomitanza con abbassamento delle temperature.
Tra i parassiti animali i danni maggiori sono provocati da afidi, grillotalpa e ragnetto rosso.